“Quale strada prenderemo a questo bivio dipende da noi – sottolinea -. Da noi europei e da noi, in particolare, in Italia. Come Paese abbiamo perso quasi il 9% nel 2020 e nel 2021 o 2022 potremmo tornare alla traiettoria di crescita che immaginavamo tre anni. Ma non è che quella traiettoria ci rendesse felici. Dunque la chiave di tutto è se la crescita sarà duratura e sostenibile: questa è la sfida che inizia quest’ autunno. Perchè fin qui l’Italia ha lavorato con risposte di emergenza e elaborato un buon Piano nazionale di ripresa e resilienza, al quale è corrisposto l’esborso di un prefinanziamento europeo. Ma ora i progetti vanno messi a terra e, man mano che lo sono, proseguiranno gli esborsi. Inutile dire che l’Italia è cruciale per l’intera operazione: dei 48,6 miliardi distribuiti dalla Commissione come prefinanziamenti, 25 sono andati all’Italia. Questo è il tema, visto da Bruxelles”. Mentre per la visione romana, aggiunge: E’ un insieme di impegni nero su bianco. L’obiettivo è trasformare il tasso di crescita dei prossimi anni. Gli impegni sono promossi dal governo italiano, approvati da Bruxelles e prevedono tempi precisi per gli investimenti e per alcuni interventi. Per stare alle scadenze di quest’anno, sono da completare riforme su giustizia civile, concorrenza, regime fallimentare e poi la legge-delega sul fisco. Questo quartetto è molto, molto rilevante e richiede misure legislative diverse. Si tratta di un piano vincolante. Si è parlato tanto dell’Europa come vincolo esterno, ma questo è una sorta di vincolo interno: il piano è disegnato dalle autorità italiane”.
(ITALPRESS).
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