Alle 18 e 30 finisce il suo turno di lavoro. E siccome al custode del cimitero di San Michele – il camposanto più grande di Cagliari – non pagano lo straordinario, alle 18 e 40, stanco di aspettare, ha chiuso i cancelli del cimitero lasciando un bel numero di persone dentro! La storia, in verità un po’ surreale, la leggiamo in un articolo di sardiniapost. “Al cimitero di Cagliari c’erano tre tumulazioni di fila, alle sei di sera. La seconda è finita quando la prima sirena annunciava che di lì a poco il camposanto avrebbe chiuso. Ma ormai gli ultimi atti della sepoltura erano programmati. Tanto che la terza tumulazione è cominciata quando stava suonando la seconda sirena. Con parenti e amici assolutamente incolpevoli, perché l’organizzazione non è certo una faccenda che possono gestire le famiglie. Fatto sta che il custode di San Michele ha deciso che, pazienza, se qualcuno non aveva ancora raggiunto l’uscita. Alle 18,40 ha chiuso il cancello. Dentro il camposanto non solo c’era ancora una macchina parcheggiata, ma chi usciva alla spicciolata e a passo svelto, faceva presente che un gruppetto era ancora indietro”.
Non è difficile immaginare cosa è successo quando il gruppo di persone – gente che non si era certo recata al cimitero per una gita di piacere – si è visto chiuso dentro! I ‘prigionieri’ hanno cominciato a tempestare di telefonate la Polizia municipale. E’ toccato così ai Vigili urbani recarsi in casa del custode del cimitero per raccontargli quello che lo stesso custode non poteva non immaginare. Così, di lì a poco, il custode è tornato sui suoi passi per aprire il cancello del camposanto e far uscire le persone. Commenta sardiniapost: “Ora: stando a quanto riferito dal custode, il suo orario di lavoro finiva alle 18.30. Quindi aveva già sforato di dieci minuti quando è andato via la prima volta, alle 18,40. Ma se poi è dovuto tornare mezz’ora dopo, non si capisce la ratio di quella prova di forza con ‘sequestro’ di parenti e amici. Forse sarebbe meglio pagare gli straordinari al custode del cimitero, o ritoccare il suo contratto di lavoro, piuttosto che assistere a quella penosa farsa con ‘punizione’ della chiusura dentro il cimitero per oltre mezz’ora. Anche perché non è che si dovesse imparare chissà quale lezione. A Cagliari, ieri sera, si è assistito solo a un’indecente assenza di sensibilità. Anche perché nessuno dei parenti e amici tenuti in ostaggio era lì per giocare”.
Foto tratta da Cagliaripad