La scorsa settimana il prezzo del grano duro siciliano era rimasto ‘inchiodato’ a 32-34 euro al quintale IVA compresa. Un prezzo irreale rispetto al resto d’Italia e al resto del mondo. Negli stessi giorni, infatti, il grano duro si pagava 60 euro al quintale nel mercato di Milano e a 45 euro al quintale nel mercato di Foggia. Per non parlare dei 70 euro al quintale (anche se sembra che il prezzo del grano canadese si stia ‘raffreddando’ un po’, sembrerebbe per intervento delle autorità, mentre il prezzo del grano negli Stati Uniti è in continua ascesa). Lunedì scorso lo scenario è cambiato radicalmente e il prezzo del grano duro siciliano è schizzato a circa 40 euro al quintale. Contemporaneamente nella Borsa Merci di Foggia il prezzo del grano duro è ormai a 49 euro al quintale. Ebbene, in Sicilia, a chiusura di settimana, il prezzo del grano duro sta chiudendo a 44-45 euro al quintale IVA esclusa! A comunicato con un post su Facebook è Agostino Cascio, esponente del Movimento Agricoltori Riuniti e segretario regionale in Sicilia dei Liberalsocialisti per l’Italia.
Ecco i prezzi comunicati da Cascio tratti dalla Borsa merci di Catania: Frumento duro buono mercantile n.s. franco azienda 447,50 euro alla tonnellata (che significa 47,50 euro a quintale); Frumento duro fine – n.s. 457,50 euro alla tonnellata (che significa quasi 48 euro al quintale); Frumento duro mercantile – n.s. 442,50 alla tonnellata (quasi 43 euro al quintale); Semole di Frumento duro a 595 euro alla tonnellata (quasi 60 euro al quintale). Cascio, che nei giorni scorsi aveva criticato la Borsa Merci di Catania (che opera presso la Camera di Commercio di Catania), ironizzando sul fatto che dirigenti e funzionari si trovavano “tutti in ferie”, oggi sembra parzialmente soddisfatto: “Finalmente la Borsa Merci di Catania si sveglia dopo le ferie estive. Ma ciò non basta!”. Avendo il piacere di conoscere Agostino Cascio e di riprendere spesso i suoi interventi (di solito Cascio comunica pubblicando su Facebook i propri interventi, video molto grintosi, dove dice pana a pana e vino al vino senza peli sulla lingua), possiamo affermare che, da anni, sostiene la tesi che con un prezzo del grano duro a 40-42 euro al quintale gli agricoltori siciliani che lo coltivano si riprendono le spese (correttamente, Agostino Cascio considera anche gli ammortamenti, come del resto è previsto dai bilanci delle aziende agricole).
Si sta verificando, e anche in tempi brevi, l’ennesima previsione di Mario Pagliaro, chimico del CNR, appassionato di climatologia. Quasi tre anni fa, in solitudine, quando il grano duro siciliano si pagava 18-20 euro al quintale, massacrato dal grano duro estero che arrivava con le navi nei porti pugliesi e siciliani che ne deprimeva il prezzo, Pagliaro ha previsto l’aumento del prezzo del grano duro del Sud Italia e della Sicilia. Previsione esatta. Un mese fa Pagliaro ha detto che il prezzo del grano duro sarebbe schizzato a 50 euro al quintale: a Foggia ci siamo già e la Sicilia si va piano piano avvicinando a questo traguardo. La chiusura record del prezzo del grano duro siciliano di questa settimana rafforza lo scenario che abbiamo descritto ieri: i terreni agricoli coltivati a grano duro della Sicilia e, in generale, del Sud Italia, con la crescita de prezzo dello stesso grano duro – una crescita di quasi il 300% circa rispetto a qualche anno fa – aumentano di valore. Con il prezzo del grano duro del Sud Italia e siciliano a 18-20 euro al quintale erano in tanti gli agricoltori che pensavano di affittare, se non a vendere, i propri terreni a seminativo ai ‘Signori del fotovoltaico’. Ma adesso, con il prezzo del grano duro a quasi 50 euro al quintale, con la prospettiva di un’ulteriore crescita, gli agricoltori del Sud Italia e siciliani non hanno più alcun interesse ad affittare o a vendere i propri terreni a seminativo agli industriali che vorrebbero produrre energia solare. Non solo. Questi ultimi se la dovranno vedere anche con gli industriali italiani della pasta, per i quali, finita la possibilità di importare grano duro dall’estero, il Sud Italia e la Sicilia diventano strategici: perché è sulla produzione italiana di grano duro che debbono contare per poter continuare a produrre pasta. C’è, è vero, la produzione di grano duro in Emilia Romagna (dove i terreni e il clima, checché se ne dica, non sono i migliori per il grano duro) e in qualche altra area del Centro Nord; ma è con gli agricoltori del Sud e della Sicilia che l’industria della pasta dovrà trovare un accordo.