Una nuova variante è stata scoperta in Sud Africa. La notizia è che potrebbe essere più contagiosa delle varianti del virus SARS-COV-2 fino ad oggi conosciute. E potrebbe anche eludere i vaccini. Cominciamo col dire che non è una novità. Anche per la variante nigeriana, segnalata nella scorsa Primavera, si parlava con toni molto preoccupati: si diceva che avrebbe potuto resistere ai vaccini, al plasma iperimmune e agli anticorpi monoclonali. La variante nigeriana è stata anche segnalata in Sicilia. Poi, però, la sua evoluzione non ha creato e non sta creando particolari preoccupazioni. Sarà così anche per una variante che si è selezionata in Sud Africa dove il Covid-19 ha suscitato e suscita grandi preoccupazioni, con 2,3 milioni di contagi e oltre 70 mila decessi? (dato di fine Luglio di quest’anno). In questi casi, si sa, fare previsioni è difficile. Infatti, se i politici, spesso, si abbandonano a certezze (vedi l’Italia, che dà per scontato che il vaccino anti-Covid funzioni e che si sta cimentando con obblighi vaccinali a destra e a manca e Green pass), gli scienziati sono vincolati ai dubbi e le loro previsioni sono quasi sempre espresse al condizionale.
Detto questo, la variante che è stata segnalata in Sud Africa preoccupa. Anche perché, come già ricordato, in questo Paese – che ha un numero di abitanti quasi uguale al numero degli abitanti dell’Italia – la pandemia ha messo a dura prova e continua a mettere a dura prova le strutture sanitarie, con un’aspettativa di vita che è scesa di ben quattro anni. La notizia della nuova variante l’ha lanciata THE JERULALEM POST: “Una nuova variante del coronavirus, C.1.2, è stata rilevata in Sudafrica e in un certo numero di altri Paesi, con la preoccupazione che possa essere più infettiva ed eludere i vaccini, secondo un nuovo studio prestampato dell’Istituto nazionale sudafricano per le malattie trasmissibili e della Piattaforma per l’innovazione e il sequenziamento della ricerca KwaZulu-Natal. Lo studio è in attesa di revisione paritaria. Gli scienziati – leggiamo sempre su THE JERULALEM POST – hanno rilevato per la prima volta C.1.2 nel maggio 2021, scoprendo che discendeva da C.1”. Cosa, questa, “che gli scienziati hanno trovato sorprendente, poiché C.1 era stato rilevato l’ultima volta a gennaio. La nuova variante è ‘mutata sostanzialmente’ rispetto a C.1 ed è più lontana dal virus originale rilevato a Wuhan rispetto a qualsiasi altra variante di preoccupazione (VOC) o variante di interesse (VOI) rilevata finora in tutto il mondo. Sebbene rilevato per la prima volta in Sudafrica, il C.1.2 è stato successivamente riscontrato in Inghilterra, Cina, Repubblica Democratica del Congo, Mauritius, Nuova Zelanda, Portogallo e Svizzera”.
“Lo studio – si legge sempre nell’articolo – ha anche scoperto che il lignaggio C.1.2 ha un tasso di mutazione di circa 41,8 mutazioni all’anno, che è quasi il doppio dell’attuale tasso di mutazione globale delle altre varianti. Gli scienziati hanno affermato che questo breve periodo di maggiore evoluzione è stato osservato anche con le varianti Alpha, Beta e Gamma, suggerendo che un singolo evento, seguito da un picco di casi, ha portato a tassi di mutazione più rapidi”. Secondo gli scienziati, “l’evoluzione all’interno del lignaggio è in corso”. E “che la combinazione di queste mutazioni, così come i cambiamenti in altre parti del virus, probabilmente aiuta il virus a eludere gli anticorpi e le risposte immunitarie, anche nei pazienti che sono già stati infettati con le varianti Alfa o Beta”. Come detto all’inizio, lo studio su questa variante è all’inizio e non è detto che presenti “un vantaggio competitivo rispetto alla variante Delta”. In conclusione, non c’è da stupirsi se vengono fuori varianti, anche pericolose. Il SARS-COV-2 è stato classificato tra i Coronavirus, una ‘famiglia’ di virus nota per la ricca deriva antigenica. E’ questo il motivo perché, tutt’oggi, non mancano i dubbi sui vaccini anti-Covid che potrebbero essere aggirati da nuove varianti. Né è pensabile, in presenza di varianti, ‘inseguire’ le stesse varianti con i vaccini, perché, in prospettiva, le varianti avrebbero comunque la meglio sui vaccini.
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