Come facciamo da qualche tempo a questa parte, ad ogni fine settimana proviamo a illustrare l’andamento del mercato del grano. I lettori che ci seguono conoscono già, per grandi linee, come vanno le cose: l’andamento climatico ha creato problemi a tante aree del mondo dove si produce il grano. Gelate d’Inverno e temperature elevate in Estate hanno messo a dura prova alcune realtà cerealicole importanti, dagli Stati Uniti al Canada, dalla Russia alla Francia. La produzione mondiale di grano è in calo e i prezzi sono andati all’insù. La notizia di queste ultime ore, che ci viene comunicata da Mario Pagliaro, chimico del CNR e appassionato di climatologia, è che in Canada – grande produttore di grano – la riduzione della produzione ha fatto schizzare il prezzo a oltre 700 euro alla tonnellata, circa 70 euro al quintale! Questa è una bruttissima notizia per gli industriali italiani che, da anni, lavorano anche con il grano canadese, sia con riferimento al grano tenero, sia con riferimento al grano duro. In uno dei nostri ultimi articoli abbiamo intervistato un grande operatore commerciale che ci ha detto che, fino ad Ottobre, nel mercato mondiale, i prezzi del grano cresceranno. Ma non pensavano certo che il grano canadese sarebbe arrivato a oltre 700 euro alla tonnellata, ovvero a oltre 70 euro al quintale. Sembra incredibile, ma ancora una volta dobbiamo dare ragione a Mario Pagliaro che, nel Gennaio del 2020, ipotizzò che, causa carenza di grano, si sarebbe potuti arrivare alle requisizioni! Ora, se in un Paese grande produttore di grano il prezzo è schizzato a oltre 70 euro al quintale, beh, la previsione di Pagliaro sembra tutt’altro che campata in aria! Se questa è una brutta notizia per gli industriali del Nord, è invece una buona notizia per il Sud e la Sicilia: non cediamo, infatti, che arriveranno navi carche di grano canadese se il prezzo di dovesse mantenere a oltre 70 euro al quintale. A meno che il mercato mondiale del grano non dovesse ‘impazzire’…
Una notizia – che riguarda il grano duro – arriva dal mercato di Milano, dove il prezzo si è attestato intorno a 50 euro al quintale. Insomma, i tempi in cui un quintale di grano duro in Italia si vendeva 18-20 euro sembrano lontani anni luce. E bisogna dire che la fallimentare politica italiana e le altrettanto fallimentari politiche delle Regioni del Sud (per la cronaca, nel Sud e in Sicilia si produce l’80% circa del grano duro italiano) non hanno fatto nulla per aiutare gli agricoltori: sta facendo tutto il mercato internazionale del grano, o meglio, il clima che ha ridotto le produzioni di grano nel mondo. Per dirla in parole semplici, non c’è stato bisogno di attivare la CUN – la Commissione Unica Nazionale per il grano duro – strumento previsto da una legge nazionale del 2016 bloccata da ben cinque Governi: dal Governo Renzi, dal Governo Gentiloni, dal Governo Conte uno, dal Governo Conte bis e adesso, dal Governo Draghi. I grillini, da quando solo al Governo dell’Italia – cioè dalla Primavera del 2018 – hanno sempre trovato una scusa per giustificare la mancata applicazione della CUN, strumento che dovrebbe bloccare le speculazioni al ribasso sul presso del grano duro. Ma adesso non hanno più scuse, perché il Ministro delle Politiche agricole è un grillino, il nordista triestino Stefano Patuanelli, che, come i suoi predecessori, non ha fatto nulla. Ma il prezzo del grano duro è cresciuto lo stesso. Ennesima dimostrazione che gli agricoltori del Sud Italia e della Sicilia non debbono più votare per il Movimento 5 Stelle.
Andiamo ai prezzi del grano duro nel Sud e in Sicilia. Fino a qualche settimana fa nel mercato di Foggia – che è il più importante mercato del grano duro italiano – il grano veniva venduto a 40 euro al quintale; in questo fine settimana il prezzo è andato ancora su, attestandosi intorno a 44 euro al quintale. La previsione di Pagliaro, che nei primi giorni di Agosto ha affermato che il prezzo del grano duro italiano potrebbe attestarsi intorno a 50 euro al quintale si sta avverando. E in Sicilia? La nostra Isola è sempre la nota dolente di questo settore. Da notizie che abbiamo raccolto da alcuni produttori dell’entroterra, il prezzo del grano duro si attesterebbe intorno a 35 euro, IVA compresa. Un prezzo decisamente più basso, quasi 10 euro in meno rispetto al prezzo del grano pugliese. Però, in Sicilia, la chiave di lettura è più complessa. I produttori di grano duro che non hanno problemi di liquidità non vendono: aspettano l’Autunno e, forse, anche l’Inverno, quando il prezzo dovrebbe crescere. Ma ci sono anche gli agricoltori che hanno problemi di liquidità. Non dobbiamo dimenticare che il Governo Draghi, nel silenzio generale, non ha bloccato le cartelle esattoriali. E’ vero, la Lega di Matteo Salvini lo ha chiesto, ma le cartelle esattoriali sono lì e debbono essere pagate. Siamo davanti a un fatto estremamente concreto, che poi è la ‘vera’ economia, non quelle delle fumose chiacchiere dottrinarie: ci sono produttori di grano duro, in Sicilia, che sanno benissimo che, a fine Novembre, il prezzo del grano duro potrebbe superare i 50 euro al quintale, ma in questo momento sono costretti a vendere a meno di 35 euro al quintale perché debbono pagare le cartelle esattoriali!
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