Leggiamo – non senza stupore – un articolo su ITALIFRUIT NEWS – sui problemi di mercato di meloni e angurie. Bruno Francescon, “presidente dell’omonima Op riferimento nella produzione delle due referenze” (non abbiamo capito cosa sia la Op di riferimento, dovrebbe essere un’Organizzazione dei produttori): “Meloni e angurie hanno toccato il fondo, è stata una stagione disastrosa. Ripenseremo gli investimenti, l’impostazione aziendale e cambieremo modo di lavorare perché non è possibile operare nella più totale incertezza, senza rispetto della programmazione e degli accordi”. E ancora: “Per quanto riguarda il melone, solo in questi giorni c’è una piccola ripresa delle quotazioni legata allo stop dei raccolti nelle principali aree nazionali ed estere; un breve e tardivo ritorno all’equilibrio tra domanda e offerta che non servirà a far quadrare i bilanci dopo settimane in cui si è venduto sottocosto, con poco export, con il mercato interno che ha tenuto ma avaro di soddisfazioni in termini di remunerazione nonostante la qualità generalmente molto elevata. Una delle più brutte annate che ricordi e, in generale, un consuntivo estremamente negativo per il melone italiano, che ha spuntato quotazioni di circa 20-30 centesimi il chilo inferiori a quello del 2020 e costi di produzione in costante e rilevante aumento per il boom delle materie prime”. Angurie: “Un’estate catastrofica – dice tranchant l’imprenditore mantovano – con tanto prodotto invenduto o commercializzato male, a pochi centesimi. Solo Perla Nera ha performato in modo discreto. Ma non basta. Si parla tanto di sostenibilità ma quella economica va messa al primo posto, altrimenti il sistema non regge. Per cui le cose cambieranno: dal prossimo anno rivedremo l’organizzazione, produrremo meno e solo sulla base di contratti vincolanti o quanto meno accordi che tengano conto anche dell’aleatorietà del mercato. Perché è assurdo coltivare con tanta professionalità e programmazione senza sapere però quanto e come si venderà, con molti distributori che pretendono di operare solo sul brevissimo periodo, magari chiedendo al fornitore di fare da tappabuchi quando esauriscono il prodotto. Così non può più funzionare. Ne va della, appunto, tanto decantata sostenibilità della filiera. Ed è un fatto anche etico”.
Evidentemente, la lontananza geografica della Lombardia dal Nord Africa impedisce agli imprenditori mantovani di vedere cosa sta succedendo con la frutta estiva. Probabilmente dalle parti della Pianura Padana non sanno che siamo letteralmente invasi dalla frutta estiva che arriva dal Nord Africa a prezzi stracciati. Chi scrive vive a Palermo e possiamo assicurare che trovare dalle nostre parti un’anguria prodotta in Sicilia è un’impresa. Anche perché, quest’anno, tra caldo, incendi e cinghiali trovare frutta estiva siciliana non è facile. C’è anche un paradosso: mentre in Sicilia imperversano le angurie prodotte in Egitto (con rispetto parlando: sapore zero!), quelle che sono sempre state le migliori angurie prodotte in Sicilia – ci riferiamo alle angurie coltivate nelle sciare di Mazara del Vallo – se le sono ‘pappate’ i cinghiali, che ormai vagano senza controllo nei terreni agricoli (anche perché, in Sicilia, i boschi vanno a fuoco grazie a un Governo regionale inadeguato). E che dire dei meloni cantalupo di Campobello di Mazara? dove sono? Se avete notizie avvertiteci. E i meloni gialli? In Sicilia ce ne dovrebbero essere tanti. Abbiamo provato ad acquistare meloni gialli quattro o cinque volte: tutti senza sapore! Sono prodotti in Sicilia? Vattelappesca! Intanto il mercato, per gli agricoltori – vere vittime di questo sistema folle – è un disastro. Però nei centri commerciali i prezzi sono sempre gli stessi! Ora anche in Lombardia si sono accorti che la folle globalizzazione dell’economia sta distruggendo l’agricoltura italiana. Ormai la regola è produrre a costi più bassi, fregandosene della qualità, tanto con la povertà dilagante che c’è in Italia il problema si supera aggiungendo un cucchiaino di zucchero alla frutta estiva senza sapore. E vai!