“Partiamo da una semplice considerazione – ci dice il micologo Di Benedetto -: un grano che ha viaggiato molto deve costare di più. Invece, con riferimento al grano duro che arriva dal Canada, avviene l’esatto contrario: alcune partite di grano duro costano poco. Questo ci dovrebbe fare riflettere”.
Qualche riflessione l’abbiamo fatta anche noi sul glifosato contenuto nel grano duro che arriva dal Canada…
“E avete fatto benissimo. Ma ci sono altri problemi, non meno gravi, legati alla presenza di micotossine. E’ il caso del cosiddetto DON, acronimo di Deossinivalenolo. La presenza di questa micotossina nei mangimi prodotti e commercializzati in Canada, in una quantità oltre a mille ppb (sigla che sta per parti per miliardo ndr), crea seri problemi agli animali monogastrici, che non progrediscono nella crescita”.
Che cosa sta cercando di dirci?
“Dico che l’Unione Europea, nel 2006, in seguito alle pressioni delle lobby, ha fissato il limite di questa micotossina a 1750 ppb”.
Si riferisce al grano duro destinato all’alimentazione umana?
“Certo. Stranamente nell’Europa unita tutto il grano duro che in Canada non si potrebbe utilizzare nemmeno per gli animali si dà… all’uomo. Si tratta, con queste percentuali di DON, di un grano che, di fatto, è un rifiuto tossico e speciale, che dovrebbe essere smaltito con certi costi. Un prodotto che, invece, finisce sulle tavole dei consumatori europei”.
Ci faccia capire: invece di pagare per smaltire questo grano avvelenato dalle micotossine lo portano qui in Italia?
“Precisamente. Lo portano con le navi – il vostro blog ne ha più volte parlato – che approdano in tanti porti del nostro Paese. Questo grano duro pieno di DON viene miscelato con i nostri grani duri – parlo dei grani duri del Sud Italia che hanno un contenuto di DON pari a zero – e poi viene utilizzato per produrre pasta, pane, pizze, dolci e via continuando”.