Da ieri sulla rete circola la notizia che l’FDA, sigla che sta per Food and Drug Administration (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) avrebbe dato l’ok definitivo al vaccino anti-Covid Comirnaty della Pfizer. Notizia destituita di fondamento. Lo leggiamo in un articolo di Byoblu, dove si legge anche che il British Medical Journal – nota rivista medica pubblicata con cadenza settimanale nel Regno Unito dalla British Medical Association – ha pubblicato un editoriale firmato dal professor e capo redattore della rivista, Peter Doshi, dal titolo: “La FDA pensa che questi dati giustifichino un’approvazione definitiva del vaccino Covid-19?”. Insomma, non c’è alcun sì definitivo al vaccino della Pfizer. Doshi chiede alla FDA di rendere pubblici i dati e invita l’ente governativo americano a richiedere “studi adeguati e controllati con verifiche periodiche a lungo termine prima di dare l’autorizzazione definitiva al vaccino”. Per chi ancora non avesse chiaro il concetto, è in corso una sperimentazione direttamente su chi decide di vaccinarsi.
Byoblu riporta alcuni passi dell’editoriale di Doshi: “Dallo scorso anno abbiamo sentito da Pfizer e Moderna che l’efficacia del vaccino è del 95% ma, come sapranno anche i più entusiasti, misurare l’efficacia a due mesi di distanza non ci dice molto sulla durata dell’immunità”. Lo scienziato ricorda che il problema dell’immunità che svanisce si presenta anche con i vaccini anti-influenzali. Studi scientifici hanno dimostrato “l’assenza di efficacia di tali vaccini dopo appena tre mesi, il che significherebbe che somministrare un vaccino troppo presto non porterebbe a nessuna protezione nel momento in cui il virus influenzale arriverà”. Nell’articolo Doshi riprende anche i dati del Ministero israeliano secondo i quali, leggiamo sempre su Byoblu, “a inizio Luglio il vaccino Covid-19 ha avuto una caduta dell’efficacia al 64% e a fine luglio al 39% quando è diventata predominante la variante Delta”. Per Doshi, si tratta di “un’efficacia molto bassa”, se è vero che “secondo i requisiti dell’FDA, un vaccino per essere approvato deve avere un’efficacia di almeno il 50%”. Come si può notare, una notizia che, data in un certo modo – cioè lasciando intendere l’autorizzazione definitiva da parte dell’FDA – doveva dare certezze, comunica, invece, un quadro di incertezze.
L’articolo di Byoblu si sofferma anche sul mezzo fiasco del vaccino anti-Covid in Israele. Dove “il primo Ministro ha comunicato che, a seguito delle crescenti ospedalizzazioni di persone vaccinate con doppia dose, sarà necessaria la terza: un ulteriore indizio che i vaccini Covid hanno un’efficacia limitata nel tempo e che non coprono dalle varianti. A questo punto è lecito pensare che potrebbe essere necessaria anche una quarta e chissà quante altre dosi perché il virus continuerà a mutare. Imporre a queste condizioni l’obbligatorietà del vaccino, come si inizia a paventare in Italia – scrive Byoblu – pone seri dubbi sulla compatibilità di tale imposizione con il rispetto della persona umana come sancito nell’articolo 32 della Costituzione. Forse è bene stare ad ascoltare uno studioso come Peter Doshi che ha concluso così il suo articolo: ‘Rallentate e fate decidere alla scienza. Non ci sono ragioni legittime per correre a concedere la licenza a un vaccino per il coronavirus’”.