L’Unione europea fa qualcosa per evitare che le multinazionali paghino meno tasse? Di questo argomento spinoso si occupa il leader di Italexit, Gianluigi Paragone. Scrive Paragone: “Continua imperterrito, nell’Europa delle diseguaglianze, l’odioso trend che vede le multinazionali impegnate nella ricerca dello stratagemma più astuto per pagare meno tasse. Spiegato oggi da uno studio che mostra come e dove i grandi colossi riescono a muovere i propri soldi, sempre a proprio vantaggio. La ricerca, realizzata da tre economisti delle università di California, Copenaghen e Berkley (Gabriel Zucman, Ludwig Wier, Thomas Tørsløv) e pubblicata da Il Fatto Quotidiano, spiega come siano proprio alcuni Stati europei, facendosi concorrenza fiscale a vicenda, a rendere possibile il fenomeno, con la compiacenza di un’Unione Europa sempre più attenta a bastonare i cittadini che le multinazionali. Con conseguenze note: meno entrate fiscali per gli Stati ai quali spetterebbero, concorrenza sleale, statistiche inaffidabili e via dicendo. Tra le vittime, ovviamente, c’è anche l’Italia”.
L’argomento, lo stesso Paragone, l’aveva affrontato nell’Ottobre del 2019. , quando aveva ‘sgamato’ due paradisi fiscali nell’Unione europea: l’Olanda e il Lussemburgo. Ora torna sull’argomento. “Dati alla mano, nel 2015 – scrive il leader di Italexit, il partito che si batte per portare fuori dall’Unione europea il nostro Paese – perdeva poco meno di 20 miliardi di euro di profitti realizzati dalle multinazionali sul suo territorio, diventati oltre 27 nel 2018 a conferma di un fenomeno in costante crescita”. Dove finiscono questi soldi tolti all’Italia? “Principalmente in Lussemburgo (11,5 miliardi di profitti provenienti dall’Italia dei 27 totali), Irlanda (6 miliardi), Paesi Bassi (4,1 miliardi), Belgio (1,6 miliardi) e in misura minore Cipro e Malta. Stando al database elaborato dai ricercatori, l’Europa sarebbe complessivamente la principale vittima dell’elusione fiscale da parte della grandi compagnie. Con richieste continue di nuove forme di tassazione, pensate per mettere fine a questa profonda ingiustizia, che finiscono puntualmente per arenarsi, intrappolate nelle maglie della burocrazia europea. A Bruxelles, evidentemente, la questione non interessa poi così tanto”.