Arrivano notizia altalenanti dal mondo dell’agricoltura siciliana. Se il mercato internazionale del grano finirà con il favorire gli agricoltori del Sud Italia e della Sicilia, non altrettanto può dirsi per gli altri settori, dall’orticoltura all’agrumicoltura, fino all’olivicoltura. per non parlare della zootecnia, che in alcune aree della nostra Isola ha subito danni di notevole entità a causa degli incendi. La situazione è complicata, per questo abbiamo deciso di dedicare all’agricoltura siciliana il nostro MATTINALE domenicale. Cominciamo con i problemi. Un paio di settimane addietro, leggendo qua e là le prime anticipazioni sull’annata olivicola in Sicilia, ci siamo imbattuti in una previsione negativa: estate troppo calda, poca acqua disponibile, probabile cascola, riduzione della produzione. Ettore Pottino, presidente di Confagricoltura Sicilia, che è anche olivicoltore, ci ha detto he era troppo presto per fare previsioni. “Dove fare alcuni sopralluoghi e parlare con i miei colleghi agricoltori”. Ma sulla cascola – notizia che avevamo letto su un sito specializzato – ci ha dato quasi ragione: “Con il caldo estivo di quest’anno purtroppo la cascola ci sta”. Un paio di settimane dopo abbiamo letto una sua dichiarazione su Qds: “La situazione che regna nelle campagne siciliane a causa della prolungata ondata di caldo nord africano è diventata assolutamente insostenibile. “La situazione è drammatica, gli incendi sono sotto gli occhi di tutti. Il caldo ha devastato tutte le colture orticole, oltre ai danni ad agrumi e olivi con ‘cascola’ dei frutticini. E’ una brutta situazione anche perché si esce dall’emergenza Covid, quindi non sappiamo più che pesci pigliare. Quello che chiediamo è l’immediata attivazione del pagamento anticipato di tutti i premi Agea, sia i premi diretti che le misure a superficie”. E ancora: “Abbiamo apprezzato il fatto che finalmente è uscita la modulistica per avere immediato ristoro dalla Protezione civile a favore delle aziende che hanno subito gli incendi ma serve immediata liquidità per fare fronte a quello che sta succedendo: ai mancati guadagni, ai danni e a quant’altro. E’ un problema che si ripresenta ogni anno, quindi è strutturale e difficilmente potrà essere risolto a breve, ma quest’anno si sono registrati picchi ancora più alti di temperature che hanno causato danni, per non parlare del dispendio di acqua per uso irriguo che non abbiamo a sufficienza perché i consorzi sono ‘a mare’”.
Non sappiamo quanti articoli abbiamo scritto in questi ultimi anni sui Consorzi di Bonifica della Sicilia. C’è l’eredità del passato: un passato fatto di assunzioni facili e di sperperi. E non si capisce chi dovrebbe pagare questi debiti. E ci sono i costi attuali, improponibili per gli stessi agricoltori. “C’è uno spreco delle risorse idriche – dice sempre Pottino a Qds – che dovrebbero essere in teoria utilizzate più moderatamente mentre invece sono andate a volumi altissimi con costi esosi di energia elettrica, tenendo conto soprattutto del fatto che l’acqua non è un bene inesauribile. Questa è la situazione nelle nostre campagne”. La possibile soluzione? Affidare la gestione dei Consorzi di Bonifica agli stessi agricoltori, utilizzando solo una piccola parte del personale con ruolo tecnico. Mentre il resto del personale andrebbe trasferito in una società di ‘parcheggio’ (anche se le difficoltà di Bilancio regionale o le eventuali impugnative romane sono ormai dietro l’angolo). Un’altra soluzione potrebbe essere quella di far rientrare questo personale in esubero nel quadro della stabilizzazione degli operai della Forestale. Ma non è un progetto politico e amministrativo che può essere portato avanti dall’attuale Governo regionale di Nello Musumeci, totalmente fallimentare nella gestione dei boschi, nella prevenzione degli incendi e nella gestione idrica (ancora il Governo regionale non ha fatto luce sullo svuotamento della diga di Sciaguana, in provincia di Enna: figuriamoci!). Questi sono temi che dovranno essere affrontati dal prossimo Governo siciliano, che si spera sia molto diverso dall’attuale.
Insomma, per l’olivicoltura ci si attende una riduzione della produzione. Ma non bisogna farsi illusioni sui prezzi. Se in Sicilia l’Estate 2021 è stata disastrosa, non è così per la Tunisia, dove si attende una produzione record di olive e olio d’oliva. Per i produttori di olio d’oliva italiani (che poi sono gli agricoltori di Puglia, Calabria e Sicilia, le tre Regioni dove si produce il 90% dell’olio d’oliva extra vergine italiano) si profila una doppia fregatura: riduzione della produzione e prezzi bassi a causa della probabile ‘invasione’ di olio d’oliva tunisino che, naturalmente, non verrà mai presentato come olio d’oliva tunisino. Cosa possono fare gli agricoltori del Sud Italia e della Sicilia per difendersi? Semplicissimo: un ‘Patto tra gentiluomini’ tra gli stessi agricoltori e i consumatori del Sud e della Sicilia. Chi conosce un po’ il mondo dell’olio d’oliva sa che un litro di extra vergine di Puglia, Calabria e Sicilia (ma anche di altre Regioni del Mezzogiorno italiano) non può costare meno di 8-12 euro (quest’anno, con la riduzione della produzione, anche qualcosa in più). E allora ai cittadini del Sud Italia e della Sicilia non resta che mettersi d’accordo con i produttori locali per acquistare olio d’oliva extra vergone locale. Oltre che il rapporto personale si potrebbe pensare al modello pugliese, dove il gruppo MEGAMARK ha atto e continua a fare un lavoro egregio, mettendo in contatto i consumatori di alcune Regioni del Sud con i produttori di olio d’oliva etra vergine pugliese (MEGAMARK è una realtà leader nel Sud Italia nella Grande distribuzione organizzata, se è vero che opera con oltre 400 supermercati diretti e affiliati presenti in Puglia, in Campania, in Molise, in Basilicata e in Calabria). Ma, anche su questo fronte, non c’è da aspettarsi molto dall’attuale Governo siciliano, sempre in affanno su tutto, sempre confuso, sempre approssimativo, incapace di programmare alcunché.
Poi c’è il vino. La produzione di uva da vino di quest’anno dovrebbe andare bene (clima permettendo). Produzione 2021 di grande qualità, insomma. Con due punti interrogativi. Di qualche ‘colpo di coda climatico’ abbiamo detto. Il secondo interrogativo è legato all’andamento della pandemia. L’Autunno siciliano, dopo un’Estate piena di turisti, di crocieristi, di migranti e di siciliani che vivono fuori dalla Sicilia tornati nella nostra Isola per le vacanze estive potrebbe fare aggravare la situazione sanitaria. Anche perché – con buona pace delle affermazioni dell’assessore alla Salute-Sanità, Ruggero Razza, che si illude di ridurre i contagi con i vaccini – c’è da mettere nel conto il problema delle varianti del virus, che rimane la vera incognita in tutto il mondo, con un vaccino che potrebbe anche averle rese più aggressive. Che cosa potrebbe significare tutto questo? Semplice: che serve a poco produrre un ottimo vino se poi non si vende. Negli Stati Uniti, ad esempio – mercato importante per il vino siciliano – i contagi, ad Agosto, sono in crescita esponenziale e, allo stato attuale dei fatti, non si capisce se gli attuali vaccini riusciranno a contenere la malattia o se si andrà verso un Autunno e un Inverno con restrizioni. Morale: se la ristorazione si bloccherà per il secondo anno consecutivo non sarà facile trovare un mercato di sbocco per il vino.
Il grano, infine. Ed è, forse, l’unica nota positiva per il Sud e la Sicilia. In queste settimane l’abbiamo scritto tante volte e lo ribadiamo: le previsioni di circa tre anni fa di Mario Pagliaro, Chimico del CNR e appassionato di climatologia si sono puntualmente avverate: dai 18-20 centesimi al quintale di tre anni fa il grano duro del Sud Italia si vede oggi a oltre 40 euro al quintale nei mercati pugliesi e a 35-36 euro in Sicilia (fino a qualche settimana fa in Sicilia il prezzo era bloccato a 32 euro al quintale, ma adesso la speculazione al ribasso sta cedendo). Sulla pagina Facebook di Agricoltori siciliani leggiamo un commento di New Agricolture ripreso da Salvo Calderaro: “Quanti hanno già venduto il proprio frumento? (Sia duro che tenero). A che prezzo? Sarebbe utile specificare nei commenti oltre al prezzo, la zona della contrattazione 😇 Poi vi faccio una domanda intrigante, per chi non ha chiuso il prezzo: quanti di voi quando il grano duro arriverà a 50 €/q avranno il coraggio di aspettare che arrivi a 60 €/q? 😅”. Insomma, nel mondo del grano duro siciliano c’è ottimismo. In attesa di un’improbabile – e ormai quasi inutile CUN del grano duro (Commissione Unica Nazionale per il grano duro che dovrebbe bloccare le speculazioni al ribasso) – a sistemare tutto ha pensato l’andamento climatico, che ha ridotto la produzione di grano in tutto il mondo. Con un prezzo che – stando alle previsioni – crescerà fino ad Ottobre e potrebbe veramente arrivare a 60 euro al quitale.