- In Toscana i caprioli attaccano le colture agricole. Ed è un problema, perché i danni sono ingenti
- In tante parti d’Italia – e anche in Sicilia – c’è il problema dei cinghiali. Va trovata una soluzione, che non può essere solo la caccia a ruota libera
- Giusto affrontare il problema a tutela dell’agricoltura. Ma ricordiamoci che anche gli animali hanno diritto a vivere. I daini delle Madonie e i ghiri dei Nebrodi
In Toscana i caprioli attaccano le colture agricole. Ed è un problema, perché i danni sono ingenti
La notizia degli ultimi giorni è che i caprioli stanno distruggendo tante coltivazioni agricole in Toscana. Dopo i cinghiali e i daini, ecco i caprioli. La situazione la sintetizza bene un articolo dell‘ANSA: “Nella zona di Certaldo, Franco Marzi, titolare dell’azienda agricola I Fossati – allevamento di razza Chianina, e produzione di vino e olio – racconta che la situazione è insostenibile a causa del numero sempre crescente dei caprioli: “Mentre per i cinghiali c’è un ottimo mercato nella ristorazione locale e toscana, con prezzi che si aggirano sui 3,5 euro al kg – spiega Marzi – per la carne di capriolo (nella foto tratta da Wikipedia) non c’è mercato, non interessa, e così i cacciatori non sparano ai caprioli che possono aumentare di numero indisturbati”. Marzi coltiva grani antichi (varietà andriolo) in circa quattro ettari di terreno. “Passano a branchi molto numerosi, anche di 30 capi a volta – dice – e così la produzione viene completamente calpestata, gli animali ci scorrazzano, ci si rotolano sopra e non resta niente; e quel che resta viene terminato dai cinghiali”. Inoltre risultano danni all’uva. “I chicchi d’uva servono per dissetare gli ungulati in questi periodo di siccità e così anche gran parte della produzione per il vino viene distrutta” riferisce ancora l’agricoltore di Certaldo. “E’ urgente aprire un tavolo con la Regione Toscana – conclude Franco Marzi – se si vuole davvero risolvere il problema di tanti agricoltori, che, come me, sono costretti a subire danni ingenti, e a vedere il proprio lavoro andare distrutto. Bisogna agire senza perdere tempo”.
In tante parti d’Italia – e anche in Sicilia – c’è il problema dei cinghiali. Va trovata una soluzione, che non può essere solo la caccia a ruota libera
In Sicilia abbiamo il problema dei cinghiali e anche dei daini. Nei giorni scorsi abbiamo criticato un intervento dell’onorevole Valentina Palmeri, parlamentare regionale Verde, che – da ambientalista – ha difeso gli animali, forse trascurando un po’ gli agricoltori. Il tema è delicato, in ballo – in Sicilia ma non soltanto in Sicilia – ci sono i problemi degli agricoltori, già alle prese con un settore in crisi, messo in ginocchio dalla globalizzazione dell’economia e da un andamento climatico che, soprattutto quest’anno, definire inclemente è poco, tra inondazioni invernali e caldo micidiale in Estate. Per non parlare degli incendi che, nella nostra Isola, hanno creato enormi danni a tante aziende agricole e zootecniche (anche se non mancano i furbi). Dopo di che, però, ci dobbiamo occupare anche degli animali. Cominciando col dire che il caldo e gli incendi che hanno funestato la Sicilia – in parte per responsabilità oggettive dell’attuale Governo regionale – hanno colpito anche gli animali. Quanti animali sono morti e continuano a morire nella nostra Isola (non dimentichiamo che gli incendi in Sicilia non si sono mai fermati) a causa del caldo e del fuoco? Tanti, tantissimi. Chi se ne sta occupando?
Giusto affrontare il problema a tutela dell’agricoltura. Ma ricordiamoci che anche gli animali hanno diritto a vivere. I daini delle Madonie e i ghiri dei Nebrodi
In Sicilia, fino ai primi anni ’80 del secolo passato, non c’erano cinghiali. In alcune aree boschive isolane – Madonie e Nebrodi – c’erano i maiali selvatici, ma in cinghiali, no. Qualcuno li ha introdotti. Trent’anni dopo, e forse anche meno, sono cominciati i problemi per gli agricoltori e per gli abitanti di alcuni centri montani siciliani, dove, spesso, i cinghiali passeggiano per le vie dei paesi. Sulle Madonie, oltre ai cinghiali, ci sono anche i daini. Domanda: come mai la popolazione di daini è aumentata fino a diventare un problema? Noi abbiamo espresso perplessità sulla posizione di un ambientalista che, forse, non ha posto la dovuta attenzione all’agricoltura. Però mettiamoci nei panni di una mamma-cinghialessa che si muove con otto dieci cinghialotti affamati. Hanno anche loro diritto a mangiare o no? Il problema è serio e tocca l’anima delle persone sensibili verso gli animali, ai quali va tutto il nostro rispetto. Consentire ai cacciatori di ammazzare cinghiali e daini (nella foto tratta da Sicilia Verde Magazine)? A giudicare dalla dichiarazione dell’agricoltore toscano, la caccia è una possibile soluzione. Anche se non risolve il problema dei caprioli. Ci chiediamo e chiediamo: c’è anche un problema per le cinghialesse con i cinghialotti, per i daini e per i caprioli? Noi non abbiamo soluzioni a portata di mano: poniamo dubbi e siamo convinti che tutti gli animali hanno diritto a vivere nutrendosi. C’è un modo meno cruento per contemperare agricoltura e presenza di questi animali? Ribadiamo: noi non abbiamo soluzioni, ma le cerchiamo tra i nostri dubbi, nel rispetto di tutti. Nel 2019, sui Nebrodi, è esplosa la popolazione dei ghiri, che hanno mangiato quasi tutta la produzione di nocciole. Un disastro per gli agricoltori. Un anno dopo ha sistemato tutto la natura: la popolazione dei ghiri si è ridotta e la produzione di nocciole dei Nebrodi, tutto sommato, non ha subito molti danni. Però non sempre la natura risolve i problemi. E allora deve intervenire l’uomo. E, forse, la caccia – la sola caccia – non è la soluzione giusta.
Foto di prima pagina tratta da Madonie Press