Grano duro: “La fase rialzista è ormai conclamata e poco possono fare i compratori per mettersi al riparo; ora è il momento in cui godono i venditori”. Così si legge nel sito MR Mazziero Research – Ricerca finanziaria indipendente. Insomma, chi ha conservato il grano duro lo conserva, perché in prezzi sono in rialzo. Ancora MR: “Le quotazioni a Bologna hanno raggiunto i 350 euro per tonnellata e per alcune varietà li hanno abbondantemente superati attestandosi, per il grano duro con il 13% di proteine, in una forchetta tra 358 e 363 euro per tonnellata. A Siviglia sono stati raggiunti i 400 euro. Ciò significa che i buyer saranno fortemente attivi in acquisto per accaparrarsi le quantità necessarie prima di dover subire prezzi ancora penalizzanti. Apparentemente la situazione non sembra un fenomeno passeggero, ma destinato a durare anche nella fase invernale, dato che si stima un raccolto non sufficiente alle necessità”. MR segnala due condizioni dal punto di vista operativo: “Chi compra avrebbe già dovuto muoversi, come avevamo suggerito, e aver già provveduto con acquisti sino alla prossima primavera, al momento resta ben poco da fare se non gestire in qualche modo la situazione. Chi vende, può mantenere la calma, lo scenario fa pensare al mantenimento di prezzi sostenuti e tendenzialmente in rialzo. Riassumendo: l’attuale condizione appare fortemente rialzista, l’accelerazione c’è già stata; non è detto che la spinta possa mantenersi inalterata, ma perlomeno i prezzi dovrebbero mantenersi sostenuti”.
Le previsioni di Mario Pagliaro si sono avverate. Poco più di due anni fa Pagliaro, chimico, ricercatore presso il CNR, appassionato di
A quanto apprendiamo in un video postato su Facebook da Mario Pagliaro ci sarebbero problemi anche in Francia. “I produttori di pasta francesi – ci dice Pagliaro – hanno chiesto al governo un piano di emergenza per fronteggiare la penuria di grano duro. Questo a poche settimane dall’ultima previsione degli esperti UE che stimavano una produzione comunitaria di grano pari a 7,6 milioni di tonnellate, in aumento del 6,9% rispetto al 2020. Le uniche soluzioni che restano al governo francese sono vietare le redditizie esportazioni di grano, ovvero razionare i consumi. Fra non molto, la stessa situazione potrebbe verificarsi in Italia che ospita un’industria della pasta ancora più grande di quella della Francia. Ed è esattamente per questo motivo che in Sicilia non c’è spazio per i pannelli fotovoltaici sui terreni agricoli, nemmeno su quelli finora incolti che in questi giorni vengono recuperati con urgenza per la semina del grano fra poche settimane”. Il messaggio è chiarissimo: gli agricoltori siciliani che pensano di affittare o vendere i propri terreni a seminativo ai signori dell’energia fotovoltaica è bene che ci ripensino: il pezzo del grano duro, in Puglia, per ora ‘viaggia’ sui 40 euro a quintale. E anche se – come denunciato nei giorni scorsi da Agostino Cascio, agricoltore, produttore di grano duro nel Nisseno – in Sicilia una speculazione al ribasso lo blocca a 32 euro al quintale, tale situazione non reggerà. In questo momento, nel mondo, il prezzo del grano duro si attesta intorno a 50 euro al quintale e se la tendenza al rialzo non cesserà, il prezzo potrebbe andare ancora più su.
Foto tratta da Sicilia Agricoltura
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