Sono entrambi in uscita. E sono entrambi alla ricerca di una via per restare a galla. Il primo è il presidente del Parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè. Il secondo è il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. Entrambi fanno parte del centrodestra isolano. Ma entrambi sono fuori dai nuovi equilibri politici che si vanno delineando nel centrodestra. Anche per una questione anagrafica. Perché Miccichè e Musumeci, se non hanno raggiunto i 70 anni, ci stanno quasi per arrivare. Dovrebbe essere il momento di ritirarsi. Lo faranno? Ne dubitiamo. Con la porta del centrodestra che, di fatto, si è chiusa alle loro spalle, almeno per i ruoli ‘pesanti’, non è escluso che i due, mai troppo alleati in questi anni, cerchino una via di fuga. Per andare dove? Ovviamente nel centrosinistra. Magari con un nome diverso. Magari un’ammucchiata scimmiottando la maggioranza che, a Roma, sostiene il confusionario Governo di Mario Draghi. Magari la nostra è un po’ fantapolitica. O quasi. Però dobbiamo ammettere che oggi, dalla politica siciliana, c’è da aspettarsi tutto e il contrario di tutto. Anche ex fascisti e ex comunisti insieme, come nell’operazione Milazzo alla fine degli anni ’50 del secolo passato. Tutto fa brodo, in Sicilia, per conservare il potere.
Per Miccichè il ‘salto della quaglia’ da uno schieramento all’altro non sarebbe una novità. Ha ‘saltato’ già due volte: non c’è due senza tre, si diceva una volta. Miccichè ha abbandonato il centrodestra nel 2008 per governare con Raffaele Lombardo, legislatura 2008-2012. E, di fatto, ha determinato l’elezione di Rosario Crocetta nel Novembre del 2012, candidandosi contro Nello Musumeci, spezzando il centrodestra siciliano. Certo, se dovessimo vedere Miccichè e Musumeci che si alleano con il PD e con il Movimento 5 Stelle alle elezioni regionali siciliane del prossimo anno, beh, qualche sorriso ironico non guasterebbe. Ma guardiamo la realtà per quella che è: che dovrebbero fare Miccichè e Musumeci? L’asse tra la Lega, gli Autonomisti di Raffaele Lombardo e, soprattutto, Roberto Di Mauro
… e allora fate un tema: che spazi operativi restano a Miccichè e a Musumeci? Certo, non è facile capire che cosa succederebbe nel centrosinistra siciliano con l’eventuale arrivo dell’attuale presidente dell’Ars e dell’attuale presidente della Regione. Già Claudio Fava – che finora è l’unico candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione siciliana – quando il grillino Giancarlo Cancelleri ha ipotizzato di ‘imbarcare’ Miccichè nel centrosinistra ha espresso un “No” grande quanto una casa. Figuriamoci cosa direbbe dell’eventuale arrivo di Musumeci! Però… Però c’è da considerare il PD, partito che alle ultime elezioni regionali, pur controllando Governo e sottogoverno regionale, ha raggranellato uno striminzito 11%. Il PD non è in grado di esprimere un candidato alle eventuali primarie del centrosinistra siciliano. Vincerebbe comunque Claudio Fava. Che, da candidato alla presidenza della Regione con una propria lista, toglierebbe inevitabilmente voti al Partito Democratico. Insomma, come lo dobbiamo dire? Al PD un’alleanza con Miccichè e Musumeci andrebbe bene. Si sbarazzerebbero di Claudio Fava. In più si porterebbero dietro un ‘pezzo’ del Movimento 5 Stelle, con parlamentari uscenti pronti a tutto pur di sopravvivere. E forse arriverebbero anche gli ex democristiani dell’UDC e del Cantiere Popolare. Questi ultimi non dovrebbero andare con la Lega e, per la legge della caduta dei gravi, finirebbero nel PD, dove ritroverebbero i ‘mastini’ ormai un po’ sdentati della sinistra democristiana. Un rimpatrio tra reduci…
Tutto fatto, allora? Non esattamente. Bisognerebbe capire quante ‘truppe cammellate’ Miccichè e Musumeci porterebbero con il loro eventuale ‘trasferimento’ nel centrosinistra. Miccichè, ad esempio, da circa sei mesi è messo ‘chi munci’, come si usa dire dalle nostre parti: ma più ‘munci’, più ‘pezzi’ di Forza Italia se ne vanno con la Lega. Forse il coordinatore di quello che resta in Sicilia di Forza Italia
Visualizza commenti