- L’Amministrazione Biden sta portando a termine il progetto di Obama interrotto per quattro anni da Trump: dare fiato ai talebani per promuovere nuove guerre e sostenere il mercato delle armi
- La storia del conflitto in Afganistan: George W. Bush, un guerrafondaio democratico ‘travestito’ da repubblicano
- Arriva Barack Obama ‘Premio Nobel per la Pace’: 100 mila soldati americani in Afganistan e guerre in Africa, per la gioia delle industrie militari americane e dell’Occidente
- 2016: l’elezione a sorpresa di Trump, fine delle guerre, la rabbia delle multinazionali delle armi, la campagna di disinformazione su Trump, la disonestà intellettuale (e le collusioni) della finta sinistra europea
- Arriva il presidente ‘postale’ Joe Biden e tornano i grandi interessi delle multinazionali delle armi e le guerre
di Economicus
L’Amministrazione Biden sta portando a termine il progetto di Obama interrotto per quattro anni da Trump: dare fiato ai talebani per promuovere nuove guerre e sostenere il mercato delle armi
In queste ore si discute dell’Afganistan finito nelle mani dei talebani. Dimenticando che questo Paese ha perso la pace nel Settembre del 2001, pochi giorni dopo l’attentato dell’1 Settembre alle Torri Gemelle. La guerra ha coinvolto quattro presidenti degli Stati Uniti: George W. Bush, Barack Obama, Donald Trump e l’attuale presidente Joe Biden. Ufficialmente, due repubblicani e due democratici. In realtà, George W. Bush non è mi stato un vero repubblicano, ma un esponente del mondo politico e imprenditoriale americano che ha sempre fomentato le guerre per vendere armi: non a caso, nelle ultime elezioni americane si è schierato con il democratico Joe Biden. L’unico presidente che ha cercato non soltanto di ritirare le truppe americane dall’Afganistan, ma anche di porre fine alla guerra è stato Trump. E questo è uno dei motivi per i quali, alle ultime elezioni presidenziali americane, hanno truccato le votazioni e lo spoglio delle schede per fare vincere Biden. Basta ripercorrere per grandi linee la storia delle presenze americane in Afganistan dal 2001 ad oggi per rendersi conto che George W. Bush, Barack Obama e, adesso, Joe Biden hanno fatto poco o nulla per la pace. Vediamo, per grandi linee, cos’è successo dal 2001 ad oggi. Seguendo, cronologicamente, gli interessi delle grandi industrie americane che producono armi.
La storia del conflitto in Afganistan: George W. Bush, un guerrafondaio democratico ‘travestito’ da repubblicano
La guerra in Afghanistan esplode nel Settembre del 2001. Il 18 Settembre 2001, pochi giorni dopo l’attacco alle Torri Gemelle guidato da Al Qaida, l’allora presidente repubblicano George W. Bush firma una risoluzione che autorizza “l’uso militare della forza” contro i responsabili dell’attentato dell’11 Settembre. Tra questi responsabili ci sono anche i talebani, ‘inventati’ e armati dagli Stati Uniti contro l’ex impero sovietico. I telebani vengono accusati di avere sostenuto ad Al Qaida. Gli americani che prendono un granchio? Ma quando mai! Prima hanno fatto guadagnare una barca di soldi alle industrie di armi statunitensi per armare i talebani; poi altri acquisti di armi per i militari americani pronti a combattere contro gli stessi talebani. Vi sembra poco? La nuova guerra americana, tra il 2002 e il 2003, disperde le forze di Al Qaida tra Afghanistan e Pakistan. Dopo di che il presidente George W. Bush inizia la strategia di pace con l’ONU spendendo 38 miliardi di dollari per aiuti umanitari. Altre commesse – questa volta non militari – per il sistema economico americano. Già in partenza si capisce che la guerra in Afganistan, per gli USA, si configura come una sorta di manovra keynesiana in favore dell’economia americana, ora per sostenere le industrie delle armi, ora a sostegno di altri settori economici statunitensi. Per la cronaca, quando, nel 2003, gli Stati Uniti hanno invaso l’Iraq operavano circa 8 mila soldati americani.
Arriva Barack Obama ‘Premio Nobel per la Pace’: 100 mila soldati americani in Afganistan e guerre in Africa, per la gioia delle industrie militari americane e dell’Occidente
Nel 2009 arriva alla presidenza degli Stati Uniti Barack Obama. I democratici, per vincere le elezioni, si sono impegnati a sostenere la grande industria di armi americana. Gli Stati Uniti sono in piena crisi economica (la bolla finanziaria del subprime del 2008). E Obama, da buon ‘democratico’, ha promesso guerre in tutto il mondo per sostenere la grande industria di armi americana. E così sarà. Mentre l’Europa consegna il Nobel per la Pace a Obama, quest’ultimo semina guerre e morte in Afganistan in Iraq e nel Nord Africa. Per ciò che riguarda l’Afganistan, la scusa è sempre quella: “distruggere, smantellare e sconfiggere la rete di Al Qaida in Pakistan e in Afghanistan, e impedire un loro ritorno nel Paese in futuro”. Per le industrie americane di armi è una pacchia: il ‘compagno Obama’ porta in Afganistan 100 mila soldati armati fino ai denti! Un record. Ovviamente, qualcosa doveva giustificare l’incredibile dispiegamento di forze e di armi: così il 2 Maggio 2011 i soldati americani acciuffano e uccidono il leader di Al Qaida, Osama Bin Laden, che si era nascosto in Pakistan. Il progetto di Obama è cedere il controllo alle forze locali entro il 2014 e lasciare l’Afganistan entro il 2016. In realtà, 10 mila soldati americani rimangono per ‘addestrare’ i soldati afghani. Altra commessa miliardaria per le industrie di armi americane.
2016: l’elezione a sorpresa di Trump, fine delle guerre, la rabbia delle multinazionali delle armi, la campagna di disinformazione su Trump, la disonestà intellettuale (e le collusioni) della finta sinistra europea
Nel 2016, a sorpresa, Donald Trump viene eletto presidente degli Stati Uniti d’America. Per le industrie di armi americane è un colpo durissimo. Trump non ama le guerre: e infatti, secondo i calcoli, non doveva essere eletto. Invece l’elettorato popolare americano gli cede e gli dà fiducia. La reazione della grande industria bellica americana è rabbiosa. Comincia la campagna di stampa planetaria contro Trump. L’aspetto incredibile è che gli europei ‘progressisti’ – che Obama aveva preso per in giro carpendo la loro buona fede – si schierano contro Trump che non vuole le guerre! Da parte sua Trump è in una posizione difficile. Come già ricordato, i democratici di Obama pensavano al ritiro dall’Afganistan, ma non per mettere fine alla guerra; i talebani, nei piani dei democratici americani, avrebbero dovuto prendersi l’Afganistan per seminare guerre in tutte le aree vicine, consentendo alle industrie americane di vendere altre armi per armare tutti i contendenti. Trump sa come stanno le cose e nel discorso dell’Agosto 2017, circa sette mesi dopo l’inizio del suo mandato, dice che il suo istinto gli consiglia di ritirarsi dall’Afganistan (per non fare la fine di John Fitzgerald Kennedy, che non voleva la guerra in Vietnam…), ma non lo fa perché, afferma, non vuole dare spazio ai terroristi. In realtà, Trump prende tempo. Sa che la grande industria delle armi chiede l’abbandono dell’Afganistan ai talebani per promuovere nuove guerre. Trump tratta con i talebani. E firma un accordo che prevede il ritiro completo delle truppe americane entro l’1 Maggio 2021; in cambio i talebani avrebbero dovuto interrompere i rapporti con i gruppi terroristi, Al Qaida in testa. E’ un accordo-aria fritta: la strategia di Trump è prendere tempo per affrontare la questione dopo la sua rielezione, perché Trump sa – e non sbaglia – che la stragrande maggioranza degli americani è con lui e non con le grandi industrie di armi americane e mondiali. Ma perde le elezioni e sappiamo come: cioè con i brogli.
Arriva il presidente ‘postale’ Joe Biden e tornano i grandi interessi delle multinazionali delle armi e le guerre
Così arriva il presidente ‘postale’ degli Stati Uniti d’America, Joe Biden. Il presidente eletto con i voti postali e con le violazioni costituzionali in quattro-cinque Stati. E qual è uno dei primi atti dell’amministrazione Biden? La vendita di 735 milioni di dollari di armi a Israele! Alla faccia dei babbei europei che hanno creduto a tutte le bugie raccontare su Trump che, alla fine, ha avuto solo la colpa di non avere promosso una sola guerra nel mondo e di non avere fatto vendere nemmeno una pistola alla grande industria di armi americana (a parte, ovviamente, le armi che queste industrie vendono ai cittadini americani: altro vergognoso affare). Oggi Biden porta a termine il progetto di Obama che Trump ha ritardato per quattro anni: Afganistan in mano ai talebani, una probabile guerra civile, disordini e guerra nei Paesi vicini, magari per questioni religiose e armi da vendere. E le ‘sinistre’ progressiste europee che fanno? Come hanno fatto finta di non vedere che Obama era solo un guerrafondaio che ha ‘rilanciato’ l’economia americana portando guerre in mezzo mondo, oggi fanno finta di non vedere che Biden sta solo completando il progetto di guerra voluto dalle multinazionali che producono armi, oggi alla disperata ricerca di guerre che la pandemia ha messo in ombra..
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