Ricordate i 180 turisti arrivati all’aeroporto di Palermo alle due di notte – per la precisione, nella notte fra il 30 e il 31 Luglio – prima sbattuti di qua e di là perché avrebbero dovuto fare il tampone e poi lasciati liberi di andare perché a quell’ora l’area tamponi era chiusa? Bene, sembra che adesso abbiano preso le misure, ma sono misure un po’ strette e, forse, un po’ complicate. Ci è infatti arrivata una telefonata per raccontarci, in diretta, le procedure che vengono applicate all’aeroporto Falcone-Borsellino. Nel caso che stiamo raccontando, la persona in questione è arrivata dalla Spagna. Bene, appena sceso dall’aereo è stato inviato a recarsi, a piedi, nell’area dove vengono effettuali i tamponi. A quanto pare l’area tamponi non è proprio a due passi e recarsi nel luogo indicato a piedi, con le valigie, con il caldo asfissiante di queste ore non è proprio il massimo dell’accoglienza.
Tutto risolto, allora? Non esattamente. Prima di effettuare il tampone bisogna registrarsi in un sito: e ci vuole, ovviamente, del tempo. Una volta effettuata la registrazione si può finalmente passare alla zona dove si effettuano i tamponi. C’è da mettersi in fila e aspettare il proprio turno. Poi, finalmente il tampone viene effettuato. E poi? Poi bisogna attendere l’esito del tampone. Quanto tempo passa per effettuare queste operazioni? Dipende dall’affollamento: e oggi, 14 Agosto, un po’ di affollamento c’è. E il tempo ci vuole. Che dire? Che a Palermo si passa da un eccesso all’altro: quindici giorni fa, via, 180 turisti arrivati in città senza alcun controllo sanitario; oggi controlli – assolutamente legittimi – ma estenuanti, in una giornata di caldo. Sarà così per tutti i turisti che arrivano in Sicilia? Non lo sappiamo. Ma sappiamo che in Sicilia c’è una grande confusione.
La nostra sensazione – ma di questo scriveremo in un articolo a parte – è che un po’ tutti, in Italia, con riferimento al Governo nazionale e a chi governa le Regioni, devono aver realizzato che lasciar passare tutti i turisti in piena pandemia, mentre infuriano le varianti del virus, potrebbe essere stato un grandissimo errore. Per noi non è una novità: noi, da quando è esplosa la pandemia, non abbiamo fatto altro che scrivere che la libera circolazione delle persone, mentre infuria una pandemia, è una follia allo stato puro. Noi restiamo dell’idea che la prima cosa da fare, quando scoppia una pandemia, non è la campagna vaccinale con un vaccino sperimentale, ma la rigida chiusura delle frontiere, proprio come ha fatto lo scorso anno la Nuova Zelanda che, in due mesi di chiusure, ha debellato il virus. Certo, poi sotto la pressione degli operatori turistici hanno riaperto le attività, anche se con controlli severissimi. Ma, per quanto accurati possano essere i controlli, il microrganismo responsabile della pandemia – in questo caso il virus SARS-COC-2 con le sue varianti – arriva sempre. E infatti in Nuova Zelanda hanno chiuso di nuovo le frontiere bloccando alcune attività e non escludono di non far entrare più nessuno fino al 2022. Questi sono i fatti. Che cosa potrebbe succedere in Italia dove è stato fatto e si continua a fare l’esatto contrario dell’esempio neozelandese? Di questo parleremo in un prossimo articolo.