Ricordate la nave Sumatra? E’ una nave carica di grano canadese un po’ ‘andato, tra umidità e insetti. Da due mesi e forse più naviga in lungo e in largo per il Mediterraneo alla ricerca di un porto dove scaricare il ‘meraviglioso’ cereale. A Giugno si è presentata nel porto di Annaba, in Algeria. Da dove è stato respinto. Così il 30 Giugno la nave ha ripreso il carico. Ed è finita nel porto di Ravenna. Qualcuno ha raccontato la storia al senatore della Basilicata Saverio De Bonis, che si è catapultato al porto di Ravenna. Il parlamentare – che è anche il presidente di GranoSalus, Associazione di agricoltori produttori di grano duro del Sud e della Sicilia e di consumatori – non si è limitato a protestare: ha anche investito della questione il Parlamento. La vicenda è finita al centro di un question time con il Ministro grillino nordista della Politiche agricole, Stefano Patuanelli. Sembrava pacifico che il carico di grano – che se è arrivato in Italia potrebbe essere stato acquistato da qualcuno – dovesse essere respinto. Invece, a metà Agosto, ‘a scurdata’ come si usa dire in Sicilia, la nave Sumatra è ricomparsa. Ne parla l’Agenzia di stampa quotidiana AGRICOLAE.EU con una dichiarazione dello stesso senatore De Bonis:
“Mi sono recato nuovamente nel porto di Ravenna per assumere ulteriori informazioni sulla nave Sumatra e il suo carico di grano avariato. La merce è giunta nei magazzini Eurodocks, nel porto ravennate, nonostante le autorità sanitarie ne avessero vietato lo scarico qualche giorno fa, come era già successo al porto di Annaba in Algeria, con un provvedimento di non ammissione all’importazione. Dopo qualche giorno in rada l’imbarcazione è tornata nel porto e, grazie all’autorizzazione concessa dalla Direzione generale della sanità (U.V.A.C. – P.C.F.) dell’Emilia-Romagna, su istanza dell’importatore Casillo, ha potuto scaricare il grano in regime di deposito doganale, con riserva di successiva definizione delle azioni da intraprendere. Entro sessanta giorni l’importatore deve decidere se distruggere il grano in una struttura autorizzata, rispedire la partita fuori dall’Unione europea oppure sottoporla a un trattamento speciale destinandola a usi diversi da quelli previsti originariamente. Da un mio sopralluogo veloce non mi è stato possibile controllare la partita sotto blocco. Mi riservo di effettuare ulteriori verifiche per accertare la rintracciabilità della merce”.
La notizia, insomma, è che la partita di grano canadese avariato respinto dall’Algeria si trova adesso nei magazzini del porto di Ravenna! Rileggiamo cosa abbiamo scritto lo scorso 27 Luglio scorso, quando immaginavamo – sbagliando – che le autorità italiane avrebbero respinto questo carico di grano avariato: “Nel sito di GranoSalus troviamo la storia di questa nave. Si parla di ‘Grano avariato dall’Algeria a Ravenna’. E ancora: ‘Mentre il reddito degli agricoltori è compromesso dai tagli alla PAC, continuano ad arrivare navi cariche di grano estero di dubbia qualità (o avariato) che deprimono il mercato italiano. Al porto di Ravenna è approdata il 7 Luglio la nave Sumatra, respinta dalle autorità algerine perché il carico di frumento duro canadese era avariato. Se n’è parlato ieri al question time in Senato con il Ministro Patuanelli’. Per la cronaca, Stefano Patuanelli è il Ministro delle Politiche agricole grillino e nordista di Trieste che ha penalizzato l’agricoltura del Sud e della Sicilia per favorire l’agricoltura del Nord Italia. ‘La nave è una Bulk carrier, IMO 9753260, battente bandiera portoghese – leggiamo sempre su GranoSalus – che si è rimessa in mare il 30 Giugno dopo essere stata respinta al porto di Annaba, in Algeria, dalle autorità statali per motivi sanitari. Come riferiscono attendibili fonti giornalistiche straniere, al suo interno vi erano insetti e un odore sgradevole, probabilmente a causa di infiltrazioni d’acqua’. Insomma, è molto ‘confortante’ sapere che un carico di grano con insetti, con ‘odore sgradevole’ e con ‘infiltrazioni d’acqua’ è arrivato nel Nord Italia. Attenzione all’acqua, perché è grazie all’umidità che si sviluppano i miceti che producono micotossine, sostanze tossiche per la salute umana e animale. Precisazione importante, perché il fatto he questo grano possa essere utilizzato per gli animali non migliora lo scenario, perché poi le uova, il latte, i formaggi e la carne finiscono nelle nostre tavole!“.
In questo momento non sappiamo che fine farà questo grano. Certo, potrebbe essere distrutto. Anche se è molto singolare che le autorità italiane – in particolare, dalla Direzione generale della sanità (U.V.A.C. – P.C.F.) dell’Emilia-Romagna, su istanza dell’importatore Casillo – abbiano autorizzato lo scarico di questo grano! I nostri lettori sanno che in Nord Africa non amano il grano canadese. Nel 2017 abbiamo appurato che, per preparare il cus cus, i nord africani coltivano il grano duro e siccome i quantitativi che non riescono a coltivare non bastano per il sostentamento della propria popolazione, lo importano dalla Sicilia e dalla Puglia! Così assistiamo al paradosso: il grano duro del Sud Italia e della Sicilia – che, sotto il profilo della qualità, è uno dei migliori del mondo – finisce in Nord Africa, mentre in Sicilia e in Puglia arrivano le navi con il grano duro estero, soprattutto canadese (lo scorso anno, in Puglia, è andato in scena un vero e proprio ‘festival’ delle navi estere cariche di grano…). A metà Marzo di quest’anno, quando il prezzo del grano duro siciliano non era ancora arrivato a 32 euro al quitale, ben 500 mila quintali di grano duro sono stati esportati in Tunisia. Eh già, in Tunisia avranno problemi di gestione dello Stato, ci rifilano migranti a più non posso, però il grano lo vogliono buono.
Che dire? Che, adesso, bisognerà capire se il senatore De Bonis riuscirà a sapere – ea comunicare ai cittadini – che fine farà il carico di grano della nave Sumatra. Noi, intanto, diamo sempre i nostri, soliti consigli ai nostri lettori: evitate la pasta industriale ed acquistate solo pasta locale artigianale. Del resto, ormai in tutto il Sud Italia e in Sicilia non mancano i pastifici locali. Spenderete un po’ di più, ma almeno avrete la garanzia di portare in tavola pasta preparata con i grani duri locali. Volendo, potete anche acquistare la farina e preparare la pasta in casa. La pasta industriale preparata dalle industrie del Nord lasciamola portare in tavola ai nostri amici del Nord Italia. Il consiglio vale anche per il pane: acquistate il pane solo nei negozi di fiducia: dovete avere la garanzia che il pane venga preparato con il grano duro locale o con grano duro meridionale. Volendo, il pane si può preparare anche in casa. Più problematico il mondo delle pizzerie. Anche in questo caso, vale lo stesso consiglio: solo pizzerie di fiducia. E, quando potete farlo, acquistate la farina prodotta da grani locali, il pomodoro locale e la pizza preparatela in casa!
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