di Nota Diplomatica
La zuppa pronta americana Campbell’s è probabilmente più nota nel mondo per una serie di 32 tele create nel 1962 dall’artista Andy Warhol (1928-1987) anziché per gli sforzi commerciali della stessa azienda produttrice. Lo straordinario – e per certi versi improbabile – successo dell’edizione fece crescere la reputazione di Warhol al punto da renderlo la figura più rappresentativa della “pop art” americana del 20° secolo, tutt’ora descritto come “il secondo artista più comprato e venduto al mondo dopo Pablo Picasso”. Da allora i barattoli rossi e bianchi dell’azienda sono rimasti sostanzialmente inalterati – forse partendo dalla saggezza popolare americana secondo la quale “If it ain’t broke, don’t fix it” – “Se non è rotto, non aggiustarlo”. Il tempo passa però e la Campbell’s ha annunciato in questi giorni il primo “redesign” (foto sopra) della famosa etichetta immortalata da Warhol.
Nei fatti, redesign è una parola grossa per una modesta rivisitazione. L’impianto di base resta quello che era. La modifica più ovvia è il ritocco apportato alla scritta “Campbell’s”. Il nome appare nella nuova versione in un corsivo che – si asserisce – riprodurrebbe la grafia della firma del fondatore dell’azienda, Joseph Campbell, ma senza l’ombreggiatura finora presente. Poi, la parola “soup” in fondo all’etichetta è ora meno vistosa e utilizza un carattere più “pulito”. L’azienda ha spiegato con un comunicato stampa che i cambiamenti “evocano ancora lo stesso senso di conforto, di bontà e di americanità” del design precedente. La società ha fatto poi sapere a parte che procederà ad aumentare i prezzi del 5% sull’intera linea.