Noi troviamo, nel documento reso ufficiale, alcune linee in bianco, il che vuol dire che sono state soppresse alcune cose. E perché darsi tanta pena? I relatori credevano forse che sarebbe stato troppo quel che è stato soppresso della relazione originale? “L’argomento vittorioso a pro del nuovo ordine di cose, quello che più persuade le popolazioni è il potere ad essa dimostrare con l’evidenza dei fatti che in tutti i rami della cosa pubblica regna la giustizia”. Veramente? Questa giustizia regna in tutti i rami? E tuttavia il deputato Brofferio disse, parlando di questo soggetto: “Vengo alla giustizia. In questo dicastero v’ha una tale confusione di babilonia, che la simile non ho veduta né udita mai… A Palermo, a Napoli, come anche nella altre province novellamente annesse, vi sono avvocati che non vogliono più disputar le cause, giudici che non sanno più come giudicarle, abbiamo una corte di cassazione ormai esautorata, abbiamo terze istanze, che si dicono in via e non giungono mai”. Il deputato Ranieri assicurava che: “Le province napoletane hanno visto nella legislazione incomposta delle leggi piemontesi non un progresso su quel che avevano già, ma un passo indietro”. La storia registrerà come un aspetto celebre della dominazione piemontese il sistema di incarcerazione e quello dei sospetti, di cui s’occupò la Camera dei Comuni del Parlamento inglese nella memorabile tornata dell’otto maggio 1873. E un generale piemontese, Mazzè De la Roche, diceva in un ordine del giorno: “Giacciono nelle prigioni in gran numero carcerati sul di cui conto non si sa quali misure prendere, perché non si consce alcun dato della loro carcerazione, tranne la vaga imputazione di connivenza col brigantaggio. Non di rado si trovano molte persone così arrestate che invece dimostrano con prove evidenti essere state esse stesse vittime dei briganti prima, e poi di denuncia per vendetta privata. Di là lo smacco che ricade sulle autorità col dover rimettere in libertà, a meno di ostinarsi in un diniego evidente di giustizia”.
Il deputato Ricciardi diceva in una lettera indirizzata al ministro Rattazzi (stampata nella Nuova Europa): “Vi dirò che le cose sono giunte a tal punto in questa parte d’Italia (il Regno delle Due Sicilie), che la maggioranza non ha più fede nella durata del nuovo governo, che, non temo d’affermarlo, è aborrito qui generalmente. Aggiungo che la giustizia e la legge sono parole prive di senso, non svolgendo la magistratura il suo dovere che molto imperfettamente e dipendo la vita dei cittadini, nei luoghi infestati dal brigantaggio, dal buon piacere delle autorità militari i cui abusi sono crudeli da far drizzare i capelli. Da un anno, migliaia di persone sono state passate per le armi, senza alcun giudizio e per ordine d’un semplice capitano o luogotenente; di modo che molti innocenti sono periti miseramente”.
“Le operazioni della leva porgono la prova palpabile di questa asserzione… Il risultamento ha sorpassato le migliori speranze… La leva ha avuto un esito che, senza tema d’esagerazione, può essere chiamato magnifico; basti dire che perfino nelle regioni garganiche il numero dei renitenti è stato scarsissimo…”. Dopo di che si dovrebbe credere che altrove non ci sono renitenti del tutto. Perché allora pubblicare una legge che fa punire i renitenti come disertori e giudicare i loro complici dai tribunali militar? Il deputato Polsinelli diceva: “I coscritti della leva d’appresso di noi dovevano essere tradotti con la forza… Quelli che sono stati costretti a partire dalle autorità ritornarono immediatamente… Ora sono in armi e bisogna combatterli”.
Gaetano Marabello Verità e menzogne sul brigantaggio, Controcorrente Edizioni, pag. 103, 104.
Foto tratta da BitontoViva
Articolo tratto da Regno delle Due Sicilie.eu