Dicono che l’Unione europea è una e indivisibile? Benissimo. E allora perché non fare emergere le eventuali contraddizioni sul green pass? Ricordiamo che, nei giorni scorsi, il Tribunale delle Canarie – Regione della Spagna – ha sospeso la misura che prevedeva l’obbligo di presentare il green pass per accedere a bar, ristoranti e via continuando. La restrizione era entrata in vigore Lunedì 26 luglio nell’isola di Tenerife ed è stata bloccata dopo pochi giorni grazie a un ricorso presentato da un folto gruppo di commercianti. Le Canarie sono isole che vivono di turismo. E, fino a prova contraria, anche la Sicilia – come del resto l’Italia – vive anche di turismo. Tra l’altro, l’intera area delle Canarie veniva descritta come zona di allerta massima per l’alto indice di contagi: ma nonostante questo i giudici hanno dato ragione ai commercianti delle Canarie.
Noi riteniamo giuste le proteste contro il green pass che, peraltro, vanno in scena in mezzo mondo (oggi, ad esempio, in tante città della Francia sono previste grandi manifestazioni di massa). Ma è anche importante di mettere in difficoltà il Governo di Mario Draghi sul piano giuridico. Se i giudici del TAR Sicilia dovessero dare torto a commercianti siciliani (il ricorso dovrebbe essere presentato al Tribunale Amministrativo regionale) lo dovrebbero motivare. Intanto verrebbe fuori la differenza tra Giustizia spagnola e Giustizia italiana sul un medesimo argomento. Lo Stato o la Regione siciliana difenderebbero il green pass motivandolo come mezzo di contenimento dei contagi. Ma, a questo punto, dovrebbero spiegare come mai – se il green pass è stato istituito per contenere i contagi – in Sicilia entrano turisti crocieristi e migranti! Insomma, il ricorso metterebbe in grande difficoltà Stato e Regione siciliana e dimostrerebbe – nel caso in cui tale ricorso venisse respinto – che nell’Unione europea, sul green pass, si utilizzano due pesi e due misure.
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