di Marco Morana
Porre argini al potere era l’esigenza, parecchio avvertita, nei secoli passati. Questa idea è si è fatta strada ben prima della Rivoluzione Francese. Visto che per secoli, l’Europa, fu falcidiata da guerre e tirannie. In particolare, la Guerra dei 30 anni (1618 -48) aveva dissanguato il vecchio Continente. Ne seguirono imposizioni fiscali, in quasi tutti gli Stati, su popolazioni ormai allo stremo. Le rivolte furono inevitabili. Ed è in quegli anni che in particolare in due Paesi, Francia e Inghilterra, prende forma l’idea di quello che sarà la Stato nazionale. Processo lungo e attraversato da guerre civili, conseguenza dello scontro fra il potere regio e le spinte antiassolutistiche. La storia delle Costituzioni è ancora più recente. Tutte hanno un minimo comune denominatore, che incarna un antico desiderio: è la legge che detta le regole al potere di chi governa, e non l’arbitrio di altri uomini. Il popolo è sovrano, sì. Ma anche la sovranità del popolo deve avere un recinto, un confine invalicabile. E’ importante sbarrare la strada a qualsiasi esuberanza. Non rileva che il tiranno sia una
persona o un popolo intero. Per far ciò, occorrono Parlamenti e Carte costituzionali che stabiliscano fin dove può spingersi la legge stessa. A garanzia di questo meccanismo ci sono le Corti e i Giudici terzi. Porre gli argini ai governi è un’esigenza eterna, perché il travalicare i limiti è connaturato alla condizione umana: chi ha potere tende ad abusarne.
In una situazione di emergenza, come quella che stiamo vivendo ormai da due anni, può essere giustificata la sospensione di quelli che sono i connotati di questo Stato fondato sulla Legge e non sull’arbitrio? Decisamente, no. I diritti degli individui valgono sempre o non sono tali. Il codice di Norimberga che vieta qualsiasi trattamento sanitario contro la volontà del soggetto, è sempre lo stesso. Non cambia. Mai. Un principio che ha la stessa valenza di una formula matematica. Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, noto filosofo, qualche giorno fa è intervenuto con una lunga riflessione, dopo che il governo ha annunciato l’introduzione del green pass per fronteggiare l’epidemia di Coronavirus. Scrive Cacciari: “Viviamo da oltre un ventennio in uno stato di eccezione che, di volta in volta, con motivazioni diverse, che possono apparire anche ciascuna fondata e ragionevole, condiziona, indebolisce, limita libertà e diritti fondamentali. E ciò in un contesto complessivo in cui cresce la crisi dell’idea stessa di rappresentanza e, nel nostro Paese, da un decennio ormai la dialettica politica e parlamentare non è in grado di esprimere da sé la guida del governo.”
Ciò appare fondato. Sembra che ci sia, sovente, una ragione a causa della quale dobbiamo rinunciare ad un nostro diritto. Per non andare troppo lontani, nei due decenni appena passati, l’attacco era rivolto ai diritti dei lavoratori. In nome di una crisi economica da fronteggiare. Licenziamenti più facili, più ore di lavoro pagate meno, sempre minore importanza ai contratti collettivi. Quello che era lo Statuto dei lavoratori è stato, in buona sostanza, eroso a poco a poco. Tanto che è rimasto poco o nulla della logica della vecchia legislazione: tutelare la parte più debole. Si era convinti, magari in buona fede, che conferire più potere alla parte datoriale si traducesse in un incremento dell’occupazione. Così non è stato: la crisi economica si è, anzi, acuita, ed è stata aggravata dalla minore sicurezza economica dei lavoratori. I diritti, ridotti all’osso. Dispersi in una congerie di contratti con poche tutele. Sospendere o togliere diritti per fronteggiare una contingenza non funziona. Anche perché, superata l’emergenza, chi garantisce il ritorno alla condizione precedente?
Spesso, la legislazione emergenziale è volta a fronteggiare il problema che si presenta ma non prevede una via d’uscita. Quale sarebbe, nel caso, dello stato d’emergenza per il Covid 19, l’exit strategy? Quando finirà questo stato d’eccezione? Perché è ragionevole pensare che non si possa aspettare la fine del virus: probabilmente ci accompagnerà per decenni. Il Governo ha spesso bypassato il Parlamento con la decretazione d’urgenza e ha assunto decisioni che hanno profondamente inciso sulla nostra libertà di movimento, sulle nostre relazioni sociali, non di rado sugli affetti, persino sul sentimento religioso; per un tempo indeterminato, infinito, inafferrabile. Non se ne vede la fine. Lo stato di emergenza serve a fronteggiare una situazione a cui non si è preparati. Contro la quale non si dispone degli strumenti
idonei a fronteggiarla. Ma, ancora dopo due anni, ci fanno capire di non avere preso le misure adeguate. E, come se non bastasse, questi provvedimenti si sono rivelati oltre che poco efficaci addirittura contraddittori.
L’àncora di salvezza oggi sembra essere rappresentata dal green pass. Ennesima soluzione tirata fuori dal cilindro da questo trust di cervelloni. In realtà, tale documento non attesta l’avvenuta immunizzazione, tant’è che chi ce l’ha deve comunque mantenere distanze e mascherine. Ha solo l’effetto di limitare ancora di più, a tempo indeterminato, le libertà individuali, creando cittadini di Serie A e cittadini di Serie B. Anche se ad una più attenta analisi, la piena libertà di movimento è negata pure ai possessori di green pass, senza la quale non possono esercitarla. Quindi il loro status di liberi cittadini non deriva più dalla Carta costituzionale ma da un lasciapassare del governo.
Il nocciolo della questione non è tanto la green pass. Servisse davvero a debellare il virus, in un tempo certo, si potrebbe pure sacrificare qualcosa. Per il bene di tutti. Ma è questo clima da propaganda continua che non ammette il dissenso: le voci dissonanti vengono spesso tacitate. Ciò che spaventa è questa atmosfera da caccia all’untore di manzoniana memoria. Come se chi non si è vaccinato contro il Covid per libera scelta, visto che non vige l’obbligo vaccinale, fosse un criminale, un assassino, un reietto da espellere dal consesso civile. Peraltro, non si capisce nemmeno in nome di quale certezza o principio scientifico. Regna la confusione, generata da decreti astrusi. E la confusione si accompagna alla dialettica del tutti contro tutti, all’aggressione verbale quando non alla minaccia fisica vera e propria. E’ preoccupante. Parecchio. Segnali che richiamano la deriva autoritaria. In tale situazione è facile perdere la bussola. Una nuova forma di fascismo ha preso il sopravvento in un clima di totale caos. Quando i diritti vengono meno, vengono meno per tutti. La deriva autoritaria è per tutti. Come è per tutti la democrazia. Solo gli sciocchi o delle menti poco accorte possono pensare di salvare la condizione di cittadini liberi per il solo fatto di possedere una green pass o di avere effettuato una vaccinazione. Ti tolgono la casa, e ti danno un ombrello. E tu sei contento perché così non ti bagni.
Foto tratta da Oltre il ponte