Cosa vi hanno raccontato della battaglia di Milazzo? Garibaldi di qua, Garibaldi di là. Tutte bugie. La verità sulla battaglia di Milazzo è che l’armata anglo-piemontese-garibaldino-ungherese-mafioso-camorrista e… sabauda era – come in tutte le battaglie garibaldine in Sicilia – numericamente superiore ai soldati Duosiciliani. Ma lo scrittore Dumas ha inventato di sana pianta atti eroici di Garibaldi che invece scappava per terra e per mare temendo di essere scannato! Sì, questa non ve l’hanno raccontata, vero? Non ve l’hanno detto che durante la battaglia di Milazzo Garibaldi scappò su una nave? A celebrare le ‘gesta’ del nizzardo – che ne nestava nascosto in una nave – ci avrebbe pensato lo scrittore Dumas. al quale Garibaldi aveva dato alcune lettere che gli avrebbero consentito di incassare, a Palermo, 100 mila franchi. Ma il sindaco di Palermo dell’epoca si rifiutò di pagare. E poiché i resoconti che Dumas scriveva e diffondeva in Francia e in altri Paesi europei erano troppo importanti – resoconti dove Dumas si inventava tutto per celebrare Garibaldi e la grande impresa dei Mille – tocco allo stesso Garibaldi mettere le mani in tasca e pagare lo scrittore di ‘verità’. Il nizzardo non aveva 100 franchi: ne aveva 60 mila; ovviamente non erano soldi suoi: erano i soldi che aveva trafugato dal Banco di Sicilia il narratore di ‘verità’ si accontentò e continuò a inventare per i francesi e per le Capitali europee cumuli di bugie sulle vittoria di Garibaldi in Sicilia. E’ così che è nata l’Italia. E, non caso, è quella che è. ma adesso diamo la parola a Giuseppe Scianò, che ci racconta come andarono veramente le cose a Milazzo.
“Nel momento culminante della battaglia (di Milazzo ndr) il Bosco manda a chiedere al Pironti l’invio di 300 uomini che, intervenendo freschi ed inaspettati in quel combattimento, avrebbero potuto fare volgere in favore dei Duosiciliani l’esito di una fase almeno della battaglia. Il Pironti rifiuta ancora una volta di partecipare ai combattimenti. Consente tuttavia che 100 dei suoi soldati siano utilizzati nell’opera di soccorso sanitario e per trasportare i feriti ed i morti all’interno della fortezza. Analogo rifiuto (di mandare altre truppe) oppone, da Messina, il Clary ad alcuni messaggeri, inviatigli dal Bosco per aggiornarlo sullo svolgimento delle operazioni militari e per fargli comprendere che l’Armata Garibaldina può essere sconfitta. A condizione però che in campo scenda almeno un altro reggimento di soldati Duosiciliani. Niente da fare. Il Bosco viene lasciato solo in un rapporto con il nemico che va certamente oltre l’uno a cinque”. Come potete notare, ci sono già due altri ufficiali Duosiciliani, che invece di aiutare chi combatte contro Garibaldi, li ostacola. Ed è evidente: sono al soldo degli inglesi, anche se formalmente rimangono nell’esercito Duosiciliano. ‘Traditori dall’interno’.
“In campo garibaldino, tuttavia, le perdite sono notevolissime ed il Medici non sfonda, né riesce ad accerchiare il Bosco. Nonostante l’intervento del Generale Cosenz che, da posizione di riserva, è intanto sceso in campo con i suoi uomini. Garibaldi si muove con difficoltà, come sempre nelle battaglie campali o, meglio, nelle battaglie vere e proprie. Rischia anche di essere travolto dalla carica di un drappello di cavalieri Duosiciliani. Lo Stato Maggiore Garibaldino, a questo punto, lo invita a recarsi sul «Veloce», a debita distanza cioè dalla zona dei combattimenti. Sia pure a malincuore, il Generale-Dittatore decide di accettare l’«invito» e si reca quindi a bordo del Veloce da dove seguirà gli scontri, da spettatore, con il suo binocolo”. E questo sarebbe l’Eroe dei due Mondi! In realtà è un pupazzo nelle mani degli inglesi che, corrompendo giornalisti e scrittori di mezza Europa, lo fanno passare per mito e eroe. In realtà è solo un poveraccio che scappa da una battaglia! In realtà, conscio di stare facendo una figura da due lire, in un momento di resipiscenza Garibaldi ordina al comandante della nave di avvicinarsi alla riva per sparare cannonate alle spalle contro i Duosiciliani. Ecco come sono andate le cose: “A questo punto Garibaldi fa avvicinare il più possibile alla spiaggia il Veloce e dà disposizioni per fare bersagliare di cannonate le truppe Duosiciliane. Le cannonate sono a mitraglia e per la verità soltanto raramente raggiungono le truppe Duosiciliane. Il Pironti ha uno sprazzo di amor di patria ed ordina ai suoi uomini di sparare cannonate a palla dal forte sul Veloce. È un imprevisto al quale Garibaldi non ha pensato. I colpi riescono a sfiorare il piroscafo garibaldino che è costretto ad allontanarsi «velocemente» da quell’area, tenendo fede alla propria denominazione”. Così Garibaldi scappa due volte dal campo di battaglia di Milazzo. Ci penseranno gli “scrittori salariati”, come di chiamava Antonio Gramsci, a raccontare un sacco di fesserie celebrando la vittoria di un Garibaldi che era scappato due volte!
Giuseppe Scianò E nel mese di Maggio del 1860 la Sicilia diventò colonia!
Foto tratta da MessinaWebTv