“La nave Sumatra, attraccata al porto di Ravenna ormai da diverse settimane con un carico di 337 mila quintali di grano duro canadese, ha ricevuto un provvedimento di non ammissione allo sbarco da parte delle autorità sanitarie italiane. La nave era già stata respinta dalle autorità algerine perché la merce non era conforme agli standard concordati con il fornitore… La nave dovrà liberare la banchina 31 del porto, benché ci fosse già un importatore italiano pronto a ricevere il suo carico. Felice che il mio contributo abbia portato a questo risultato”. Così scrive sulla propria pagina Facebook il senatore della Basilicata, Saverio De Bonis. Era stato lo stesso parlamentare, nei giorni scorsi, a dare la notizia della presenza di questa nave nel porto di Ravenna. In un post successivo De Bonis aggiunge: “Con la nave di grano duro #Sumatra, respinta ieri (l’altro ieri per ci legge ndr) al porto di Ravenna dalle autorità italiane, abbiamo compiuto un ulteriore passo nella difesa del mercato cerealicolo italiano e della salute dei consumatori. Ne abbiamo parlato oggi con GreenMe”. Andiamo a leggere insieme cos’ha detto De Bonis al giornale on line GreenMe.
“La nave non aveva scaricato e i pareri inviati dall’Asl e dall’ufficio sanità marittima di Ravenna al Ministero sono negativi. Tra oggi e domani dovrebbe uscire dal porto. Non sappiamo se scaricherà altrove, se farà un’opposizione. Di certo adesso la situazione presenta queste condizioni, che ho voluto verificare direttamente. Ho visto che la nave era alla banchina 31 ma senza movimentazione”. ala domanda del perché una nave con grano avariato sia arrivata in Italia dopo essere stata respinta dall’Algeria, De Bonis risponde facendo balenare un dubbio: “Purtroppo può accadere. Tra l’altro, la nave è attraccata in Sardegna e non sappiamo lì cosa sia accaduto”. Già, cosa potrebbe essere accaduto in Sardegna? Forse a questa domanda dovrebbero rispondere le autorità sarde. Sulla base di quali motivazioni le autorità italiane hanno respinto il carico di grano canadese? E cosa potrebbe succedere adesso? “Le autorità sanitarie, non avendo esaminato il carico, hanno dedotto che se i colleghi algerini hanno espresso il diniego, non era necessario esaminare il contenuto del carico. Hanno sfruttato le norme europee per far sì che il sospetto fosse motivo di diniego dello sbarco. Ma l’importatore potrebbe far ricorso al TAR. L’altro scenario è che la nave possa andare in un altro porto europeo, il terzo che torni a casa”. Dopo di che, alla domanda: e se non ce ne fossimo accorti?, De Bonis risponde così: “Non è il primo caso di navi intercettate e rifiutate. Il nostro sistema di controllo funziona bene anche se solo il 6% dei carichi vengono analizzati con esami sui campioni. Nel restante 94% dei casi è solo un controllo documentale. Per questa volta è andata bene”. Chiaro? Quante altre navi cariche di prodotti alimentari – grano e altri cerali, ma non soltanto grano e cereali – arrivano in Italia senza essere controllate?