J'Accuse

Formazione professionale siciliana: il ritorno di Ludovico Albert!

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  • Albert, già dirigente generale ai tempi del Governo di Raffaele Lombardo, è stato inserito in un  Comitato per le politiche regionali della Formazione Professionale siciliana
  • Caso IAL: le domande ancora senza risposta
  • U veru surdu è ku nun voli sentiri

da Costantino Guzzo
Vicepresidente Presidente Associazione Sindacale Lavoratori 99,9%
riceviamo e pubblichiamo 

Albert, già dirigente generale ai tempi del Governo di Raffaele Lombardo, è stato inserito in un  Comitato per le politiche regionali della Formazione Professionale siciliana

La Prima Repubblica ci ha lasciato un retaggio, un vezzo, una malacreanza che mai e poi mai alcuno in Italia sradichera’ dal sistema politico. È il teatrino dei figurini: personaggi minori della politica, gente media, mediocre sia nelle qualità umane che nelle competenze, bardi delle terga altrui, trottole che ruotano e giorno dopo giorno accumulano incarichi, prebende, poltrone, seggiole e seggiolini. I figurini servono solo a colorare di grigio qualsiasi sistema ove vengono allocati, a volte come esperti, altre come rappresentanti, altre come tecnici: parrucconi insomma, utili servi sciocchi di coloro che l’incarico ha procurato loro. E così l’Italia ammorba nel sistema delle cortigianerie da cui non restano immuni né Chiesa, né Sindacati, né Giornalettismo e pur anche il Terzo Settore. Così apprendiamo che recentemente è stato costituito un Comitato per le politiche regionali della Formazione Professionale siciliana. Vi appaiono nomi importanti, di esperienza, come quello dell’assessore Roberto Lagalla “che si perita di aver rimesso in moto la Formazione” ! Ricompare, personaggio kafkiano, un altro nome di grossa esperienza, quello del Prof. Ludovico Albert, l’uomo venuto da tanto tanto lontano! Sì, proprio lui, il sagace filosofo piemontese, giunto non solo, da come si evince in alcune intercettazioni ambientali, per sistemare i conti della Cisl all’interno dello IAL , ma molto probabilmente per azzerare anche la Formazione Professionale siciliana legata ai clienti della Prima Repubblica. E su questo secondo obiettivo nulla a che ridire, visto i risultati realizzati: macelleria sociale, stato di disoccupazione dei lavoratori e implementazione del precariato.

Caso IAL: le domande ancora senza risposta

Ma, se attribuiamo, da buoni meridionali esterofili, la qualifica di esperto in Formazione all’interno di questo Comitato al Prof. Ludovico Albert, allora significa che egli è in grado di rispondere a domande importanti per il Comparto. Caro Direttore de I Nuovi Vespri, Giulio Ambrosetti, paziente e cortese, purtroppo io parlo quasi esclusivamente il vernacolo, il dialetto della mia terra: potrebbe Ella girare all’esperto le mie domande in buon italiano, giacché io rischierei di non esser compreso dal dotto ospite  Semplici domande che da tempo già han trovato eco in questa rubrica de I Nuovi Vespri. Come può un Ente in default finanziario, decotto come lo IAL essere accreditato in un bando pubblico tipo quello dell’Avviso 20? Come può un Ente in default finanziario come lo IAL avere riconosciuto la personalità giuridica dall’amministrazione regionale? È sicuro, Prof. Ludovico Albert, uomo della provvidenza venuto da tanto tanto lontano, di avere la giusta esperienza per concorrere all’attribuzione di “esperto” che qualcuno non vede l’ora di affibbiarle? Perché, da ciò che si evince dall’ordinanza del Tribunale di Palermo sezione V Civile Specializzata in Materia di Impresa, appare chiaro che l’Ente era in default finanziario, decotto e non occorre avere la laurea per capire che i controlli attuati dall’amministrazione regionale o sono stati troppo superficiali o sono stati affidati a dei veri e propri incompetenti!

U veru surdu è ku nun voli sentiri

Un detto siciliano recita: CERCU ALLIEVI E TROVU PRUFISSURA: forse il vero problema che attanaglia la Formazione è che siamo in presenza di troppi professori. Direttore, la ringrazio per la mediazione linguistica anche se me ne sovviene un altro di proverbio, più saggio ancora: U veru surdu è ku nun voli sentiri.

 

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