Guardare la partita di stasera, questo sì: è sempre uno spettacolo. Tifare, invece, per la gente del Sud e per i siciliani, è un’altra cosa. Il calcio è bello, divertente, coinvolgente. Certo, ci sono meridionali e siciliani che non si vogliono ‘azzannare il cervello’ con considerazioni storiche e politiche e si sentono italiani e basta. Ci sta anche questo. Del resto, accorgersi delle cose che non vanno solo quando i problemi toccano il ‘particulare’ è una caratteristica di tanti meridionali e di tanti siciliani. Ma dimenticare la storia e ignorare quello che sta succedendo in questi giorni nel nome del calcio che diventa uno strumento di “nazionalizzazione delle masse”, beh, visto da Sud e Sicilia appare esagerato. Anche perché, proprio in questi giorni, gli amici del Nord stanno esagerando. Nelle scorse settimane hanno scippato alle Regioni del Sud e alla Sicilia una quota importante di risorse FEARS stravolgendo i criteri di assegnazione dei fondi europei in agricoltura. Soldi destinati alle imprese agricole di Sud e Sicilia finiti alle imprese agricole del Nord. In queste ore sta andando in scena una delle più grandi porcate di danni di Sud e Sicilia di tutti i tempi: lo scippo di oltre 90 miliardi di euro di fondi europei da parte del Nord. E’ la storia che raccontiamo da giorni e che abbiamo riassunto stamattina: il Governo Draghi e i partiti che lo sostengono – Movimento 5 Stelle, Lega, PD, Forza Italia, Italia Viva e la ‘sinistra’ di Liberi e Uguali – stanno massacrando il Sud e la Sicilia, tanto che il 15 Luglio è prevista una manifestazione di protesta a Roma.
Ora, è il caso di mescolare il calcio con la politica? No: siamo i primi a dire che saremo davanti la televisione a goderci la partita che andrà in scena allo stadio Wenbley di Londra. Ma continuare a sentirci italiani quando, in Italia, noi meridionali e noi siciliani siamo trattati da colonizzati, da terroni, da uomini e donne che fanno parte di una razza inferiore ci sembra troppo. Allora vediamoci anche la finale Italia-Inghilterra, ma non dimentichiamo che l’Italia ufficiale, ancora una volta, sta derubando il Sud e la Sicilia. Guardiamoci pure la partita, ma non dimentichiamo di dire ai signori di Movimento 5 Stelle, Lega, PD, Forza Italia, Italia Viva e la ‘sinistra’ di Liberi e Uguali che meridionali e siciliani non sono stupidi. Ci sono, è vero, nel Sud e in Sicilia coloro i quali si rifiutano di prendere atto del processo di alienazione che va in scena dal 1860 ad oggi, perché “è meglio non pensare a certi discorsi”. A Palermo, ad esempio, esiste ancora un museo che celebra le ‘gesta’ di Garibaldi e dei garibaldini, ovvero di una banda di corrotti e assassini che, con i soldi degli inglesi, e con i picciotti di mafia, hanno consegnato la Sicilia e il Sud ai Savoia, la più sgrarrupata dinastia europea!
Questo ci porta agli inglesi, che in Sicilia hanno sempre fatto quello che hanno voluto. Lo zolfo estratto dalle viscere della Sicilia armava le navi da guerra inglesi. Soprattutto nell’800, il mar Mediterraneo non era altro che un grande lago inglese. Gli inglesi se ne fregavano del fatto che c’era uno Stato – il Regno delle Due Sicilie – che rifiutava di sottomettersi all’Inghilterra. E che si opponeva allo scippo dello zolfo siciliano. Scrive Domenico Capecelatro Gaudioso nel suo saggio Ottocento Napoletano che fino al 1838 il commercio dello zolfo era stato libero, per cui molti inglesi erano divenuti proprietari di solfatare. “Gli inglesi, allo scopo di instaurare un monopolio nel commercio stesso, si unirono in trust, creando così, una grande, unica e ricca società inglese, in maniera d’avere la possibilità di aumentare lo sfruttamento del minerale in proporzione superiore alle richieste, per cui il prezzo dello zolfo sul mercato calò vertiginosamente, con grave danno dei piccoli proprietari di solfatare, che vennero a trovarsi in una critica situazione. Un Re, un vero Re (e Ferdinando II lo era) a questo punto aveva il dovere di salvaguardare gli interessi dei suoi sudditi che, in casa loro, rischiavano il fallimento a causa delle speculazioni da parte di commercianti di un’altra nazione che tutto inquadrava in un’ottica imperialistica e che mal tollerava opposizioni ai suoi interessi politici ed economici: l’Inghilterra… lo stesso Governo (Borbonico, che istituì di conseguenza il monopolio statale sull’estrazione del minerale, n.d.scr.), aveva risposto picche alla richiesta di abolizione del monopolio statale e, logicamente, non aveva alcuna intenzione di aderire alla richiesta dell’immancabile (e ti pareva) risarcimento danni. La Gran Bretagna non volendo riconoscere quanto fossero assurde, arroganti ed in mala fede le sue pretese, conscia della circostanza d’essere nella disputa la più forte, inviò nelle acque territoriali di Napoli e Sicilia una squadra navale da guerra, con l’incarico di procedere alla cattura di tutte le navi napoletane, dirottandole nel porto di Malta, minacciando che il rilascio del naviglio catturato sarebbe avvenuto soltanto quando Napoli si fosse decisa a risolvere il contratto stipulato (nel frattempo, n.d.scr.) con la compagnia francese e all’avvenuto pagamento dei danni di cui erasi fatto cenno nella nota diplomatica inglese. Giunta nella rada di S. Lucia la flotta inglese – è sempre il Capecelatro a riportare – Ferdinando II, anziché dimostrarsi intimorito, decretò l’armamento delle coste, l’istituzione di un campo militare presso Reggio Calabria, un vasto richiamo alle armi e l’immediato invio di dodicimila uomini in Sicilia, preparandosi a partire egli stesso, poiché, e non a torto, sospettò che gli inglesi, che segretamente avevano sempre nutrito il proposito, dopo aver creato appositamente il casus belli, d’impadronirsi della Sicilia, avrebbero approfittato della circostanza per concretizzare i loro propositi… I Borbone caddero, dunque, soprattutto per volere della Gran Bretagna, ma caddero in piedi, nulla potendo contro un vero e proprio intrigo internazionale. L’ultimo Re di Napoli potè portare nel suo silenzioso esilio, a cui la storia lo costringeva, solamente la sua decorosa tristezza, la sua, forse eccessiva, nobiltà d’animo e la dignità di tutta una dinastia, dignità che gli usurpatori di Casa Savoia non conosceranno mai”.
Ora, tifare Inghilterra dopo tutti i danni che gli inglesi hanno arrecato alla Sicilia e al Sud Italia ci sembra un’assurdità. E allora ben venga la partita, ben venga il calcio, ben venga lo spettacolo. Ma non dimentichiamo chi siamo e da dove veniamo. Teniamo distinti e separati i due piani – calcio e storia legata al presente – e guardiamo al futuro: un futuro che, per Sud e Sicilia, non potrà continuare ad essere ciò che siamo ancora nel Museo Cesare Lombroso di Torino: una razza inferiore alla quale potere togliere i fondi per l’agricoltura e i fondi del PNRR, tanto meridionali e siciliani, strafottuti dal 1860, continueranno ad essere strafottuti per l’eternità e a votare per quei partiti nazionali che li derubano sistematicamente…