Scrive sulla propria pagina Facebook Giuseppe Pippo Gennuso: “Nella zona industriale di Siracusa si muore per l’inquinamento, ma il silenzio è assoluto”. Gennuso sottolinea i “silenzi interessati, di inchieste che non hanno sortito alcun effetto, di inquinamento pure marino e tutto tace. Questa mattina sono stato all’impianto di depurazione dell’Ias e mi sono sentito anche male per i cattivi odori che ci sono in tutta la zona. Con l’aggravante del caldo, poter respirare è quasi impossibile. Un inquinamento che si taglia a fette nel quadrilatero di Priolo, Melilli, Augusta e Siracusa”. Dura l’accusa: “Credo che ci sono degli amministratori di alcuni Comuni interessati, che non hanno alcun interesse a sollevare la questione. Esistono responsabilità da parte del ministero per l’Ambiente e della Regione siciliana, che non hanno mai avviato le opere di bonifica. Sono stati spesi anche tanti soldi per le indagini, ma i risultati a distanza di tanti
Gennuso ha ragione: nel Petrolchimico si lavorava il clorosoda, ma non per questo bisognava gettare in mare il mercurio! Per anni la Regione siciliana – assessorato regionale al Territorio e Ambiente – che ha fatto? Se non ricordiamo male, è stato un giovane magistrato a sollevare il pentolone del mercurio che finiva in mare. E ancora oggi il mercurio che è seppellito nei fondali marini della costa siracusana rimane lì dov’è, perché non saprebbero dove metterlo! Noi abbiamo più volte dato spazio alle denunce di don Palmiro Prisutto, un sacerdote che ha denunciato e fatto quello che la vecchia politica di centrodestra e di centro sinistra di questa martoriata provincia non ha mai fatto. “Travagghiano, s’ammalanu e morinu”, ci disse tanti anni fa una vecchietta di Priolo. Poco più di due anni fa abbiamo riportato una lettera di don Palmiro Prisutto:
“Dobbiamo morire, sì; ma non essere assassinati dalle istituzioni! C’era una volta… Marina di Melilli. Non è l’inizio di una favola, ma una delle pagine più oscure e vergognose della storia italiana. Io sono un cittadino di Augusta, quarantamila abitanti, una città tra Catania e Siracusa, dove c’era anche Marina di Melilli. Il nome di Augusta, di solito, ormai, si trova unito a Priolo e Melilli, con le quali condivide un destino amaro: l’olocausto industriale. Forse, un giorno, questa tragedia entrerà a pieno titolo nei libri di storia come Bhopal, Chernobyl, Minamata, Seveso, Hiroshima, Auschwitz”. “Sono poche, credo, in Italia, – prosegue Don Prisutto nella lettera- le città che come Augusta, si trovano esposte a ben tre rischi: sismico, chimico-industriale e militare. Ma di questa città e del suo triste destino si preferisce non parlare. Ma quando se n’è parlato, lo si è fatto quasi
“Rimane irrisolto un altro problema: dove saranno smaltite le altre 173.000 tonnellate/anno di rifiuti tossici e nocivi della zona industriale di Augusta-Priolo? Non c’è da preoccuparsi: detti rifiuti è stato decretato che verranno smaltiti nella progettata piattaforma polifunzionale che, guarda caso, sarà costruita anch’essa ad Augusta. All’inquinamento attuale, che si protrae da oltre 50 anni, si aggiungerà anche quest’altro voluto dal presidente della Regione Cuffaro. “Se mettessimo insieme il numero dei morti e dei feriti degli incidenti industriali, degli infortuni sul lavoro, e se unissimo ad essi il numero di morti per tumori ed il numero dei bambini malformati, potremmo parlare, senza alcuna retorica, di strage: ma di una strage di stato. Forse un giorno, – chiosa il sacerdote- verranno le telecamere a documentare l’ennesimo disastro, ad innescare polemiche, dibattiti e passerelle. Ma non sarebbe opportuno che le telecamere venissero ora per evitare ulteriori disastri”? Da allora ad oggi è cambiato qualcosa? Il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, tra la promozione dei vaccini e le cavalcate ad Ambelia, ha trovato il tempo di occuparsi dell’inquinamento dell’area industriale di Siracusa che quando verrà smantellata sarà sempre troppo tardi?