Ieri, per la Sicilia, è stata una giornata terribile. Impossibile stabilir quanti ettari di boschi e, in generale, di aver verdi sono state ‘inghiottite’ dal fuoco. E’ stata una giornata calda, ma non caldissima. Il caldo insopportabile – stando alle previsioni meteorologiche – dovrebbe arrivare oggi e durare due, forse tre giorni. Ieri, nella nostra Isola, è stata una giornata calda, ma non caldissima. ieri, in Sicilia, è stata una giornata infernale. Oltre trenta roghi nelle province di Palermo, Trapani, Agrigento, Siracusa. Ed Enna, dove il fuoco ha cominciato a incenerire boschi e aziende agricole nei giorni scorsi. La situazione è sotto controllo? Secondo noi, no. A giudicare da un comunicato stampa diramato ieri sera dal presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, la situazione, rispetto al fuoco, sembra essere fuori controllo. Il presidente mescola il verde della Sicilia che va a fuoco con la cenere eruttata dall’Etna. Forse avrebbe fatto meglio a tenere distinti i due problemi. La cenere dell’Etna è un problema serio, ma naturale; i boschi della nostra Isola che vanno a fuoco, invece, sono il risultato di scelte amministrative errate del Governo retto da Musumeci.
Dal comunicato del presidente Musumeci traspare con chiarezza la paura per quello che potrebbe succede già da oggi, se è vero che oggi domani e dopodomani saranno giornate di gran caldo. Leggiamo nel comunicato del presidente della Regione: “Una riunione urgente della Unità di crisi nazionale della Protezione civile e l’impiego dei soldati dell’Esercito nelle aree rurali. È la richiesta urgente che il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha avanzato a Roma per far fronte alla difficile situazione creatasi nell’Isola in questi giorni, su due diversi fronti: la incessante caduta di cenere vulcanica sui centri etnei e i numerosi incendi, quasi tutti di origine dolosa, sviluppatisi in modo particolare nella Sicilia orientale. Le fiamme, favorite dal vento e dall’alta temperatura, interessano soprattutto le province di Enna, nel Troinese, Siracusa e Ragusa; impegnati tre canadair statali, gli otto elicotteri della Regione e tutti i reparti a terra dei vigili del fuoco, dell’Antincendio regionale e del volontariato di Protezione civile. Domani lunedì (oggi per chi legge ndr), alle 11, al PalaRegione di Catania il presidente Musumeci incontrerà i sindaci del versante etneo per concordare assieme alcune iniziative per attenuare i disagi determinati dalla caduta di cenere, che mette a dura prova la qualità di vita degli abitanti di alcune decine di Comuni e pregiudica parte della produzione agricola. «Abbiamo deliberato la richiesta dello stato di calamità – afferma Musumeci – ma temo che a Roma non abbiano ancora compreso la gravità della situazione. Quanti agli incendi, abbiamo impegnato tutti i nostri uomini e mezzi. Ma da soli, di fronte alla tracotanza dei piromani, possiamo fare ben poco. Ci vorrebbe la galera a vita per questi delinquenti»”.
Ribadiamo: mescolare i due problemi è un errore, perché aumenta solo la confusione. Il Governo siciliano dovrebbe dare vita a un gruppo di lavoro per affrontare il problema della cenere lavica, magari con il ricorso all’Esercito, di concerto con lo Stato; ma tirare in ballo lo Stato per gli incendi delle aree verdi della nostra Isola significa arrendersi: della serie, il nostro Governo non è in grado di fronteggiare gli incendi che stanno funestando la Sicilia. In guerra questa sarebbe una resa incondizionata. Il fatto che nel comunicato il presidente segnali la presenza di ” numerosi incendi, quasi tutti di origine dolosa” non fa che aggravare le responsabilità dello stesso Governo. Perché? Perché non è la prima volta che l’attuale Governo regionale segnala la natura “dolosa” degli incendi che inceneriscono le aree verdi della nostra Isola. E a questo punto la prima domanda è obbligata: se al Governo era nota da tempo la natura dolosa degli incendi, ebbene, è stato fatto tutto il possibile per evitarli? E poiché non sono tante le cosa da fare per colpire chi dà fuoco ai boschi, la seconda domanda è altrettanto inevitabile quanto logica: le opere di prevenzione del fuoco nei boschi e, in generale, nelle aree verdi sono state effettuate nei tempi dovuti, cioè nel Maggio scorso?
Era il 25 Aprile quando scrivevamo: “E’ arrivato il caldo, ma nei boschi siciliani non ci sono né opere di prevenzione del fuoco, né operai forestali! E se arriva una sciroccata?“. Nell’articolo riprendevamo un comunicato di Cgil, Cisl e Uil: “Migliaia di lavoratori di Palermo e provincia sono fermi in attesa dell’avviamento al lavoro da parte della Regione per la campagna di prevenzione e manutenzione degli impianti boschivi, che ancora non parte. Un ritardo che preoccupa molto i sindacati”. E ancora: “La preoccupazione forte è che le somme non arrivino. Nella legge di Bilancio non è stata inserita alcuna liquidità per l’avviamento al lavoro. Quest’anno tutto dipende dalla progettazione, che si avvarrà dei fondi europei Puc. Ma fino ad ora non risultano presentati i progetti da parte degli uffici. E se le risorse non vengono destinate in tempo, il calendario non sarà sufficiente per completare le giornate lavorative previste dalla legge per il comparto dei forestali addetti alla manutenzione. Tutto questo rischia di compromettere la campagna antincendio vera e propria, col rischio di dover affrontare impreparati l’estate e di andare incontro a una nuova stagione di incendi e di disastri ambientali”. I responsabili di Cgil, Cisl e Uil – con riferimento alle federazioni che si occupano di tutela dei boschi – hanno previsto tutto. A noi le parole dei sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil sono sembrare chiarissime. Cos’è che il 25 Aprile scorso è sfuggito al presidente della Regione, Nello Musumeci, all’assessore al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro, e all’assessore all’Agricoltura, Tony Scilla?
Circa un mese dopo il Sifus – il sindacato che si batte per la stabilizzazione dei lavoratori del comparto forestale – ha rincarato la dose, presentando una sfilza di denunce nelle Procure siciliane. Il Governo Musumeci, il 26 Maggio, aveva annunciato un grottesco “avviamento anticipato” degli operai dell’antincendio al lavoro per i primi giorni di Giugno. Perché grottesco? Perché “l’avviamento anticipato” degli operai dell’antincendio un Governo regionale che si occupa di tutela dei boschi lo annuncia a fine Marzo-primi di Aprile per iniziare le opere di prevenzione degli incendi a fine Aprile-primi di Maggio. Avviare al lavoro gli operai della forestale nei primi giorni di Giugno è un errore, perché lasciare a Maggio i boschi con il sottobosco non sistemato e senza viali parafuoco è una follia, perché una sciroccata può provocare danno enormi! Gli attuali governanti della Sicilia dovrebbero essere un po’ meno presuntuosi e oltre a circondarsi di valenti avvocati e di altrettanto valenti economisti dovrebbero ascoltare i consigli di qualche agronomo e di qualche esperto in silvicoltura. Ma leggiamo cosa scrivevano il 26 Maggio i sindacalisti del Sifus: “Non sarà l’avviamento (anticipato di 12 giorni) dei forestali addetti antincendio il deterrente che impedirà al Sifus di presentare un esposto/querela in tutte le Procure della Repubblica siciliane contro il Presidente della Regione, on. Musumeci, l’Assessore Reg.le all’Agricoltura, on. Scilla e l’Assessore Reg.le al Territorio on. Cordaro per precise responsabilità politico – organizzative rispetto il determinarsi degli incendi boschivi in Sicilia”. Aggiungevamo noi: “In effetti, l’attuale avviamento anticipato al 3 Giugno della campagna antincendio è una presa in giro perché non ha alcunché di scientifico, perché una seria campagna antincendio, in Sicilia, va commisurata al clima e deve iniziare a metà Aprile!”. Scriveva sempre Maurizio Grosso, segretario generale del Sifus: “Riteniamo che questo avviamento anticipato servirà, nelle prossime settimane, per far sostenere all’opinione pubblica che nonostante detto anticipo i boschi bruciano lo stesso. Che senso ha avviare qualche giorno prima gli addetti allo spegnimento degli incendi senza che i lavoratori addetti alla manutenzione boschiva abbiano avuto il tempo materiale di realizzare i preventivi lavori parafuoco? Cosa diversa sarebbe stata avviarli prima se fossero già stati realizzati i viali parafuoco. In tale occasione non saremmo qui a contestare ma ad elogiare. Non un solo metro quadrato di pulizia dei viali parafuoco ad oggi, è stato realizzato i terra di Sicilia! Infatti, gli addetti alla manutenzione, in barba alla programmazione che dovrebbe tenere conto del ciclo biologico dei boschi, ad oggi non hanno effettuato un solo giorno di lavoro e, a parte i 151isti, rischiano tutti, seriamente, di essere avviati enormemente in ritardo. Le ragioni dei ritardi dei loro avviamenti sono da ricercare, a loro volta, nei ritardi nell’accesso alle risorse finanziarie, poiché gli assessorati, a partire da quello al Territorio, hanno cambiato in corso d’opera e senza alcuna programmazione la distribuzione dei tecnici esperti nella redazione dei progetti finalizzati ad attingere ai fondi extraregionali” (qui trovate il nostro articolo per esteso).
Presidente Musumeci, assessore Cordaro, assessore Scilla: la ‘frittata’ ormai è fatta. Ma non è una ‘frittata’ che è arrivata dal cielo: al contrario, è una ‘frittata’ che avete preparato voi, con le vostre mani, con le vostre scelte e, senza offesa, con la vostra presunzione. Non c’è niente di male – soprattutto quando in politica si occupano ruoli che comportano scelte tecniche – ad affidarsi ai tecnici. Ma debbono essere tecnici bravi! Possibile che nessuno vi abbia segnalato la necessità di iniziare i lavori di prevenzione del fuoco a Maggio? E’ allora che vanno realizzate le opere di prevenzione degli incendi. Arrivare a Giugno – addirittura nei primi giorni di Luglio! – con il sottobosco pieno di erbe secche ed arbusti e senza i viali parafuoco realizzati è una follia, perché boschi ed aree verdi possono diventare bombe di fuoco! Dire che gli incendi sono dolosi aggrava posizione di chi rilascia tali affermazioni, perché la mancanza di opere di prevenzione nelle aree verdi avrebbe richiesto un supplemento di impegno: per esempio, presidiare le aree verdi con il personale forestale, per intervenire subito. Aere ed elicotteri, quando un bosco va a fuoco, possono contenere i danni: ma il disastro resta. Oggi, dopo tutti questa errori, il Governo regionale “chiama la mamma”, in questo caso l’Esercito. E che dovrebbero fare i soldati in mezzo ai boschi che bruciano? Aaattenti e avanti marc?