Sul Titanic

La crisi dei Centri commerciali e della Grande distribuzione organizzata tra pandemia e consumatori più attenti/ SERALE

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  • La pandemia ha messo in crisi le attività commerciali, compresi i Centri commerciali. Non va meglio nella Gdo, che dopo il boom del 2020 comincia ad accusare difficoltà nell’ortofrutta (soprattutto nella frutta)
  • La verità è che i consumatori italiani hanno cominciato a capire che ortaggi e frutta vanno acquistati, là dov’è possibile, direttamente dagli agricoltori 
  • La frutta estiva della Gdo? Da dimenticare!
  • I ‘casi’ Coop e Lidl di Palermo, città sempre più povera e sempre più amministrata con i piedi

La pandemia ha messo in crisi le attività commerciali, compresi i Centri commerciali. Non va meglio nella Gdo, che dopo il boom del 2020 comincia ad accusare difficoltà, nell’ortofrutta (soprattutto nella frutta)

Non abbiamo parole per raccontare quanto siamo ‘preoccupati’ per la crisi della Grande distribuzione organizzata (Gdo). Succede che, con la pandemia, la situazione è in evoluzione. Per i Centri commerciali il virus è stato agrodolce: bene il settore food, ovvero il cibo; male per una parte dei prodotti che è possibile acquistare sulla rete. Eh sì, la chiusure delle attività – lockdown per gli amanti della lingua inglese – non hanno colpito solo i negozi di scarpe e di vestiti classici (anche altre attività commerciali sono state penalizzate: basti pensare al turismo e alla ristorazione), ma anche i punti vendita che si trovano nei Centri commerciali. Non è solo una questione di comodità – ovvero acquistare da casa ‘navigando’ sulla rete – ma anche di convenienza: i prodotti in vendita sulla rete, piaccia o no, costano meno. E in un’Italia sempre più in difficoltà, al di là delle bugie che fanno circolare su ripresa economica, rilancio e bla bla bla, il costo dei prodotti fa la differenza. C’è un’altra novità: con le chiusure dello scorso anno il food dei Centri commerciali è andato molto bene; ma dai primi mesi del 2021 la Gdo non riesce più a ripetere gli ottimi risultati dello scorso anno e perde terreno.

La verità è che i consumatori italiani hanno cominciato a capire che ortaggi e frutta vanno acquistati, là dov’è possibile, direttamente dagli agricoltori 

Quello che succede nel settore alimentare è nelle cose. E’ una tendenza in atto da qualche anno che la pandemia ha bloccato, ma che adesso ha ripreso a manifestarsi. E anche se arriveranno altri chiusure causa virus – soprattutto alla luce della pessima gestione della pandemia da parte del Governo Draghi – non potranno mai più essere chiusure totali. Per dirla in breve, i consumatori – soprattutto per l’ortofrutta – cominciano a capire che vanno evitati i Centri commerciali. Da tempo ITALIAFRUIT NEWS pone l’attenzione sulla qualità dell’ortofrutta che si vende nei punti della Grande distribuzione organizzata. Si parla di migliorare l’offerta, di presentare ai consumatori ortofrutta (soprattutto frutta) di qualità migliore. Sono discorsi teorici: nella realtà, infatti, l’Italia è invasa da ortofrutta che arriva dall’universo mondo: Cina, Paesi asiatici, Africa. Prodotti di pessima qualità totalmente privi di informazioni su come tali prodotti sono stati coltivati e su che tipo di pesticidi ed erbicidi sono stati utilizzati (si tratterebbe della ‘celebre’ tracciabilità). Gli ortaggi, bene o male, la Grande distribuzione organizzata riesce a ancora a venderli, anche se meno di prima, perché i consumatori cominciano a frequentare sempre di più i mercati contadini; diverso il discorso per la frutta – soprattutto per la frutta estiva – che è quasi sempre senza sapore.

La frutta estiva della Gdo? Da dimenticare!

E’ inutile girarci attorno: la frutta che oggi si trova nel mondo della Gdo, in tantissimi casi, non ha sapore. Il motivo è semplicissimo: la logica del mercato liberista, del liberismo economico, in una parola, la globalizzazione dell’economia applicata alla frutta e agli ortaggi è deleteria per i consumatori. Quando a decidere è il prezzo, ad avere la meglio sono i Paesi dove il costo del lavoro è bassissimo e dove l’uso di pesticidi e di erbicidi è senza controlli. Così anche in Italia arriva frutta, magari di bella presenza, ma dal sapore pessimo (con il punto interrogativo dei veleni chimici utilizzati). Queste cose i consumatori le hanno capite benissimo. Così, a meno che non ne possano fare a meno, i consumatori vanno alla ricerca di frutta e ortaggi di qualità. La Gdo che opera in Italia è in grado di reperire prodotti italiani? Sì e no. Sì, perché la globalizzazione dell’economia e una Gdo che offre agli agricoltori guadagni minimi, ha messo in crisi il settore agricolo italiano, a cominciare dall’ortofrutta, ma adesso debbono andare a Canossa, perché l’ortofrutta che si trova nella Gdo (ribadiamo: soprattutto la frutta) è di qualità scadente; no, perché la globalizzazione offre prodotti a basso costo in un’Italia dove la povertà è in crescita: e chi ha pochi soldi si deve accontentare. nel complesso, però, l’ortofrutta scadente non va, perché in Italia non sono tutti poveri. Così la Gdo, per accontentare i consumatori che possono scegliere, deve offrire agli agricoltori italiani prezzi più convenienti. Ma non è detto che gli agricoltori non si riescano ad organizzarsi in proprio, trovando il modo di vendere i propri prodotti direttamente ai consumatori. Una tendenza, i mercati contadini e locali che mettono in contatto agricoltori e consumatori, in piena diffusione: tendenza che non favorisce certo la Gdo.

I ‘casi’ Coop e Lidl di Palermo, città sempre più povera e sempre più amministrata con i piedi

Ci libereremo dei Centri commerciali e della Gdo? Sì e no. Gli acquisti in rete dovrebbero mettere sempre più in difficoltà i Centri commerciali, mentre per il food il tramonto della Gdo sarà lento, ma comunque inesorabile. In questi giorni, a Palermo, si parla della Coop che sta abbandonando la città. Perché? Perché la concorrenza nel settore della Grande distribuzione organizzata, nel capoluogo della Sicilia, è ai massimi livelli. Basti pensare che si contano otto o nove punti vendita della tedesca Lidl, marchio Gdo molto nazionalpopolare che pratica prezzi bassi. I tedeschi puntano su una città – Palermo – male amministrata, sporca con sacche di povertà crescenti. In questa realtà i prezzi bassi della Lidl mettono in crisi gli altri marchi. Non tutti, in verità: i sono marchi Gdo dove si trovano prodotti legati al territorio: e questo attira il consumatore. Ma c’è anche chi non regge la concorrenza e decide di andare via.

 

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