Scrive Giuseppe Li Rosi su Facebook: “Oggi un incendio ha distrutto 300 ettari di grano e poi ha attaccato anche il bosco che ancora brucia. Perdite economiche ingenti per le famiglie degli agricoltori, profonda ferita alla macchia mediterranea, animali di ogni sorta carbonizzati. Ogni anno dobbiamo fare i conti con questo tipo di azioni e ogni anno le misure sono sempre le stesse che vanno a parare in forti somme spese per gli interventi aerei. Non è questo il modo di gestire la sicurezza di una terra e dei suoi abitanti”. Giuseppe Li Rosi è uno dei protagonisti di Simenza, esperienza importante nel mondo dell’agricoltura siciliana. Ed è un produttore di grano duro (per la precisione, di grani antichi). Nel post solleva un problema serio: gli incendi che, ogni anno, colpiscono i campi di grano in Sicilia e che passano sotto silenzio. 300 ettari di grano andati in fumo è una notizia: ma se cercate sulla rete – noi l’abbiamo fatto stamattina alle sei – non trovate nulla. Nei campi di grano che prendono fuoco non interviene nessuno: né il Corpo Forestale, né gli operai della Forestale, né la Protezione Civile, né i Vigili del Fuoco, né gli aerei antincendio. Particolare – la solitudine degli agricoltori che producono grano in Sicilia rispetto ai campi di grano che vanno a fuoco – che ci ha fatto notare qualche mese addietro Cosimo Gioia, produttore di grano duro nell’entroterra della nostra Isola. Perché prendono fuoco i campi di grano? In alcuni casi per vendetta, in altri casi perché con il caldo basta una piccola distrazione: magari chi, involontariamente, getta una cicca di sigaretta. Se quel giorno caldo e vento non danno tregua, è un disastro. Per l’agricoltore di turno è la perdita del lavoro di un anno. Se il fuoco viene preso in tempo l’agricoltore o gli agricoltori possono provare a circoscriverlo e a spegnerlo; ma se prende piede c’è poco da fare.
In una Regione gestita bene dovrebbe esistere anche un servizio di prevenzione degli incendi dei campi di grano. Non è il caso della Regione siciliana, che non si occupa nemmeno di prevenite gli incendi nei boschi, figuriamoci nei campi di grano. L’altro ieri abbiamo chiesto a Maurizio Grosso, segretario generale del Sifus Confali – il sindacato che si batte per la stabilizzazione degli operai forestali – un commento sull’incendio che ha devastato la valle dell’Anapo. Ci ha risposto postando su Facebook la sua riflessione: “L’incendio dell’Anapo – ci dice Grosso – come tutti gli incendi boschivi che ci sono stati e ci saranno in terra di Sicilia hanno un solo responsabile: la Regione siciliana. Il governo di Nello Musumeci, non essendo stato in grado di programmare i lavori boschivi secondo le necessità del ciclo biologico della natura, agisce secondo le disponibilità della cassa di cui dispone. In quest’ottica, ad oggi, non è stata realizzata nemmeno una manciata di metri quadrati di viali parafuoco. Senza i viali parafuoco e, quindi, con le erbacce che invadono i boschi, che sono più alte e più vigorose delle stesso patrimonio boschivo, come pensano di fermare gli incendi con le alte temperature di questi giorni? Se a ciò si aggiunge che il Corpo Forestale opera con personale insufficiente, poiché i lavoratori mancanti non sono mai stati rimpiazzati, con un costo irrisorio, con i 78isti e poiché i mezzi che utilizzano sono superati della storia, visto che il Governo si impegna ad acquistare e regalare mezzi nuovi solo alla Protezione Civile, come si fa a fermare gli incendi? Forse qualche persone molto ‘intelligente’ è ancora convinto che il fuoco si blocca dal cielo come sosteneva ex assessore del PD, Antonello Cracolici? Purtroppo, anche per quest’anno, per responsabilità oggettiva del governo Musumeci, ad oggi, è possibile solo ridurre al minimo i rischi degli incendi ma non si possono fermare, poiché non è un problema di ordine pubblico ma di manutenzione programmata. Per ridurre i rischi di incendi bisogna inviare nei boschi immediatamente tutti i lavoratori forestali in forza al comparto, compresi i 78 isti (oltre 151isti e 101isti), in maniera da realizzare il 100x 100 dei viali parafuoco (nel 2020 ne furono realizzati solo il 45% , ossia, il massimo degli ultimi 15 anni) e presidiare i boschi. Naturalmente, bisognerebbe inoltre, rimpinguare gli addetti antincendio e dotarli di mezzi all’altezza della sfida”.
Nessuna programmazione per prevenire gli incendi nei boschi della Sicilia. E nessuna protezione, contro il fuoco, nei campi di grano della nostra Isola. E se i secondi – i boschi – possono usufruire degli ormai immancabili aerei anfibi e degli articoli sui giornali, i campi di grano che vanno a fuoco e gli agricoltori che subiscono i danni vengono invece abbandonati da tutti. “Ogni anno – scrive Li Rosi – dobbiamo fare i conti con questo tipo di azioni e ogni anno le misure sono sempre le stesse che vanno a parare in forti somme spese per gli interventi aerei. Non è questo il modo di gestire la sicurezza di una terra e dei suoi abitanti”. Noi vogliamo lanciare una modesta proposta al presidente della Commissione Antimafia del Parlamento siciliano, Caudio Fava. Chieda i dati ufficiali – a partire dal 2013 – della spesa sostenuta dalla Regione siciliana per pagare gli aerei anfibi chiamati a spegnere gli incendi nei boschi della Sicilia. Con riferimento ai fondi regionali e ai fondi europei, perché a noi risulta che vengono utilizzati anche fondi europei. A noi risulta, ad esempio, che un aereo anfibio costa 14 mila euro all’ora. E’ importante conoscere il dato esatto: il costo dei mezzi aerei che la Regione ha eventualmente acquistato e i fondi spesi ogni anno per gli interventi degli aerei gestiti da privati. Magari riusciamo finalmente a capire quanti ettari di boschi siciliani sono andati in fumo dal 2013 ad oggi e quanto, contestualmente, ha speso la Regione per i mezzi aerei nello stesso arco di tempo. E se è più conveniente, alla luce dei risultati continuare con i mezzi aerei o tenere gli operai della Forestale nelle aree verdi. E visto che non se ne occupa nessuno, il presidente dell’Antimafia siciliana potrebbe anche provare a fare luce sugli incendi dei campi di grano, che sono un vero e proprio buco nero. C’entra la mafia con gli incendi dei campi di grano? E’ quello che sarebbe interessante capire.
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