- L’incendio nella valle dell’Anapo doveva essere assolutamente evitato. Perché adesso un’area di elevatissimo pregio ambientale e culturale è a rischio frana
- Cronaca di un disastro annunciato: a fine Maggio il Sifus ha messo in guardia il Governo e il Parlamento siciliano sui pericoli del fuoco
- La più estesa necropoli d’Europa lasciata all’incuria da una politica imbelle
- Alla luce del fallimento del potere legislativo e del potere esecutivo della Regione, è bene che intervenga la Magistratura per cercare di limitare i possibili danni
L’incendio nella valle dell’Anapo doveva essere assolutamente evitato. Perché adesso un’area di elevatissimo pregio ambientale e culturale è a rischio frana
In questi giorni di grande caldo la Sicilia registra un incendio di vaste dimensioni nella valle del fiume Anapo. Chi conosce un po’ quella zona – la sofferta orografia di tale zona – sa che l’unico modo per preservarla dal fuoco è la presenza dell’uomo e, in particolare, le opere di prevenzione degli incendi che gli operai della Forestale avrebbero dovuto approntare già a partire da metà Aprile scorso. Siccome a fine Maggio il Sifus Confali, l’unico sindacato che si batte da anni per la stabilizzazione degli operai della Forestale, ha denunciato la carenza di opere di prevenzione degli incendi nelle aree verdi della Sicilia – e l’ha fatto presentando una raffica di querele nei Tribunali di tutta la Sicilia – abbiamo chiesto al segretario generale del Sifus Confali, Maurizio Grosso, cosa pensa del fuoco che ha incenerito buona parte della valle dell’Anapo.
Cronaca di un disastro annunciato: a fine Maggio il Sifus ha messo in guardia il Governo e il Parlamento siciliano sui pericoli del fuoco
“L’incendio dell’Anapo – ci dice Grosso – come tutti gli incendi boschivi che ci sono stati e ci saranno in terra di Sicilia hanno un solo responsabile: la Regione siciliana. Il governo di Nello Musumeci, non essendo stato in grado di programmare i lavori boschivi secondo le necessità del ciclo biologico della natura, agisce secondo le disponibilità della cassa di cui dispone. In quest’ottica, ad oggi, non è stata realizzata nemmeno una manciata di metri quadrati di viali parafuoco. Senza i viali parafuoco e, quindi, con le erbacce che invadono i boschi, che sono più alte e più vigorose delle stesso patrimonio boschivo, come pensano di fermare gli incendi con le alte temperature di questi giorni? Se a ciò si aggiunge che il Corpo Forestale opera con personale insufficiente, poiché i lavoratori mancanti non sono mai stati rimpiazzati, con un costo irrisorio, con i 78isti e poiché i mezzi che utilizzano sono superati della storia, visto che il Governo si impegna ad acquistare e regalare mezzi nuovi solo alla Protezione Civile, come si fa a fermare gli incendi? Forse qualche persone molto ‘intelligente’ è ancora convinto che il fuoco si blocca dal cielo come sosteneva ex assessore del PD, Antonello Cracolici? Purtroppo, anche per quest’anno, per responsabilità oggettiva del governo Musumeci, ad oggi, è possibile solo ridurre al minimo i rischi degli incendi ma non si possono fermare, poiché non è un problema di ordine pubblico ma di manutenzione programmata. Per ridurre i rischi di incendi bisogna inviare nei boschi immediatamente tutti i lavoratori forestali in forza al comparto, compresi i 78 isti (oltre 151isti e 101isti), in maniera da realizzare il 100x 100 dei viali parafuoco (nel 2020 ne furono realizzati solo il 45% , ossia, il massimo degli ultimi 15 anni) e presidiare i boschi. Naturalmente, bisognerebbe inoltre, rimpinguare gli addetti antincendio e dotarli di mezzi all’altezza della sfida”.
La più estesa necropoli d’Europa lasciata all’incuria da una politica imbelle
Vogliamo aggiungere un particolare legato sempre all’orografia della valle dell’Anapo. Trattandosi di una valle per molte parti impervia, le piante andate a fuoco svolgevano il ruolo essenziale di salvaguardia del territorio. In parole più semplici, le radici di alberi e piante incenerite dal fuoco esercitavano una funzione meccanica impedendo o comunque contenendo frane e smottamenti. Purtroppo, con l’incendio questa funzione meccanica verrà meno e c’è da aspettarsi un mezzo disastro. A nostro modesto avviso, quello che è successo ha dell’incredibile: ricordiamo che tutto è avvenuto dentro la Riserva naturale orientata Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande. Area protetta gestita dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione siciliana. Purtroppo l’Azienda Foreste è stata smembrata da una riforma amministrativa ottusa. Chi ha preso il posto dell’Azienda Foreste avrebbe dovuto segnalare il pericolo di incendi in un’area di elevatissimo pregio ambientale e culturale: ricordiamo che nella zona di Pantalica si trova la più estesa necropoli d’Europa, con circa 5 mila tombe ricavate nelle rocce a strapiombo su un canyon. Domanda: è a rischio anche la necropoli?
Alla luce del fallimento del potere legislativo e del potere esecutivo della Regione, è bene che intervenga la Magistratura per cercare di limitare i possibili danni
Noi siamo i primi ad affermare che lo Stato italiano ha massacrato le finanze regionali; ma il Governo e il Parlamento siciliano, quando lo scorso Aprile hanno approvato la Finanziaria 2021, avrebbero dovuto individuare alcune aree da tutelare, mettendoci le risorse finanziarie, invece di pensare solo a foraggiare precari e clientele varie. Purtroppo, proprio per le attività forestali, Governo e Parlamento hanno appostato nella manovra soldi che non ci sono, salvo correre ai ripari in questi giorni con una manovra correttiva di una settantina di milioni di euro. Il problema è che ormai il danno, per la valle dell’Anapo, è fatto: e se a rischio adesso è anche la necropoli il danno potrebbe essere gravissimo! La verità è che il potere legislativo e il potere esecutivo della nostra Regione, per superficialità e, forse, per mancanza di conoscenza di questi luoghi, hanno prodotto – lo ribadiamo – un danno gravissimo all’ambiente e un rischio per il patrimonio culturale della Sicilia. E’ impensabile e incredibile che “Le pietre di Pantalica” rischino di franare. “Le Pietre di Pantalica – leggiamo su Wikipedia – è una raccolta di racconti di Vincenzo Consolo pubblicata nel 1988. Pantalica, necropoli rupestre formata da circa 5.000 grotte scavate fra il XIII e l’VIII secolo a.C., vale come esempio di luogo da conservare intatto per la sua suggestione naturale e artistica, ma soprattutto come simbolo di una autenticità umana che sembra in via di estinzione“. Un luogo da “conservare intatto” che Governo e Parlamento siciliano hanno dimenticato e che adesso rischia di andare in malora. Noi ci auguriamo – alla luce del fallimento del potere legislativo e del potere esecutivo – che intervenga subito la Magistratura, nominando una commissione di esperti, geologi e scienziati in materia di tutela dell’ambiente, per intervenire subito a tutela di questi luoghi, là dove dovessero essere segnalati pericoli. La politica siciliana, nel suo complesso, ha dimostrato di non essere in grado di tutelare un’area delicatissima.
Foto tratta da Tele Radio Sciacca
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