“Dai verbali d’interrogatorio di Montante a Caltanisetta, si apprende che le frequentazioni tra lui e il presidente Musumeci furono assidue fino alla vigilia dell’arresto di Montante, nel maggio del 2018, e che il presidente della Regione lo avrebbe utilizzato come suo ‘spin doctor’ per le politiche industriali della Regione, nonostante Antonello Montante all’epoca fosse indagato da più di due anni per concorso in associazione mafiosa”. Lo dicee il presidente della Commissione Antimafia del Parlamento siciliano, Claudio Fava, commentando le dichiarazioni dell’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, circa i sui rapporti con l’attuale presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci.
“Ciò che appare ancor più grave – aggiunge Fava – è che il presidente Musumeci, audito in Commissione Antimafia il 29 Novembre 2018, ha più volte ripetuto che gli unici suoi incontri con Montante erano quei tre riportati nell’agenda dell’imprenditore, e dunque risalivano tutti al 2015. ‘Dal 2015 non ho più avuto, né telefonicamente né personalmente, rapporti con il dottor Montante’ ha fatto mettere a verbale il Presidente. Se Montante s’è inventato tutto, comprese le molte partite a bocce e i molti pranzi insieme, Musumeci avrebbe dovuto denunciarlo immediatamente per calunnia invece di tacere, come fa da quando s’è appreso sulla stampa di questa testimonianza.
Se Montante dice il vero, Musumeci non può restare un minuto di più alla guida della Regione: al di là dell’inopportunità di scegliersi, nei suoi primi mesi di governo, un indagato per mafia come consigliere economico, resterebbe il fatto gravissimo di aver ripetutamente e consapevolmente mentito ad una Commissione del Parlamento siciliano”.
In effetti, dalle dichiarazioni di Montante il presidente Musumeci ne esce maluccio. Leggiamo infatti su Live Sicilia: “Mi ritrovo la Regione Sicilia parte civile in questo processo quando fino al 2018 il presidente Musumeci, ci chiamiamo Nelli e Antonello, veniva a Confindustria, e aspettava anche ore, perché gli impegni erano tanti, per chiedermi esattamente che cosa doveva fare, quali erano le attività di sviluppo che doveva portare avanti. Voleva giocare a bocce, ci incontravamo a bocce, facevamo i pranzi in Confindustria, facevamo i pranzi a Palermo, ci vedevamo dappertutto, parlo di cose istituzionali, non parlo naturalmente di cose private”. “Faccio nomi e cognomi, tanto non mi possono querelare perché sono tutti atti pubblici, richieste ufficiali, e-mail e tutto, e incontri ufficiali”.
Foto tratta da Il Moderatore