Per la terza o quarta volta nel giro di pochi anni Girgenti Acque – la società privata che gestisce il servizio idrico ad Agrigento e in una ventina di Comuni dell’Agrigentino (non tutti i Comuni di questa provincia hanno aderito alla gestione di Girgenti Acque: come questo possa avvenire non l’abbiamo mai capito) – è finita nell’occhio del ciclone. Oltre 90 persone indagate e otto arresti. Le notizie le potete leggere in questo articolo del quotidiano on line, Grandangolo, che oltre ad avere sede ad Agrigento è sempre puntuale e preciso nella cronaca giudiziaria. Noi ci siamo presi un giorno per leggere e approfondire una storia non nuova. Ricordiamo che le polemiche su Girgenti Acque vanno avanti da quando la società ha iniziato a svolgere questo servizio tra mille polemiche e – bisogna riconoscerlo – tra mille difficoltà. Perché? Perché la politica agrigentina, quando intravede la possibilità di assunzioni, diventa avida e chiede l’impossibile. Negare questo e scaricare tutta la responsabilità sulla società è comodo, ma non coglie tutti gli aspetti della vicenda. se non ricordiamo male, tra le tante polemiche – e le inchieste – ce n’è una che riguarda proprio le assunzioni.
Noi ricordiamo una vicenda giudiziaria del 2015. Era il 10 Dicembre e titolavamo: “Bufera su Girgenti Acque: piove sul bagnato“. E’ interessante rileggere oggi alcuni passi del nostro articolo di sei anni addietro. Allora si contavano 15 arresti, sette in più di oggi. Una vicenda che ha visto impegnate la Polizia Tributaria e la Guardia di Finanza di Agrigento: “La Procura ha scoperto un giro di tangenti, favori e assunzioni che ha coinvolto anche direttore, funzionari e dipendenti dell’Agenzia delle entrate locale. Sono tutti accusati a vario titolo di corruzione, falso ideologico e materiale, truffa e abuso d’ufficio. Secondo l’accusa, bastava versare delle somme di denaro, assumere dei congiunti (o in un caso anche attestare falsamente di avere sostenuto esami universitari) per ottenere la cancellazione di avvisi di pagamento per le imposte”. Come già ricordato le polemiche hanno sempre accompagnato Girgenti Acque: “Un’altra bufera si abbatte dunque su una società da sempre al centro di polemiche per una gestione del servizio idrico che una trentina di sindaci della zona (che si sono pure incatenati davanti Palazzo d’Orléans) non hanno esitato a definire ‘vessatoria’: come hanno denunciato i i sindaci “i Comuni pagano il 25% in più di quanto pagano quelli che amministrano l’acqua senza la mediazione di Girgenti Acque”. Citiamo ancora il nostro articolo di sei anni fa: “Sempre contro questa società sono scesi in piazza, al fianco dei loro sindaci, anche i cittadini che hanno chiesto a gran voce la rescissione del contratto con Girgenti acque. In quella provincia, in effetti, va in scena l’ennesimo paradosso: nonostante i pessimi servizi, l’acqua è la più cara d’Italia (Osservatorio di Cittadinanzattiva), tariffa media annuale 419 euro per una famiglia di tre persone, quattro volte più che a Milano. Campione si è sempre difeso dicendo che le proteste erano dovute al fatto che la società faceva pagare le bollette che prima non si pagavano. Ma sulla sua società la magistratura aveva già puntato gli occhi: ‘È un assumificio’, aveva denunciato il procuratore aggiunto, Ignazio Fonzo. ascoltato a Marzo dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli illeciti ambientali”. Poi, il silenzio.
Una gestione complicata, quella di Girgenti Acque. Anche sul fronte della gestione dei depuratori. Come dimenticare i sequestri disposti dalla Magistratura di Agrigento nel Luglio del 2017? Ancora un nostro articolo del Settembre 2017, ove si riprende una nota del procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio. Il magistrato spiega il perché della revoca a Girgenti Acque del servizio idrico integrato, revoca che si è resa necessaria “in considerazione delle condizioni critiche in cui versano gli impianti e dell’accertato complessivo inadempimento da parte della Girgenti Acque spa delle prescrizioni imposte nei decreti di sequestro preventivo e nei successivi decreti modificativi; prescrizioni che erano state a suo individuate dal Gip al fine di consentire alla Girgenti Acque spa di porre rimedio in via autonoma alle gravi inefficienze depurative e strutturali riscontrate… La gravita delle violazioni poste in essere dal Gestore agli obblighi assunti con la convenzione di gestione del servizio idrico integrato e la situazione globale in cui versa il sistema depurativo della provincia di Agrigento a seguito della scadenza dei termini assegnati per l’adempimento delle prescrizioni hanno imposto la sostituzione dell’attuale Gestore nella conduzione degli impianti. Si rappresenta, infine, che lo scorso 11 luglio 2017 è stato altresì posto sotto sequestro l’impianto di depurazione a servizio del Comune di Agrigento-Sant’Anna, la cui gestione è stata direttamente affidata al suddetto amministratore giudiziario”. Nell’Ottobre del 2017 è esplosa la vicenda delle assunzioni con il coinvolgimento di politici e maggiorenti della città di Agrigento. Poi una bufera giudiziaria nel gennaio del 2018.
La domanda che ci poniamo dal 2015 è sempre la stessa: cambierà qualche cosa? Oggi torniamo a porre la stessa domanda dopo aver letto una dichiarazione del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, a nostro modesto avviso incomprensibile: “Che Agrigento sia stata la culla del malaffare sul fronte delle acque in Sicilia lo sapevano tutti, però sono mancati interventi energici. Speriamo che da questo momento, grazie all’intervento della magistratura, si possa fare luce”. Ci chiediamo e chiediamo: l’attuale Governo regionale aveva bisogno dell’intervento della magistratura per intervenire? Allora a cosa serve la politica? Poi lo stesso Musumeci aggiunge parole che rendono ancora più incomprensibile il suo ruolo: il settore idrico, dice, “è un fronte sul quale vanno accesi tutti i riflettori senza guardare in faccia nessuno ed è quello che, per quanto di sua competenza, farà la Regione siciliana”. E perché fino ad ora il Governo Musumeci non ha acceso questi benedetti “riflettori”?
Anche la dichiarazione del parlamentare regionale agrigentino del Movimento 5 Stelle, Matteo Mangiacavallo, non è he sia molto diversa da quella del presidente Musumeci: “Ringraziamo i magistrati per il loro lavoro e speriamo che venga fuori la verità e sia fatta giustizia, ma è importantissimo che si faccia sempre più luce su una vicenda che ha tormentato gli agrigentini per oltre un decennio. Ho denunciato la situazione della società sin dall’inizio – afferma Mangiacavallo –. La gestione del servizio idrico da parte di Girgenti Acque non è andata sicuramente a favore dei cittadini in questi anni, mentre ben evidente è apparso il ruolo di ‘assumificio’ della società, come fu definita dal procuratore aggiunto di Agrigento Ignazio Fonzo. Giusto quindi che si continui ad andare a fondo in questa vicenda: per questo va tutto il nostro apprezzamento alla magistratura che sta scoperchiando questo vaso di pandora”. Non vogliamo insegnare il mestiere di deputato regionale all’onorevole Mangiacavallo: ci permettiamo solo di ricordare che un deputato, rispetto a certi fenomeni, può fare molto di più, specie nel tempo di internet.
Centrata la dichiarazione del presidente della Commissione Antimafia regionale, Claudio Fava: “L’indagine della procura di Agrigento conferma quanto era emerso durante le numerose audizioni svolte dalla Commissione antimafia sulla vicenda Girgenti Acque. Al netto dei profili penali, quello che traspariva, e che oggi le parole del procuratore Patronaggio confermano, era un quadro sconfortante di interessi privati, regalìe e clientelismi come tratto distintivo di quella gestione privata delle risorse idriche. Clientelismi e illiceità rese possibili anche per la colpevole carenza di controlli e con la beffa di aver inflitto alla provincia di Agrigento anni di disservizio e di bollette salatissime. Un sistema di potere opaco, trasversale, basato su favori, denari ed assunzioni, perpetrato per anni impunemente in sfregio al territorio e all’interesse dei siciliani. Grazie al lungo ed attento lavoro della Procura di Agrigento, quel sistema è oggi finalmente messo a nudo. E’ depositata in Ars – e ci auguriamo che venga discussa al più presto – una mozione, a mia prima firma e sottoscritta dai deputati del Movimento 5 stelle, PD e IV, che chiede interventi urgenti per mettere ordine nella gestione del servizio idrico in Sicilia e per ristabilire il principio, consacrato dalle leggi e da un referendum ma sostanzialmente ignorato dai governi regionali, della gestione
pubblica dell’acqua in Sicilia”.
Dimenticavamo: nella vicenda sono coinvolti anche l’attuale presidente del Parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè, e il parlamentare nazionale un tempo di Forza Italia, oggi renziano, Francesco Scoma.