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La Ue ha approvato il Recovery Plan italiano che favorisce il Nord e penalizza il Sud e la Sicilia

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  • Contro l’approvazione del Recovery italiano che penalizza Sud e Sicilia il Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale annuncia manifestazioni di proteste nelle piazze italiane  
  • Piernicola Pedicini: l’Unione europea approva il Piano Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma il Sud Italia non ha nulla da festeggiare
  • Ma quale coesione! Il Piano italiano favorirà i progetti cantieralizzabili che sono appannaggio esclusivo delle grandi imprese
  • Sud e Sicilia, con molta probabilità, non arriveranno ad utilizzare il 40% del Recovery perché tanti Comuni meridionali sono poco competitivi in termini di organizzazione amministrativa

Contro l’approvazione del Recovery italiano che penalizza Sud e Sicilia il Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale annuncia manifestazioni di proteste nelle piazze italiane  

“Scandalo europeo in salsa italiana”, scrive su Facebook Enzo Lionetti, tra i fondatori di Equità Territoriale. Di che si tratta? Semplice: “L’Unione Europea approva il Recovery Plan italiano e condanna il #Sud. Dobbiamo firmare la #Petizione per far cambiare idea alla Commissione Europea. Il Movimento 24 Agosto Equità Territoriale nelle Piazze italiane per protestare!”. Scrive Il Sole 24 Ore: “(LaPresse) Bruxelles approva a pieni voti il piano italiano del Recovery Fund. La valutazione della Commissione europea del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vede dieci ‘A’, cioè il massimo voto, e una sola ‘B’ alla voce ‘Costi’, come per gli altri Paesi europei. Via libera, dunque, ai 191 miliardi e mezzo di euro, 26 dei quali arriveranno subito nel nostro Paese: si tratta di circa il 13 per cento dell’intero finanziamento. La valutazione verrà approvata entro domani da tutti i commissari, e consegnata domani pomeriggio dalla presidente Ursula von der Leyen al premier Mario Draghi“. La prima notizia – che noi abbiamo scritto lo scorso Marzo citando un post del leader di Italexit, Gianluigi Paragone – è che non si tratta più di 209 miliardi di euro, ma di 191 miliardi euro. Insomma, l’Europa si è ripresa 18 miliardi di euro. Abbiamo letto tanti articoli, ma nessuno punta l’attenzione su quante risorse sono state destinate al Sud Italia e alla Sicilia e, soprattutto, sulle procedure che dovranno essere adottate per potere utilizzare queste somme. Lo fa Piernicola Pedicini, Parlamentare Europeo, Movimento 24 Agosto – Equità Territoriale.

Piernicola Pedicini: l’Unione europea approva il Piano Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma il Sud Italia non ha nulla da festeggiare

“Da Bruxelles tutte A e una B (alla voce costi) al #PNRR italiano – dice Pedicini -. Secondo la #vonderLeyen il piano italiano ‘contribuisce ad affrontare in modo soddisfacente’ le raccomandazioni specifiche della #Ue ed è ben allineato a #GreenDeal, con il 37% delle misure sul clima e il 25% sul digitale. Una valutazione positiva nonostante i progetti presentati dal #Governo italiano non impongano nessuna #territorializzazione, in evidente contrasto con quanto stabilito dal #RegolamentoEuropeo che norma i piani nazionali e che indica chiaramente, tra le tre priorità trasversali, il superamento delle #diseguaglianze territoriali. Gli #amministratori #locali dovrebbero essere i principali destinatari delle risorse, in quanto Enti attuatori, ma i #sindaci non sono stati messi in grado di realizzare i progetti dal momento che, negli ultimi 10-20 anni, hanno visto decimare le risorse umane presso gli uffici amministrativi con il risultato che i tecnici comunali sono oberati di lavoro, dovendo fare più del doppio delle normali attività routinarie e non hanno né il tempo né le competenze per scrivere questi progetti. Il #PianoNazionale, inoltre, è concepito con logica competitiva e le aree principalmente oggetto degli obiettivi della #CommissioneEuropea, quelle che presentano ritardi nello sviluppo socio economico, hanno subito anche pesanti tagli di risorse economiche per cui sono proprio quelle che non riusciranno a partecipare alle gare. Chi si cimenterà nelle gare avrà pochissime chances di competere con quei Comuni che non hanno subito le stesse limitazioni e che hanno una disponibilità economica per #cofinanziare i progetti, il che gli consentirà di acquisire un punteggio aggiuntivo alla loro valutazione”.

Ma quale coesione! Il Piano italiano favorirà i progetti cantieralizzabili che sono appannaggio esclusivo delle grandi imprese

“Con il PNRR italiano – prosegue l’europarlamentare di Equità Territoriale – assistiamo quindi a un vero e proprio stravolgimento della logica alla base del #NextGenerationUe: mettere al primo posto la politica di #coesione per raggiungere la piena convergenza economica e sociale, su tutto il territorio. Questo non permetterà di assorbire le #risorse utilmente nell’#economia reale e distribuita e genererà il solito spostamento verso progetti cantieralizzabili che sono appannaggio esclusivo delle grandi imprese e che porteranno profitti veri a pochi ‘eletti’, ma non al comune cittadino. In questo modo saranno quindi fallite le priorità trasversali che impongono di affrontare le disuguaglianze di #genere, #generazionali e #territoriali. Oggi il Piano italiano ha ricevuto l’ok della #CommissioneEuropea ma sarà quello maggiormente sottoposto allo scrutinio di Bruxelles e se nelle valutazioni della Commissione, gli elementi sopra indicati non emergeranno come indicazioni da correggere, fallirà l’#Italia e l’intera #UnioneEuropea”.

Sud e Sicilia, con molta probabilità, non arriveranno ad utilizzare il 40% del Recovery perché tanti Comuni meridionali sono poco competitivi in termini di organizzazione amministrativa

Che dire? Già a guadagnare con questi fondi europei saranno i grandi gruppi economici. Il Sud e la Sicilia hanno già subito un taglio di circa 70 miliardi di euro. Ora, con la “logica competitiva”, abbiamo il dubbio che tanti Comuni del Sud e della Sicilia rimarranno fuori perché poco competitivi in termini di organizzazione amministrativa. Il tutto con la ‘benedizione’ dell’Unione europea che ha avallato i progetti del Governo Draghi sostenuto da PD, Lega, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Liberi e Uguali. Sulla carta il 60% dei fondi del Recovery Plan dovrebbero andare al Nord e il 40% al Sud e alla Sicilia. Ma abbiamo la brutta sensazione che questo 40% si ridurrà… Cosa insegna il probabile finale frega-Sud e frega-Sicilia del Recovery? Che il Sud e la Sicilia non hanno alcuna speranza di rilancio restando in Italia e ne hanno ancora di meno dentro un’Unione europea liberista che privilegia i più forti e penalizza i più fragili, alla faccia della sbandierata coesione della Ue che è solo una volgare presa per i fondelli!

Foto tratta da Il Sussidiario.net

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