Sbaglia chi pensa che gli amministratori del Comune di Palermo non abbiano calcolato che, chiudendo il Foro Italico (che poi sarebbe il Foro borbonico al quale hanno cambiato il nome) per le riprese del video teaser “From Sicily to Monza”, avrebbero paralizzato il traffico della città. Lo sapevano, perché non era difficile prevederlo. Lo hanno previsto e lo hanno fatto. Perché? La spiegazione non ha nulla di politico: la spiegazione è psicanalitica, di quella psicanalisi ‘sociale’ con la quale gli uomini pubblici si rivolgono ai cittadini e alla politica chiedendo aiuto. Il traffico automobilistico impazzito in via Roma, in Piazza Indipendenza, in tutte le vie che costeggiano il mare e, via via, in altre aree della città altro non è che la ‘confessione’ del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e dell’assessore comunale alla Mobilità (in questo caso alla ‘Immobilità’), Giusto Catania. E’ come si i due stessero dicendo: “Aiutateci a tornare a casa. Noi siamo convinti che abbiamo incasinato fino all’inverosimile Palermo. Ma non abbiamo la forza di andare via. Il nostro amore per il potere è più forte della nostra volontà. Serve una mozione di sfiducia in Consiglio comunale. Solo che, senza volerlo, a prescindere dalla nostra volontà, il nostro flusso di coscienza, dove si è sedimentato il nostro spirito di Mazzarò – ovvero l’attaccamento alle poltrone del Comune di Palermo che noi consideriamo “roba” nostra – si è trasferito nelle menti eccelse di Gianfranco Miccichè e di Davide Faraone che hanno bloccato la mozione di sfiducia che ci manderebbe a casa. Noi vogliamo andare a casa, lo meritiamo: abbiamo chiuso porti, strade, piazze, nel cimitero dei Rotoli aspettano tutti Godot, a munnizza si cogghi cu ‘i pali, le società del Comune sono gusci di conchiglie dove, se li ascoltate, vi dicono che siamo a mare. Noi vogliamo andare a casa, ma il flusso di coscienza di Mazzarò che si è sedimentato nel nostro spirito e che, pirandellianamente, è fuggito da noi tiene ‘prigionieri’ Gianfranco Miccichè e Davide Faraone che, a propria volta, tengono ‘prigioniera’ la mozione di sfiducia che ci libererebbe da questo incantesimo”.
Come Baudelaire, il principe dei ‘poeti maledetti’ francesi, Leoluca Orlando e Giusto Catania mettono a nudo i propri ‘cuori politici’. Ma, da soli, possono fare ben poco. Bisognerebbe rompere l’incantesimo che tiene avvinghiati al sindaco di Palermo – contro la volontà dello stesso sindaco di Palermo – Gianfranco Miccichè e Davide Faraone. Ma non è facile. Sono già state consultate alcune Pizie. Una di queste Pizie ha ipotizzato una possibile soluzione: portare Miccichè con tutta Forza Italia di Palermo e Faraone con i quattro gatti di Italia Viva dalla Maga Circe, che a metà Giugno, dal Circeo, nel Lazio, viene ad Ustica a godersi il sole e il mare. Donna Circe inviterebbe a colazione Miccichè, Faraone e i rispettivi scagnozzi e, oplà!, il gioco sarebbe fatto. In genere, chi mangia e beve con la Maga Circe ne trae giovamento… Però c’è un però: le navi e gli aliscafi che fanno la spola tra Palermo e Ustica si sfasciano un giorno sì e uno no e c’è il rischio che Miccichè, Faraone e i rispettivi scagnozzi rimangano in mezzo al mare. Che fine farebbe Palermo, che fine farebbe la Sicilia con Miccichè e Forza Italia di Palermo e con Faraone e i quattro gatti di Italia Viva in mezzo al mare? Oddio, non ci vogliamo nemmeno pensare… In più, senza la ‘cura’ Circe, il flusso di coscienza di Orlando e Catania che tiene ‘prigioniere’ le eccelse menti di Miccichè e Faraone rimarrebbe nelle menti – sempre eccelse – di Miccichè e Faraone anche in mezzo al mare: e, di conseguenza, Orlando e Catania rimarrebbero sindaco di Palermo e assessore, continuando a incasinare la vita dei palermitani. Picciotti, la psicanalisi politica è una cosa seria, non è facile venirne a capo, specie quando si tratta di giganti della politica come Orlando, Catania, Miccichè e Faraone…
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