In Sicilia le “Quote” non portano fortuna. La “Quota” siciliana più disastrosa spetta a Palermo: per la precisione, al Cimitero di Santa Maria dei Rotoli del capoluogo siciliano, dove in queste ore il numero di bare accatastate, prive di sepoltura, ha raggiunto le mille unità, ovvero “Quota 1000”. Si tratta di uno scandalo senza fine, frutto dell’inadeguatezza dell’attuale amministrazione che è in carica dalla Primavera del 2012. Quando si amministra una città per nove anni consecutivi e succede quello che sta succedendo al Cimitero dei Rotoli, dove le salme prive di sepoltura vengono accatastate dove capita non ci sono scuse: a non funzionare è l’attuale amministrazione comunale che, solo per questa vergogna, dovrebbe rassegnare le dimissioni e andare a casa. I problemi del Cimitero dei Rotoli sono noti da anni: oggi si sono incancreniti proprio perché l’attuale amministrazione comunale non ha adottato i provvedimenti necessari per scongiurare l’attale crisi. Quattro mesi fa è stato previsto che, se non fossero state adottate soluzioni, a Giugno le salme accatastate avrebbero raggiunto le mille unità. Ebbene, in quattro mesi non è stato fatto nulla. E le bare accatastate hanno raggiunto “Quota 1000”.
Negli uffici della Regione siciliana un gruppo di ultrasessantenni andati in pensione con “Quota 100” dovranno tornare al lavoro. Come si possa chiedere a chi dovrebbe restare a casa per raggiunti limiti di età, persone che, magari, si godono i nipoti, di tornare in ufficio è questione legata in generale alla ‘intelligente’ riforma delle pensioni voluta dal Governo di Mario Monti e, in particolare, alla disastrosa gestione degli uffici regionali che l’attuale Governo di Nello Musumeci non riesce a controllare. Una tagliola che il Governo di leghisti e grillini 2018-1019 ha provato a mitigare introducendo, appunto, “Quota 100”, esperimento che gli uffici della Regione siciliana hanno gestito male e che, in ogni caso, il Governo degli migliori di Mario Draghi – che ricordiamolo è pur sempre un dei protagonisti del Britannia nei primi anni ’90 – vuole sbaraccare. Disastri romani che si sommano a disastri siciliani.
E che dire delle “Quote” di tonno? Il riferimento è al Tonno Rosso del Mediterraneo: ogni Paese – così ha stabilito l’Iccat, organismo internazionale che sovrintende alla pesca dei pesci pelagici – non può pescare oltre un certo numero di esemplari di Tonno Rosso del Mediterraneo, le cui carni, sotto il profilo organolettico, sono considerate tra le migliori al mondo. Il risultato è che le quote di Tonno Rosso del Mediterraneo assegnate alla Sicilia sono inferiori alla domanda al consumo di Tonno che si registra in Sicilia tra Maggio e Giugno. C’è il dubbio che non manchino le speculazioni. Così infuria la pesca le Tonno illegale, scattano i sequestri e – cosa questa, pericolosa – non manca in giro Tonno Rosso del Mediterraneo conservato male: da qui i problemi legati alla sindrome sgombroide, patologia che, talvolta, può dare anche problemi seri.