Da quanto tempo vi diciamo di fare molta attenzione al pomodoro, fresco e trasformato? Da quanto scriviamo che non bisogna fidarsi del pomodoro lavorato – pelati e passata di pomodoro – venduto in massa nei Centri commerciali? Da quanto tempo vi consigliamo di acquistare il pomodoro da agricoltori siciliani o nei mercato contadini e di preparare in casa, come si faceva un tempo, la salsa di pomodoro, i pelati e ‘u strattu? Da quanto tempo vi invitiamo a riflettere sul fatto che una passata di pomodoro di tre quarti di litro non
Come sempre accade, il merito di aver scoperto questo sistema non è della politica, che anzi lo sostiene, ma della Magistratura e delle forze dell’ordine alle quali va il nostro plauso e il plauso dei cittadini. Perché quello che hanno scoperto i magistrati della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nocera inferiore e i Carabinieri della locale sezione di Polizia giudiziaria va a tutela della salute pubblica e, in particolare, dei bambini di tutta l’Italia, che sono le prime vittime di questo sistema economico voluto dall’attuale Unione europea. Lo abbiamo scritto mille volte e lo ribadiamo: il sistema economico liberista voluto dall’Unione europea, applicato al settore agroalimentare, genera mostruosità criminali. Perché nella foga di produrre al prezzo più basso vengono travolti i diritti dei lavoratori (nel Nord Africa, da dove arriva il pomodoro dell’inchiesta della Procura di Nocera inferiore, ma anche da dove arrivano altri prodotti agricoli che oggi invadono l’Europa il costo del lavoro è, in media, venti volte inferiore al costo del lavoro in agricoltura italiano) e, soprattutto, viene travolta la salute di milioni di ignari consumatori. Perché in questi Paesi da dove arriva l’ortofrutta che oggi invade l’Europa non si fanno scrupolo di utilizzare pesticidi che in Italia e nel resto d’Europa sono stati banditi venti o trent’anni fa, perché dannosi per la salute umana. E’ facile, facilissimo, in certi Paesi asiatici o africani produrre un quantitativo di pomodoro due o tre volte superiore a quello prodotto in Italia: basta irrorarlo con pesticidi che in Italia sono stati proibiti venti o trent’anni fa e, oplà!, la produzione è raddoppiata o triplicata. Poi il pomodoro viene esportato, fresco o semilavorato, e il gioco è fatto! E li ignari cittadini mangiano: pasta al pomodoro, pizze e via continuando.
Proviamo ora a raccontare cosa hanno scoperto gli inquirenti campani. La storia la leggiamo su ITALIA FRUIT NEW, il primo network dei professionisti dell’ortofrutta. “I Militari – leggiamo nell’articolo – hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, emesso dal Pubblico Ministero, Angelo Rubano, e convalidato dal Gip, Daniela De Nicola, che, accogliendo le risultanze investigative fornite dal Reparto Specializzato dell’Arma e interdicendo l’immissione del circuito commerciale di prodotto non conforme alle prescrizioni di produzione, ha vincolato un ingente quantitativo di concentrato di pomodoro di provenienza egiziana presso un’azienda dell’Agro Nocerino Sarnese, leader nel settore conserviero. In particolare, il provvedimento ha interessato una partita di semilavorato di pomodoro di ben 821 tonnellate, del valore di circa un milione di euro“. Avete idea di quante confezioni di concentrato di pomodoro si preparano con 821 tonnellate di prodotto egiziano?
Poi arriva la notizia che ci deve fare preoccupare: “I plurimi elementi indiziari acquisiti nell’indagine, segnata da riscontri sul campo costantemente vagliati dalla Procura Nocerina, lasciano ritenere che il materiale alimentare sequestrato sia largamente interessato dalla contaminazione di pesticidi, presenti in misura maggiore a quanto normativamente consentito, sussistendo così il concreto rischio di nocività per la salute umana”. Gli inquirenti, a chiare lettere, parlano di “concreto rischio per la salute umana”: che è quello che noi scriviamo da anni! Ancora l’articolo: “La merce era stoccata in migliaia di fusti metallici contenenti ognuno mediamente 250 kg di prodotto, in attesa di essere lavorata e confezionata, solitamente in barattoli e tubetti di diversi formati, per essere successivamente collocata sul mercato – prevalentemente estero – sempre come doppio o triplo concentrato di pomodoro. L’ingente materiale sequestrato è ciò che residua di una partita di semilavorato ben più cospicua; infatti è stato accertato che già alcune centinaia di tonnellate sono state commercializzate in Paesi Ue ed extra Ue”. Un principio di civiltà e di correttezza ci impone di preoccuparci anche se tale prodotto finisce all’estero. Ma in questo caso le parole “prevalentemente estero” ci dicono anche che una parte di questo ‘magnifico’ pomodoro egiziano lavorato finisce anche sulle tavole degli italiani!
Si fa sentire la Coldiretti: “Il sequestro di concentrato di pomodoro proveniente dall’Egitto che risulterebbe secondo le indagini largamente contaminato da pesticidi per un valore di un milione di euro, in una zona tradizionale di produzione come la Campania, conferma l’allarme per l’importazione di cibi di bassa qualità con il rischio che vengano spacciati come Made in Italy“. Nell’articolo di ITALIAFRUIT NEWS si ricorda il grande quantitativo di pomodori freschi e semilavorati che arrivano ancora oggi dalla Cina; ma si sottolinea, anche, che, rispetto allo scorso anno, le importazioni di pomodoro, fresco e lavorato, che arrivano dall’Egitto sono aumentare dell’83%. E a proposito dei prodotti agricoli importati in Sicilia, ricordiamoci che ci sono imprenditori agricoli italiani e siciliani che si sono trasferiti in Egitto, in Marocco, in Tunisia e in Cile. Sull’argomento riportiamo alcuni passi di un articolo scritto da Santo Bono e Pino D’Angelo, protagonisti del Movimento Terra è Vita, articolo he abbiamo pubblicato lo scorso anno: “… in Egitto, in Marocco, in Tunisia e in Cile ci sono gli imprenditori agricoli italiani (e anche qualche siciliano) che producono ed immettono nel mercato italiano prodotti agricoli, con costi inferiori a quelli che noi in Italia e in Sicilia invece siamo costretti ad applicare (salario contrattuale e costi vari di produzione ecc.)? In ambito economico-produttivo questa viene definita ‘concorrenza sleale’, fatta per creare uno svantaggio sui competitori (vedi salari e varie regolamentazioni di produzione)…”.
Che dire, in conclusione? Quello che diciamo da anni: non acquistate più pomodoro lavorato nei Centri commerciali. Soprattutto se nelle vostre case ci sono bambini, acquistate il pomodoro solo dai negozianti di fiducia e preparatevi in casa il pomodoro pelato e la passata di pomodoro. Ora che è arrivata l’estate, fate quello che facevano i nostri nonni: acquistate il pomodoro fresco, possibilmente delle vostre zone (a Km zero, come si dice oggi), e fate tutto da voi: salsa e pelati. Ricordatevi che i veleni chimici fanno male a tutti, ma sono dannosissimi per i bambini. E cominciate anche a riflettere quando andate nei ristoranti: informatevi su che tipo di pomodoro utilizzano. Verificate se utilizzano pomodoro fresco o pelati e passata di pomodoro lavorati: già è una differenza importante. Certo, anche il pomodoro fresco può essere arrivato da chissà dove, se è vero, come scriviamo spesso, che dalle nostre parti il pomodoro di pieno campo si coltiva sempre meno, proprio perché subisce la concorrenza del pomodoro africano e cinese di pessima qualità, ma che costa molto meno. Se in Campania – che è la patria del pomodoro italiano – hanno bisogno del pomodoro egiziano significa che la situazione, in Italia, è gravissima. Come si viene fuori da questa situazione che, alla fine, favorisce i Paesi che producono a costi bassi (producendo ortofrutta di pessima qualità, se non tossica) e le multinazionali farmaceutiche che guadagnano montagne di soldi per ‘curarci’? Uscendo subito dall’Unione europea come ha fatto il Regno Unito. Pensare di salvarsi in questa finta Europa unita di banditi e predoni, dove le multinazionali, soprattutto quelle farmaceutiche, controllano tutto è pia illusione. Noi ci auguriamo che i vertici di Italexit di Paragone leggano questo articolo e si intestino questa battaglia di civiltà. Non si possono avvelenare e fare ammalare milioni di persone, distruggendo contemporaneamente la nostra agricoltura, per fare guadagnare cinesi, nord africani (quelli che, insieme con i pomodori e l’olio d’oliva ‘extra vergine’ prodotti Iddio sa come, ci mandano anche i migranti) e multinazionali farmaceutiche che ci ‘curano’ dopo averci fatto ammalare. E’ arrivato il momento di combattere.
Foto tratta da Campania Notizie