Nel 1859, appena fu salito al trono, Francesco II volse la sua attenzione verso la costruzione d’una vasta rete ferroviaria, e la commissione della casa Lahante che ne richiese la concessione, dopo avere presentato il suo progetto al re stesso, scrisse a Lahante il seguente rapporto: “E’ completamente falso che il re Francesco II sia contrario alla costruzione della ferrovia, visto che egli ci ha prevenuto dicendo che le ferrovie debbano essere considerate come delle molle e come la ragione prima d’eccitare e di promuovere un gran numero d’opere ausiliarie e di fondazioni e costruzioni nuove che sono conseguenze necessarie delle ferrovie, a vantaggio della società civile, ed aggiunse, molto giustamente, che l’utilità sostanziale e il principale vantaggio delle ferrovie consistono in quel che la vita industriale e commerciale d’un popolo che ha costruito una linea ferroviaria marcia progressivamente, in ragione diretta verso questa linea ed in proporzione con essa. Ne consegue dunque che la maggior o minor lunghezza della linea, la formazione d’una rete più o meno stesa, seguendo le convenienze esteriori d’uno Stato, aumenterebbe il valore delle proprietà limitrofe e donerebbe una nuova vita a tutti i movimenti industriali e commerciali nella direzione di detta linea e di detta rete ferroviaria: e non solamente le condizioni locali, ma anche la vita civile degli uomini migliorerebbero progressivamente, perché potrebbero, a volontà, soddisfare facilmente tutti i bisogni e tutte le convenienze ed esigenze sociali. Tutte queste considerazioni del principe ci hanno persuaso che egli s’è fatto uno studio speciale sovra la ferrovia e che ne patrocina la costruzione. E’ dunque permesso sperare da lui ogni appoggio. Le difficoltà si frappongono da parte dei burocrati, ma il re ha l’intenzione di appianarle tutte con il presidente della commissione, principe di Comitini.
Ecco i progetti che il re Francesco II si preparava a realizzare se la conquista piemontese non li avesse rovesciati. E questi progetti e queste idee liberali sulle ferrovie il re Francesco II li sviluppò a viva voce e per iscritto quando, ancora duca di Calabria, era stato chiamato da suo padre, il re Ferdinando, a far parte di una commissione creata a tal fine.
Gaetano Marabello Verità e menzogne sul Brigantaggio, Controcorrente Edizioni, pag. 97, 98.
Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu