In una Palermo sempre più sporca, sempre più degradata, sempre più in agonia si torna a parlare di una seconda mozione di sfiducia al sindaco Leoluca Orlando. La prima mozione di sfiducia, è noto, si è conclusa con il salvataggio del primo cittadino: 21 consiglieri su 40 l’hanno respinta. Oggi la situazione è confusa. I renziani di Italia Viva dicono di essere passati all’opposizione, ma contemporaneamente hanno presentato il candidato sindaco: si tratta del parlamentare nazionale Francesco Scoma, protagonista di una lunga stagione di Forza Italia, del quale è uno dei fondatori in Sicilia. Insomma, non è proprio una novità. Ma se si trattasse solo di questo sarebbe poco. In realtà, la mossa dei renziani è ambigua: dicono di essere passati all’opposizione dell’attuale sindaco, ma il loro obiettivo politico sembra quello di spezzare l’unità del centrodestra per portare ‘pezzi’ dello stesso centrodestra nel centrosinistra a partire da Palermo, mettendo assieme Forza Italia e gli ex democristiani dell’ormai cadente Cantiere Popolare, per i quali, come nel celebre romanzo di Federico De Roberto, I Viceré, destra e sinistra uguali sono. Però c’è un però. La mozione di sfiducia al sindaco Orlando, se si dovesse materializzare, costringerebbe i renziani a scoprire le carte: se sono veramente contro il primo cittadino dovrebbero votare sì. Ma il gioco dei renziani, in questa fase, sembra quello di ‘allungare il sugo’: infatti, anche loro stanno nel gioco trasformista destra-sinistra, pronti a posizionarsi là dove potranno salvare le poltrone.
Ribadiamo: la mozione di sfiducia al sindaco farebbe chiarezza: direbbe, insomma, se la crisi tra Orlando e i suoi ex alleati renziani è una
Dice Sabrina Figuccia, consigliere comunale della Lega: “La maggioranza assoluta dei consiglieri comunali, 21 su 40, ha votato la mozione di sfiducia all’assessore Catania, il modo più incisivo per dire con estrema chiarezza: adesso basta, Orlando e compagnia stanno facendo più danni di un’orda barbarica, facciano le valigie e si tolgano dai piedi una volta per tutte. Anche la stragrande maggioranza dei palermitani ne ha fin sopra i capelli dell’incompetenza e dell’incapacità del sindaco e dei suoi assessori, che collezionano disastri uno dietro l’altro: dai rifiuti al traffico automobilistico e buon ultimo lo scandalo dei fanghi tossici. Insomma, questi dieci anni di orlandismo hanno portato la città allo stremo, che, colpita dalla pandemia come tutto il mondo, sta ricevendo il colpo di grazia da chi siede sullo scranno più importante di Palazzo delle Aquile, anche quest’ultimo diventato il simbolo del pressappochismo con lavori che sarebbe dovuti partire da tempo e che invece sono fermi senza un vero perché. Per non parlare della condizioni delle aziende partecipate, molte delle quali rischiano di finire a gambe all’aria, come lo stesso Comune, la cui situazione economica ha tremare i polsi e che invece Orlando e compagni sembrano ignorare. Fino a quando sindaco ed assessori abuseranno della pazienza dei palermitani? Purtroppo, dopo oltre duemila anni tornano d’attualità le parole pronunciate da Cicerone contro Catilina, di cui Orlando sembra essere il successore”.
Precisa Igor Gelarda, capogruppo della Lega in Consiglio comunale: “Stiamo provvedendo a definire, insieme ad alcuni alleati di centrodestra, una bozza del testo della mozione di sfiducia al sindaco Orlando. Entro Lunedì il testo sarà pronto, e subito dopo ne proporremo la firma a tutti i consiglieri di buona volontà di questa città. Questa farsa politico-drammatica non può continuare. Il Consiglio comunale è ormai diventato una arena, mentre la città è completamente bloccata. Sotto tutti i punti di vista. Orlando deve andare a casa il prima possibile, questo è ciò che vogliono i palermitani e questo è ciò che ha chiesto a noi anche Matteo Salvini. Nessuna paura di tornare a votare, abbiamo lavorato unico obiettivo deve essere liberare la città- conclude Gelarda ”
Aggiunge Marianna Caronia, altra consigliera comunale di opposizione: “Ripeto da mesi che non vi è alternativa alla mozione di sfiducia al Sindaco Leoluca Orlando, la cui permanenza in carica è ogni ora di più motivo di danni alla nostra città, ai servizi, all’economia. Finalmente registro da parte di colleghi consiglieri del centrodestra questa sintonia, per cui mi auguro che arriveremo presto al voto, nel quale ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità di fronte ai cittadini e dovrà dire chiaramente da che parte sta: o con Orlando o con Palermo”.
C’è da credere a questa mozione di sfiducia? No. Noi siamo convinti che i renziani e i loro possibili alleati – legati da un unico obiettivo: il mantenimento delle poltrone in Consiglio comunale, nel Parlamento siciliano e a Roma, per non palare del tentativo di prendersi il Comune con Francesco Scoma – troveranno una scusa per mandare all’aria la mozione di sfiducia al sindaco. E la scusa la conosciamo già: Orlando è presidente dell’ANCI Sicilia, il momento è delicato perché i Comuni siciliani sono senza soldi e bla bla bla. E’ per questo motivo – e magari per i rapporti sotterranei con i renziani, con Forza Italia e con gli ex democristiani come lui – che il sindaco Orlando si mostra così tranquillo e non crede nella mozione di sfiducia nei suoi confronti? Però un segnale è già venuto fuori, un segnale politico preciso: Palermo ha bisogno di un reale cambiamento, non di un candidato sindaco che ha alle spalle 25 anni di Forza Italia. Al capoluogo della Sicilia serve una svolta culturale, prima che politica: e serve soprattutto un sindaco che metta da parte le chiacchiere e si occupi di risanare una città che cade a pezzi. Non possono essere i renziani insieme con gli ex democristiani, con Forza Italia e, magari, con il PD e con quello che resta dell’orlandismo i protagonisti della rinascita di Palermo. Serve una vera svolta. I leghisti si giocheranno la partita con Fratelli d’Italia e magari con qualche altro alleato; noi ci auguriamo che i sicilianisti, gli indipendentisti, gli autonomisti e i meridionalisti si presentino uniti con un candidato sindaco e con una lista unica per il rinnovo del Consiglio comunale. Eleggere un paio di consiglieri comunali, per i sicilianisti, sarebbe già un successo.