- La legge Finanziaria-caos approvata lo scorso Aprile all’Ars verrà falcidiata. Si profila una mega impugnativa romana
- “Con molta probabilità questa Finanziaria batterà tutti i record in termini di articoli impugnati
- La stabilizzazione dei circa 5 mila precari ASU è stata fatta male: non ci sarà da stupirsi se verrà impugnata
- Il Parlamento siciliano ha caricato i Comuni dell’Isola – già alle prese con gravi problemi finanziari – di costi impropri
La legge Finanziaria-caos approvata lo scorso Aprile all’Ars verrà falcidiata. Si profila una mega impugnativa romana
Lo scorso 15 Aprile, illustrando e commentando la legge Finanziaria 2021 approvata dall’Assemblea regionale siciliana, abbiamo scritto che, con molta probabilità, questo provvedimento avrebbe battuto tutti i record in materia di articoli impugnati. E, a quanto pare, sarà così. Il Governo nazionale si accinge ad impugnare tanti articoli di questa legge regionale (ormai non c’è più il ‘filtro’ dell’ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana e le impugnative le stabilisce direttamente il Governo nazionale: prassi, questa, che vulnera l’Autonomia siciliana: ma così hanno voluto la Corte Costituzionale e il centrosinistra che governava l’Italia e la Sicilia nella passata legislatura). Fino ad ora il ‘record’ di articoli impugnati lo detiene il Governo di Raffaele Lombardo nel 2012; ora questo particolare ‘record’ potrebbe essere battuto dal Governo di Nello Musumeci. Leggiamo cosa scrivevamo il 15 Aprile scorso:
“Con molta probabilità questa Finanziaria batterà tutti i record in termini di articoli impugnati
Oggi proveremo a raccontare i passaggi che noi riteniamo più significativi (spesso non positivi) della legge Finanziaria 2021 – conosciuta anche come legge di stabilità della Regione siciliana – approvata dal Parlamento siciliano. Cominciando col dire che questo provvedimento, con molta probabilità, batterà tutti i record in termini di articoli impugnati. Roma, a nostro modesto avviso, potrebbe fare una strage. Per almeno tre motivi. In primo luogo perché questa legge, che non esistiamo a definire assurda e fuori dal mondo reale, ignora l’accordo siglato dal Governo regionale con il Governo nazionale per ridurre le spese. Ne siamo assolutamente convinti e l’abbiamo scritto in tutte le salse: lo Stato, sul fronte finanziario, ha appioppato alla Sicilia è un accordo-capestro. Ma se al Governo di Nello Musumeci non piaceva perché l’ha firmato? Per poter dire ai cittadini siciliani, dopo che la legge verrà in buona parte impugnata: “Noi ci abbiamo provato, ma Roma ha bloccato tutto?”. Il secondo motivo per il quale questa legge verrà impugnata è legato al fatto che una legge Finanziaria è stata trasformata in una legge-calderone o legge omnibus: ci sono articoli che dovrebbero essere discussi come leggi di settore nelle Commissioni legislative di merito per essere approvate, appunto, come leggi a se stanti; e ci sono articoli di legge veramente ‘miserabili’, che stanziano cifre ridicole, per le quali sarebbe stato sufficiente un provvedimento amministrativo. Insomma, in questa Finanziaria del caos c’è di tutto e di più e – terzo motivo per il quale potrebbe essere impugnata – in alcuni capitoli tutt’altro che secondari non c’è copertura finanziaria, ma solo l’attesa di improbabili fondi europei ancora da riprogrammare. La responsabilità di questo è solo in parte dell’attuale Governo e dell’attuale Assemblea regionale e, in massima parte, del precedente Governo di Rosario Crocetta e dei ‘Patti scellerati’ siglati da quest’ultimo con l’ex capo del Governo nazionale, Matteo Renzi e, naturalmente, della precedente Assemblea regionale”.
La stabilizzazione dei circa 5 mila precari ASU è stata fatta male: non ci sarà da stupirsi se verrà impugnata
Blog Sicilia scrive che a rischio di impugnativa ci sarebbe articolo 36, ovvero la stabilizzazione dei precari ASU. E riporta una dichiarazione del Segretario Generale della Cgil siciliana, Gaetano Agliozzo, e del Segretario regionale, Massimo Raso: “La Sicilia non è nuova a rilievi ed impugnative su questa materia. E’ da tempo che sollecitiamo il Governo siciliano di avviare una interlocuzione con quello nazionale, finalizzata esattamente a evitare queste “osservazioni” propedeutiche all’impugnazione delle norme e per spiegare la specialità siciliana. E in particolare il fatto che, al pari delle norme nazionali citate dal comma 1 dell’art. 36, anche noi abbiamo l’esigenza di chiudere la brutta pagina del precariato degli Enti Locali”. Ebbene, a nostro modesto avviso l’interlocuzione con Roma servirebbe a poco, perché il costo di questa stabilizzazione è stato appioppato ai Comuni siciliani, già in grave difficoltà finanziaria (quasi tutti i Comuni dell’Isola non hanno le risorse per chiudere i Bilanci, altro che pagare altri precari stabilizzati!). Ecco cosa scrivevamo lo scorso 15 Aprile:
Il Parlamento siciliano ha caricato i Comuni dell’Isola – già alle prese con gravi problemi finanziari – di costi impropri
“L’articolo 23 è una mezza presa in giro: si tratta del Fondo regionale per le Autonomia locali (cioè per i Comuni e le ex Province) che fino a pochi anno fa ammontava a poco più di 900 milioni di euro e che è stato ridotto, sulla carta, a 330 milioni di euro. Perché scriviamo sulla carta? Perché questi 330 milioni di euro – anche se non è scritto in modo chiaro – verranno decurtati di una somma considerevole per pagare altre spese! L’articolo 24 finanzia un improbabile associazionismo tra Comuni, mentre l’articolo 25 va a finanziare, con il citato Fondo per le Autonomia locali (e quindi togliendo fondi ai Comuni), una miriade di cose: un milione e 250 mila euro ai Comuni siciliani che ospitano migranti (non dovrebbero pagare il Ministero degli Interni che autorizza gli sbarchi e l’Unione europea che ci dice di accogliere i migranti?), oltre 2 milioni e 700 mila euro alla Soaco spa, società che gestisce l’aeroporto di Comiso; soldi non quantificati (ma si può fare?) ai Comuni in riequilibrio finanziario approvato dalla Corte dei Conti; poi una decina di interventi disposti dall’assessorato alle Autonomie locali; premi ai Comuni che hanno superato la soglia del 65% della raccolta differenziata dei rifiuti; fondi in favore delle Comunità alloggio per disabili psichici; fondi per il trasporto dei rifiuti in favore degli arcipelaghi della Sicilia; e soldi ai Borghi siciliani “più belli d’Italia”. Ci piacerebbe capire quanti fondi rimarranno ai Comuni siciliani: vabbé tanto aumentano la TARI e le altre tasse…”. Ancora: “L’articolo 26 prevede una dilazione dei pagamenti. Non ci dite in favore di chi perché non si capisce. Non ci credete? E allora leggete: “Al comma 3 dell’articolo 9 della legge regionale 11 agosto 2017, n. 15 e successive modificazioni le parole ‘quinquennio 2017-2021’ sono sostituite dalle parole ‘sessennio 2017-2022’ e le parole ‘sette esercizi finanziari’ sono sostituite dalle parole ‘otto esercizi finanziari’. Tutto chiaro, no? Articolo 27: un milione di euro per i Comuni in zona rossa (che aumentano di giorno in giorno). Articolo 28: altri 200 mila euro per l’accoglienza migranti. Articolo 29: oltre 200 mila euro per i Comuni colpiti dagli incendi. L’articolo 30 è bizzarro: 200 mila euro per contrastare l’abbandono dei rifiuti nelle strade extraurbane. Non sarebbe più logico effettuare i controlli e multare i cittadini che inquinano? Articolo 31: altri 2 milioni di euro per i Comuni con i ‘buchi’ di Bilancio. Insomma, portare in deficit un Comuni è un affare… L’articolo 32 impone l’obbligo, per i Comuni, di rendicontare i fondi erogati supponiamo dalla stessa Regione. Articolo 33: articolo di legge scritto in modo incomprensibile; noi lo ‘traduciamo’ così: ci sono Comuni in dissesto con il personale in sovrannumero? Tranquilli: si pagano con il solito Fondo per le Autonomie locali (alla faccia dei servizi da fornire ai cittadini!)”. Arriviamo così all’articolo 36: stabilizzazione dei circa 5 mila precari ASU. Chi paga? Vediamo se indovinate… il solito Fondo per le Autonomie locali! A questo punto vi chiederete: ma i sindaci dei Comuni siciliani perché non si sono catapultati davanti Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano, per scatenare un sano ‘bordello’?
In effetti, a pensarci bene, avrebbero dovuto essere i cittadini a scendere in piazza, anche perché i Comuni dell’Isola, per fronteggiare queste spese – in alcuni casi illogiche – dovrebbero tasse e imposte. I sindaci siciliani non hanno fiatato. Ma ora i nodi stanno arrivando al pettine… In ogni caso il disastro che si profila non è solo del Governo, ma di tutto il Parlamento: della maggioranza e dell’opposizione che hanno fatto a gare ad approvare una legge assurda!
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