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‘The Guardian’ critica il Governo italiano sul Recovery: vuole finanziare l’acciaieria di Taranto senza valutazione di impatto sulla salute

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  • Duro attacco del quotidiano britannico all’attuale Governo italiano, accusato di volere sostenere la contestatissima acciaieria di Taranto che ha provocato danni enormi al territorio e alle persone 
  • I Verdi europei critici: “Ad oggi, l’acciaieria non dispone di una valutazione dell’impatto ambientale e di una valutazione dell’impatto sulla salute”
  • “… gli obblighi “di classificare correttamente gli investimenti rispettosi dell’ambiente sono stati aggirati e ignorati”

Duro attacco del quotidiano britannico all’attuale Governo italiano, accusato di volere sostenere la contestatissima acciaieria di Taranto che ha provocato danni enormi al territorio e alle persone 

Inquinamento di Taranto e Recovery Plan: se non è uno sputtanamento è qualcosa che gli somiglia. E arriva con un articolo pubblicato in questi giorni dal quotidiano britannico, The Guardian. “Il fondo Covid dell’UE da 672,5 miliardi di euro (579 miliardi di sterline) per una ‘ripresa verde’ potrebbe finanziare la costruzione di tralicci dell’elettricità da un habitat naturale protetto, l’acquisto di trattori alimentati a diesel e nuovi forni in una controversa acciaieria, sotto piani nazionali”. La “controversa acciaieria” è quella di Taranto, che da decenni massacra il territorio e gli abitanti di una città bellissima sacrificata agli interessi delle industrie del Nord Italia. L’acciaieria ex ILVA, infatti, oggi conta pochi occupati e continua a inquinare. E cosa vanno a scoprire i britannici? Che l’Unione europea a parole dice di voler utilizzare i fondi del Recovery – circa 700 miliardi di euro che dovrebbero essere finanziati dai 27 Paesi della Ue con l’emissione di eurobond – per opere ecologiche (“green”), ma li starebbe – almeno in parte – dirottando per inquinare o continuare a inquinare l’ambiente. The Guardian non ha peli sulla lingua e accompagna l’articolo con una foto dell’acciaieria ex ILVA di Taranto.

I Verdi europei critici: “Ad oggi, l’acciaieria non dispone di una valutazione dell’impatto ambientale e di una valutazione dell’impatto sulla salute”

Nell’articolo si fa cenno alle dichiarazioni di due deputati europei Verdi, Ska Keller e Philippe Lamberts. “Una valutazione da parte dei deputati delle proposte di finanziamento di 23 Stati membri finora presentate alla Commissione europea – leggiamo sempre nell’articolo – ha rilevato una legione di esempi di progetti che si ritiene rischiano di minare le credenziali verdi della struttura di recupero e resilienza (RRF)”. Così arriva l’esempio dell’acciaieria ex ILVA: “Il governo italiano, intanto, ha suggerito nel suo piano nazionale che un’acciaieria di Taranto, che nel 2012 è stata al centro di uno scandalo ambientale che ha portato all’incarcerazione dei suoi allora proprietari, possa ricevere un finanziamento. L’impianto sta cercando di costruire forni meno inquinanti, ma ciò accadrebbe insieme alla manutenzione dei due attuali altiforni a carbone… Ad oggi, l’acciaieria non dispone di una valutazione dell’impatto ambientale e di una valutazione dell’impatto sulla salute”, hanno scritto i deputati.

“… gli obblighi “di classificare correttamente gli investimenti rispettosi dell’ambiente sono stati aggirati e ignorati”

C’è solo Taranto e la contestatissima acciaieria in questa storia del Recovery? No: c’è dell’altro. “Hanno detto – prosegue l’articolo – che sotto l’obiettivo di ‘innovazione e modernizzazione’ nel settore agricolo, il governo italiano stava offrendo incentivi per la sostituzione dei vecchi macchinari”, incentivi che consentirebbero “l’acquisto di trattori diesel. I deputati hanno affermato che si tratta in effetti di ‘incentivare l’uso di combustibili fossili’. Sono state espresse preoccupazioni per il fatto che iniziative con scarso impatto ambientale positivo fossero state erroneamente descritte in alcuni piani nazionali al fine di raggiungere un obiettivo del 37% della spesa destinato a investimenti verdi. In una lettera alla Commissione, i co-leader dei Verdi al Parlamento europeo, Ska Keller e Philippe Lamberts, hanno affermato che il principio di ‘non arrecare danni significativi’ all’ambiente” e gli obblighi “di classificare correttamente gli investimenti rispettosi dell’ambiente sono stati aggirati e ignorati”. I due parlamentari europei non escludono “una potenziale violazione del requisito di spesa del 37% per gli investimenti verdi”.

 

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