Forse abbiamo capito perché hanno ‘silurato’ l’ex assessore regionale con la delega all’Energia, Alberto Pierobon? Il dubbio ci assale leggendo la Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, là dove troviamo l’avvio di una folle campagna energetica che, nel giro di qualche anno, potrebbe portare alla trasformazione di circa 2 mila ettari di terreni agricoli in campi per la produzione di energia fotovoltaica. A cominciare dall’area Iblea. Pensate un po’: con tante aree industriali abbandonate che ci sono in Sicilia dove li debbono andare a piazzare i pannelli fotovoltaici? Al posto dei campi di grano e, magari, di qualche vigneto. O magari dentro un Parco naturale, magari dentro il Parco Ibleo! Sì, distruggendo oltre 100 ettari di area Iblea! I conti tornano sempre. Da una parte i bassi prezzi del grano siciliano e dell’uva da vino; dall’altra parte i signori del Land grabbring con i soldi tra le mani, che si presentano agli agricoltori siciliani e mettono sul piatto due offerte. Prima offerta, l’affitto di un terreno: a un agricoltore che coltiva grano offrono un prezzo d’affitto di 2 mila e 500 euro; a meno che il prezzo del grano non schizzi all’insù, per l’agricoltore è un’offerta vantaggiosa (dobbiamo pensare che le autorizzazioni già rilasciate dall’amministrazione regionale, con tanto di approvazione da parte della Commissione speciale VIA-VAS (Valutazione dell’Impatto Ambientale e Valutazione Ambientale Strategica) fa riferimento al periodo in cui il prezzo di un quintale di grano siciliano era bloccato a 18, massimo 20 euro al quintale: allora l’affitto di 2 mila e 500 euro all’anno per un ettaro di seminativo era super-conveniente). Seconda offerta: i signori del Land grabbing sono disposti a pagare anche 25 mila euro per un ettaro di terreno a seminativo. Prezzo conveniente? Se l’offerta viene presentata a un vero agricoltore no, perché un vero agricoltore valuta un fondo – soprattutto se è il ‘suo’ terreno di famiglia – al di là del valore venale; ma se è un agricoltore demotivato, che non può più coltivare il grano perché non sa a chi venderlo, che non può più coltivare il pomodoro di pieno campo perché deve competere con il pomodoro che arriva dall’Africa o dalla Cina a prezzi stracciati, beh, a un agricoltore preso per la gola 25 mila euro per un ettaro di terreno fanno gola: magari ne ha dieci ettari e uno glielo vende e sistema i propri coti per un paio di anni…
Sta cambiando il mondo dell’agricoltura siciliana. Noi facciamo le battaglie sociali e culturali che vanno sicuramente fatte; cerchiamo di sensibilizzare il mondo che ci sta attorno – per esempio i consumatori – sul fatto che in Sicilia le ‘autorità’ silenti gli fanno mangiare derivati del grano, ovvero pasta, pane, dolci preparati con grano estero prodotto chissà come, magari a base di glifosato e micotossine; gli segnaliamo che, mentre loro mangiano derivati prodotti con gran estero che continua ad arrivare con le navi, il grano duro siciliano viene esportato in Tunisia (poco più di una settimana fa, 50 mila tonnellate di grano duro siciliano sono state imbarcate nel porto di Termini Imerese e spedite in Tunisia). Pensate un po’ che assurdità: i cittadini siciliani, che potrebbero mangiare pane, pasta e dolci prodotti con dei grani duri migliori del mondo – perché il grano duro siciliano è uno dei migliori del mondo – portano sulle proprie tavole pane, pasta, dolici e altri derivati del grano prodotti con grani esteri, spesso di infima qualità, se non contaminati; mentre la borghesia tunisina, ormai da anni, porta in tavola o grano delle proprie zone, o grano siciliano o pugliese. Tutto questo soprattutto perché l’Unione europea ha deciso che dobbiamo mangiare prodotti agricoli canadesi (leggere CETA, accordo commerciale UE-Canada).
In questa storia – cioè con l’agricoltura siciliana boccheggiante – si sono infilati come falchi i signori del Land gabbring con i soldi, che affittano e acquistano terreni per realizzare impianti fotovoltaici. E che fa la politica siciliana? Invece di difendere la propria agricoltura, invece di sostenere gli agricoltori della nostra Isola ‘apre le cosce’ agli impianti fotovoltaici a perdita d’occhio con autorizzazioni di qua e autorizzazioni di là. Adesso poniamo una domanda: chi è quel matto che prende in affitto ettari ed ettari di terreni a 2 mila e 500 euro all’anno, o che acquista terreni a 25 mila euro ad ettaro senza avere, come si usa dire in Sicilia, ‘i cani attaccati’? Cominciamo con la realtà. Canicattini Bagni, provincia di Siracusa. Parla Paolo Amenta, presidente del Consiglio comunale di questo Comune e vice presidente dell’ANCI Sicilia, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Tema: la Regione siciliana di Nello Musumeci che ha autorizzato la realizzazione del mega impianto di 67,421 MWp della Lindo alle porte di Canicattini Bagni e nei territori di Siracusa e Noto, all’interno del Parco Nazionale degli Iblei, dopo il no dei tre Comuni. Dice Amenta: “Se Musumeci vuole decidere lui al posto dei territori, deturpando l’ecosistema e i paesaggi, ci metta la faccia e se ne assuma la responsabilità. Se il Presidente della Regione, Musumeci, ritiene di dover decidere lui, ‘Domino’, da Palermo, il modello di sviluppo dei territori se ne assuma la responsabilità davanti ai cittadini. Per noi a Canicattini Bagni e nell’area iblea, coerentemente, dopo anni di confronto e coinvolgimento di tutti i soggetti di un’area vasta di grande pregio, al centro del patrimonio Unesco, il modello di sviluppo resta quello sostenibile di salvaguardia e valutazioni delle risorse paesaggistiche, naturalistiche e culturali, non quello dei mega impianti fotovoltaici come quello della Lindo che ne deturpano e sconvolgono il territorio e la sua biodiversità, all’interno del Parco nazionale degli Iblei”.
Pensate un po’ cos’ha combinato il Governo Musumeci, con il contorno degli ‘scienziati’ dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente: oltre 100 ettari – 100 ettari! – di agricoltura Iblea pronti per essere riempiti di pannelli fotovoltaici! Energia alternativa, ‘pulita’. A chi andrà tale energia? A un privato che utilizzerà oltre 100 ettari di area del Parco nazionale degli Iblei per produrre energia. Ma quanto sono bravi ‘sti politici siciliani dei partiti politici nazionali? Amenta racconta del “del parere positivo, da parte dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, della Valutazione di Impatto Ambientale, compresa la Valutazione di Incidenza Ambientale” al “mega progetto di impianto fotovoltaico a terra della società Lindo s.r.l. di Roma, di potenza nominale di 67,421 MWp, su un terreno agricolo di oltre 100 ettari, in località Cavadonna, lungo la Maremonti, alle porte del centro abitato canicattinese, comprendente in parte anche i territori dei Comuni di Siracusa e Noto, ed un cavidotto di ben 10 km che di fatto cintura Canicattini Bagni”. L’assessore regionale al Territorio e Ambiente è l’avvocato Toto Cordaro, che su Facebook ci ricorda spesso che lui e il Governo regionale del quale fa parte “lavorano per la Sicilia”. Anche questo, assessore Cordaro, è “un lavoro per la Sicilia?”. Un bel lavoro, non c’è che dire! “Già un anno addietro – dice sempre Amenta – la Giunta e l’intero Consiglio comunale di Canicattini Bagni, insieme ai Comuni di Siracusa e Noto, avevano detto il loro fermo no alla realizzazione del mega impianto, la cui realizzazione metterebbe a rischio, deturpandolo e stravolgendolo irrimediabilmente, un ampio territorio dell’altopiano Ibleo, inserito a pieno nel ‘Parco Nazionale degli Iblei’, di grande pregio naturalistico, paesaggistico e storico, al centro dei siti Unesco di Siracusa, Noto, Palazzolo Acreide e Pantalica, oltre che la visione
strategica di sviluppo dei territori interessati. Insieme, i tre Comuni, con una serie di motivazioni, nel ribadirne la vocazione agricola, turistica, ricettiva, gastronomica e culturale, e di tutela e conservazione dei caratteri tipici del paesaggio agrario, avevano sottolineato la loro netta opposizione ed assoluta contrarietà alla realizzazione dell’impianto industriale fotovoltaico della Lindo srl, finanziato da un fondo d’investimento, quindi ‘business speculativo’ come l’avevano definito gli Amministratori comunali, che di fatto modificherebbe radicalmente lo stato dei luoghi ed ancor più la visione strategica e programmatica di sviluppo ecosostenibile dei propri Comuni”.
“Il progetto della Lindo s.r.l. – prosegue Amenta – i cui pannelli sarebbero ben visibili dal centro storico di Siracusa e di altri centri dell’Isola, prevede, infatti, la collocazione di una distesa di pannelli montati su strutture a inseguimento monoassiale in configurazione bifilare, in almeno un milione di metri quadri di terreno in località Cavadonna, tra l’area artigianale alle porte di Canicattini Bagni e Siracusa, con l’energia prodotta veicolata mediante un cavidotto MT (media tensione) interrato, lungo circa 10 km, transitando da 67 cabine inverter, 5cabine MT, 1 controllo room, una cabina di consegna e una cabina utente di trasformazione MT/AT (da media ad alta tensione) realizzata in adiacenza alla costruenda sottostazione AT di proprietà di TERNA in località Case Sant’Alfano, in territorio di Noto ridosso di Canicattini Bagni. In un’area, tra l’altro, soprattutto quella del territorio canicattinese, le cui particelle risultano negli archivi SIF, il portale del Sistema Informativo Forestale, interessate da incendi, vincolandole, pertanto, all’immutabilità per 15 anni e 10 anni per l’edificazione. Non solo, ma per tutelare e porre una limitazione alle aggressioni indiscriminate al proprio territorio, il Consiglio comunale di Canicattini Bagni, lo scorso anno, ha anche approvato un apposito Regolamento che limita al 3% massimo la quota percentuale di territorio disponibile alla realizzazione di impianti (circa 45 ettari su un totale di territorio di 1500 ettari), che non siano quelli di 10 Kw proposte da persone fisiche o 100 Kw per le attività produttive, e il rispetto delle distanze dalle aree e zone di salvaguardia e di interesse archeologico, oltre 250 metri dai corsi d’acqua, cave e valloni, oltre 200 metri da strade provinciali, 100 metri da strade comunali, e 300 metri da zone boschive, Parchi e Riserve”.
Qui arriva la parte più di questa storia che, forse, merita qualcosa in più di un’inchiesta giornalistica: “Purtroppo, le comunità e gli Enti territoriali – conclude il vice Presidente dell’ANCI Sicilia – come stiamo constatando con questo provvedimento di positività VIA emanato dalla Regione, contano nulla, espropriati come sono del diritto di scegliere e decidere del proprio futuro. Mentre, a qualche chilometro di distanza da questi luoghi, abbiamo disponibile una zona industriale, della cui rivitalizzazione e riconversione a polo energetico tutti parlano, dove impianti come quello della Lindo potrebbero trovare la giusta collocazione, anziché distruggere l’ecosistema, la bellezza di un territorio come quello degli Iblei, vocato ad uno sviluppo sostenibile e naturalistico. Lo ricordiamo, come lo abbiamo ricordato già alla Regione, che a quanto pare è sorda, si tratta di un impianto di vero e proprio business speculativo, essendo finanziato da un fondo d’investimento, quindi non per le attività produttive della zona o l’energia di casa, e che tra le altre cose non alza i livelli occupazionali della zona. In sintesi, non porta nessun beneficio o vantaggio alle tre comunità interessate. Se il Presidente della Regione, dopo che parliamo di sviluppo sostenibile, come suggerito dalla stessa Regione ma anche dai vari fondi europei e nazionali, vuole distruggere e cambiare queste strategie, dettandole lui da Palermo, si accomodi, ma ci metta la faccia e se ne assuma la responsabilità davanti ai cittadini”.
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