Il gruppo parlamentare del PD si appresta a presentare in Assemblea regionale siciliana una mozione a sostegno dei Comuni della nostra Isola che stanno fallendo. Siamo alle lacrime di coccodrillo, perché se c’è un partito che è responsabile della crisi finanziaria della Regione e del sistema degli Enti locali siciliani, ebbene, questo è proprio il PD. Sappiamo bene che la memoria storia non è una prerogativa della politica italiana, ma noi un po’ di memoria l’abbiamo conservata. E’ stato il Governo nazionale di Matteo Renzi, tra il 2014 e il 2016, a massacrare le finanze della Regione siciliana, delle Province siciliane e, di conseguenza, dei Comuni. Sì, anche dei Comuni. Prima del ‘saccheggio’ del Governo Renzi alle finanze della Regione siciliana, i Comuni ricevevano dalla Regione quasi un miliardo di euro all’anno dal Fondo per le Autonomie locali. Grazie agli scippi del Governo Renzi, il Fondo regionale per le Autonomia locali è stato ridotto, sì e no, a 300 milioni di euro all’anno, erogati, per giunta, con oltre un anno di ritardo! Questi sono i fatti nodi e crudi, oggettivi. All’epoca di questi fatti Renzi era il segretario nazionale del PD siciliano e Presidente del Consiglio dei Ministri. Il fatto che Renzi, oggi, non sia più un esponente del PD non assolve il PD e – soprattutto – non assolve il PD siciliano che ha avallato e votato i provvedimenti adottati dal Governo Renzi contro la Sicilia. Un anno prima dello scippo del 2016 c’era stata la cancellazione dal Bilancio della Regione di 10 miliardi di ero di crediti: scippo che poi è stato ridotto a poco più di 5 miliardi di euro.
Dov’erano i ‘compagni’ del PD siciliano quando, nel 2015, sparivano dal Bilancio regionale oltre 5 miliardi di euro di crediti? E dov’erano nel 2016, quando veniva di fatto quasi azzerata l’autonomia finanziaria della Regione? Hanno dimenticato che lo scippo sull’articolo 36 dello Statuto – con la frettolosa rivisitazione al ribasso delle norme di attuazione di questo articolo – è stata approvata dal Parlamento nazionale e poi dal Parlamento siciliano? Il PD e, in generale, il centrosinistra, a Roma come a Palermo non hanno forse votato sì? L’hanno dimenticato? E secondo questi signori i Siciliani hanno dimenticato? Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando – che oggi lamenta difficoltà finanziarie – nel 2016 non era forse il presidente dell’ANCI Sicilia, l’Associazione nazionale dei Comuni Italiani? Oggi parla forse perché il suo Comune – Palermo – non può andare avanti per questo ma anche per altri motivi? Qui l’unico che ha diritto di parola è il vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta, che dal 2016 pone la questione finanziaria di Comuni e Province siciliane. E l’ha fatto con le seguenti dichiarazioni:
Paolo Amenta (ANCI Sicilia): “Adesso Crocetta dovrebbe dimettersi e lasciare il campo ad altri”
Questi sono articoli del 2016. Da allora ad oggi la situazione si è aggravata. Ne ha parlato appena un mese lo stesso Amenta in un’intervista a I Nuovi Vespri.
Allora, Amenta, vogliamo illustrare come stanno le cose? Come si arriva al ‘buco’ di 2 miliardi di euro?
“Cominciamo dal 2020. Ebbene, nel 2020, nei conti dei Comuni siciliani mancano 115 milioni di euro per il pagamento delle rate dei mutui, 300 milioni di euro del Fondo perequativo legato alla pandemia e circa 100 milioni di euro del Fondo per le Autonomia Locali”.
“Questo devo ancora approfondirlo. Ma non è certo questa somma che risolverà i problemi. Per l’anno in corso – e siamo già a Maggio – mancano 115 milioni di euro per le rate dei mutui, 150 milioni di euro del Fondo per le Autonomia locali, 45 milioni di euro per gli ex articolisti stabilizzati. In più dal Fondo di solidarietà dello Stato non è arrivato a un euro. Se a questo si aggiunge il crollo della riscossione dei tributi da arte dei Comuni – IMU, rifiuti, acqua, suolo pubblico – il disastro finanziario è dietro l’angolo”.
Quanto vale il crollo del 50% della riscossione dei tributi da parte dei Comuni siciliani?
“Circa un miliardo di euro. Se gli aggiungiamo le risorse 2020 e 2021 che mancano si arriva a circa 2 miliardi di euro. Questi sono i soldi che mancano al sistema degli Enti Locali siciliano al Maggio 2021. Il resto sono chiacchiere”.
Perché questo crollo nella riscossione dei tributi?
“Perché è aumentata spaventosamente la povertà. Ci sono, è vero, anche i furbi. Ma chi vive nei territori, a contatto con la gente – ed è il caso di sindaci e amministratori comunali – sa che oggi, in Sicilia, c’è un preoccupante aumento della povertà”.
Scusi, ma come fanno i Comuni della nostra Isola ad andare avanti?
“Indebitandosi con le banche con sempre più onerose scoperture di tesoreria. Fino a due anni fa i Comuni siciliani pagavano ogni anno circa 30 milioni di interessi. Non abbiamo ancora i dati ufficiali, ma abbiamo la sensazione che la cifra possa essere raddoppiata”.
(con Amenta abbiamo parlato spesso degli interessi pagati dai Comuni alle banche)
Ci saranno problemi, per i Comuni, ad approvare i Bilanci di previsione?
“Altro che! In tanti Comuni ci saranno anche problemi per chiudere il consuntivo 2020”.
Lei ha posto spesso il problema del costo dell’energia elettrica a carico dei Comuni. Ci spiega che sta succedendo, se è vero che pare ci sia il dubbio che alcuni Comuni stiano provando a risparmiare sull’illuminazione?
“La storia della fornitura di energia elettrica ai Comuni è incresciosa. E ho fatto più volte presente alla politica siciliana di intervenire a tutela dei cittadini. Lo scenario è il seguente. Già paghiamo l’energia elettrica maggiorata del 30%. Se un Comune non paga le bollette nei termini prestabiliti – e purtroppo succede spesso, perché i Comuni sono in molti casi in grande difficoltà – vengono trasferiti nel cosiddetto mercato di salvaguardia, con una maggiorazione dei costi del 40%. Se il Comune non paga il credito viene venduto alle società private di riscossione. Così cominciano le trattative, le sanzioni, gli interessi da far pagare agli ignari cittadini. Ti fanno una cortesia a non spegnere paesi e città. Ma bisogna pagare. E’ un sistema folle. Mentre a Roma discutono di ripartenza con il Recovery plan, nei territori Comuni vengono strozzati”.
Per pagare questi interessi si tagliano i servizi ai cittadini?
“Praticamente è così”.
Tutto queste cose le ha già dette a chi di dovere?
“Certo. Ne ho parlato all’ANCI e con i governanti della Sicilia”.
Reazioni?
“Fino ad oggi nessuna”.
Che previsioni fa?
“Brutte. La situazione finanziaria nei Comuni siciliani si aggrava. Mi auguro che la politica capisca”.
Che succede, adesso? La politica siciliana si è accorta che i Comuni della nostra Isola sono alla frutta? E di chi sarebbe la responsabilità? L’importante è che non si dimentichi che il Comune di Palermo, sotto il profilo finanziario, non ha solo questi problemi, ma anche altri problemi causati dalla cattiva amministrazione. Non mescoliamo le due cose. Infine, il ‘capolavoro’: l’accordo finanziario che lo Stato ha imposto alla Regione siciliana lo scorso Gennaio. Ne ha parlato il professore Massimo Costa, che nella vita fa l’economista. Accordo voluto dal Governo Conte bis e avallato dal Governo di Mario Draghi. E ora tutti – sindaci, PD e via continuando – si accorgono che i Comuni siciliani sono alla frutta?