- Il sicilianismo deve riflettere sull’economia e sul proprio ruolo geostrategico nel Mediterraneo
- I partiti politici tradizionali sono appiattiti sull’Unione europea
- La Sicilia deve aprirsi ad un dialogo diretto con l’Amministrazione americana e deve instaurare un nuovo dialogo di fratellanza con i popoli del Nord Africa compatibili al nostro modello di sviluppo economico
da Andrea Piazza
coordinatore cittadino di Italexit a Palermo
riceviamo e pubblichiamo
Il sicilianismo deve riflettere sull’economia e sul proprio ruolo geostrategico nel Mediterraneo
Ieri ho partecipare al convegno/dibattito dei movimenti autonomisti ed indipendentisti Siciliani tenutosi a Pergusa. Premetto che sono intervenuto al dibattito unitamente agli amici Giuseppe Minaò , Santo Bono e tanti altri. Ritengo opportuno evidenziare quanto segue. Preliminarmente (anche se fuori contesto) ritengo coraggiosa la scelta perla candidatura come candidato a Sindaco di Milano del Senatore Gianluigi Paragone che metterà al centro del dibattito pubblico un tema che riguarda tutte le amministrazioni locali, ovvero IL DISSESTO FINANZIARIO A CAUSA DEI VINCOLI €UROPEI E LA NECESSITA’ DI GARANTIRE I SERVIZI AI CITTADINI. Tornando alla nostra amata Sicilia durante l’incontro dibattito di ieri, ho colto ed apprezzato il sentimento sicilianista che si respirava così come le definizioni “Sicilia nazione e/o Sicilia continente”. E’ prevalso nel dibattito un profilo sentimentale della Sicilia che noi tutti amiamo, ma in una visione prospettica è più che mai necessario aprire una riflessione in ordine al futuro della Sicilia sotto un duplice aspetto: sia economico come terra di opportunità, sia geostrategico nel Mediterraneo.
I partiti politici tradizionali sono appiattiti sull’Unione europea
Il tema economico è fondante, nel richiamare il grido dell’associazione Terra è Vita dell’amico Santo Bono, assistiamo alla rigenerazione della questione meridionale, oggi più che mai di assoluta attualità; l’Italia va in un due direzioni diverse: il Nord funzionale al sistema economico imposto dall’Unione europea, mentre il Sud – e in particolare la Sicilia – viene mortificato dallo sviluppo di un modello economico antitetico alla nostra storia produttiva che nella produzione agricola di qualità, reale espressione della cultura verde, trova la propria specialità. Tutto questo avviene nell’attuale fase storica di profonda crisi, di deterioramento infrastrutturale progressivo, di impossibilità ad accedere ad un modello economico di sviluppo ed approvvigionamento monetario come accaduto nel dopoguerra, non risolvibile con il prodigioso Recovery Found che penalizzala la Sicilia. Tutto ciò dove ci porterà, visto che i partiti tradizionali di entrambi gli schieramenti sono appiattiti all’iniquo modello eurocratico? Sono necessarie politiche di solidarietà territoriale che privilegino e valorizzino il territorio attuando il nostro STATUTO, la nostra CARTA FONDANTE antecedente alla Costituzione repubblicana.
La Sicilia deve aprirsi ad un dialogo diretto con l’Amministrazione americana e deve instaurare un nuovo dialogo di fratellanza con i popoli del Nord Africa compatibili al nostro modello di sviluppo economico
In ordine al ruolo GEOSTRATEGICO, dobbiamo approcciarci ad una visione realistica: la Sicilia è vitale e fondamentale sotto il profilo militare come ribadito in approfondimenti tematici (in ultimo vedasi Focus febbraio 2021 ); di fatto è di competenza esclusivamente USA, ciò non è incompatibile con il progetto sicilianista trattandosi di difesa militare, tutelandoci dalla predatoria Cina. Il sicilianismo, anche se formalmente escluso dalla competenza regionale, trattandosi di materia di pertinenza nazionale ed europea, considerato che le attività ed installazioni insistono su nostro territorio oggi come domani, deve aprirsi ad un dialogo diretto con l’Amministrazione americana per pretendere come contropartita, come suggerito dall’amico Beppe De Santis, un LEGITTIMO RISPETTO PER IL POPOLO SICILIANO (chi conosce le mie riflessioni sulle dinamiche mafiose ne comprende le motivazioni a fondamento); al contempo, sotto il profilo economico, la Sicilia deve aprirsi ad un nuovo dialogo di fratellanza con i popoli del Nord Africa compatibili al nostro modello di sviluppo economico. Nella speranza che il seme lanciato dalla nostra presenza e condiviso dal nostro coordinatore regionale, Luigi Savoca, contribuisca al progetto di credere in una Sicilia concretamente diversa.
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