C’è confusione, tanta confusione nel complicato mondo dei rifiuti della Sicilia. Eh già, perché in Sicilia i rifiuti fanno parte della politica. Ma oggi, un po’ tragicomicamente, non sono tanto i rifiuti a tenere banco, quanto i termovalorizzatori. Che non sono altro che inceneritori di rifiuti dai quali si dovrebbe ricavare l’energia. Già, l’energia. L’energia la cercano i petrolieri che, tra un paio di mesi, dovrebbero incassare il sì del Governo nazionale per rimettere in moto le trivelle in terra di Sicilia e nel mare di Sicilia alla ricerca di gas e petrolio. Per produrre energia dal sole si cerca in tutti i modi di convincere centinaia, se non migliaia di agricoltori siciliani ad affittare o magari a vendere i propri terreni per piazzare impianti fotovoltaici. Sempre nel nome dell’energia – questa volta nel nome di Eolo, il dio del vento – si dovrebbero riempire di pale eoliche 18 milioni di metri quadrati di mare al laro delle isole Egadi, per regalare a un gruppo privato il monopolio dell’energia eolica, con la ‘benedizione’ degli ‘ambientalisti’. Ma la cosa più singolare sono i termovalorizzaori che tornano di moda in Sicilia.
C’è un nesso tra i termovalorizzatori che il Governo regionale di nello Musumeci vorrebbe realizzare e la crisi in materia di gestione dei rifiuti della Sicilia provocata dalla saturazione delle discariche siciliana e dall’incapacità di un gruppo di Comuni – Palermo e Catania in testa – a far funzionare la raccolta differenziata dei rifiuti? No, non c’è alcun nesso. Per realizzare un impianto per la termovalorizzazione dei rifiuti passano da quattro a cinque anni se non insorgono problemi di ‘trigonometria’ applicata agli appalti e, come dire? diatribe con la ‘messa a posto’ degli eventuali cantieri. Da qui la domanda: se l’emergenza è oggi perché realizzare il o i due termovalorizzatori? con molta probabilità la cosiddetta ‘emergenza’ è legata alle elezioni regionali siciliane del prossimo anno: si tratterebbe, sul piano puramente economico, di una manovra di stampo ‘keynesiano’ di sostegno alla domanda al consumo attraverso gli appalti: un buon investimento, in campagna elettorale, rende tanta gente felice e magari va pure a votare…
Però, se due più due fa quattro, ci dobbiamo chiedere il perché quando il Governo siciliano presieduto da Totò Cuffaro programmò e iniziò la realizzazione di ben quattro termovalorizzatori sull’esempio dei quattro elementi della tradizione ellenica si scatenarono polemiche violentissime. Non fu un problema di spartizione, perché allora vennero rispettare alla virgola le regole consociative. Insomma, il manuale Cencelli applicato al mondo appaltizio era stato applicato alla lettera. Tutto stava filando per il meglio quando saltò fuori una sentenza della Magistratura europea che, come si dice dalle nostre parti, vinni a scunzari ‘u iocu’. Se non ricordiamo male, il motivo che fece saltare tutta l’operazione, per la disperazione della politica siciliana (e non soltanto siciliana), fu il bando, che avrebbe dovuto essere un po’ più largo, forse aperto all’Europa. E comunque è singolare che, mentre è in corso una crisi in materia di gestione dei rifiuti, l’attuale Governo si preoccupi di realizzare qualcosa che, se andrà bene, sarà operativa tra il 2029 e il 2030. Quando si dice lungimiranza!
Ah, dimenticavamo: chissà cosa ne pensa l’ex presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo. Arrivato a Palazzo d’Orleans nel 2008, eletto da una maggioranza bulgare di centrodestra, tutti – centrodestra e centrosinistra – davano per scontato che l’operazione termovalorizzatori sarebbe state riesumata. Invece Lombardo disse no. Questo glielo dobbiamo riconoscere.