Riuscirà la Sicilia a vedere insieme, in un’unica lista, tutti i movimenti autonomisti, sicilianisti, indipendentisti e meridionalisti? Un post
Cominciamo col dire che l’incontro di sabato prossimo, al di là di come finirà, è un fatto positivo. Ricordiamoci che in Sicilia fare incontrare tra di loro i protagonisti di mondi autonomisti, sicilianisti, indipendentisti e meridionalisti non è una cosa facile. nella nostra Isola l’individualismo è sempre dietro l’angolo. “In Sicilia – diceva Luigi Pirandello – ogni uomo è un’isola”. E storicamente è sempre stato così nella vita sociale e politica. Fare sintesi politica, dalle nostre parti, è sempre stato complicato. Anche per questo, dal secondo dopoguerra ad oggi, i partiti politici nazionali hanno sempre avuto la meglio. Ma se nel passato c’erano le risorse finanziare per accontentare o illudere i Siciliani spesso all’eterna ricerca del soddisfacimento del proprio particulare, oggi non è più così. L’Unione europea dell’euro ha trasformato l’Italia da uno dei Paesi industriali più importanti del mondo in un Paese con 13 milioni di poveri, con l’industria che perde terreno, con una parte importante dell’apparato produttivo finito in mani straniere. E con un’agricoltura massacrata dalla globalizzazione economica. Con la scusa della grande Europa unita, l’Italia è ormai un Paese con il culo a terra, ‘strozzato’ da un debito pubblico truffaldino pari a circa 2 mila e 600 miliardi di euro: debito pubblico che l’Europa vorrebbe utilizzare per mettere le mani sui 5-6 miliardi di risparmio privato degli italiani.
Di fronte a questa situazione, il Nord Italia è diventato una sorta di periferia della Mitteleuropa, Germania in testa, con gli ‘amici’ del Nord che pensano di salvarsi continuando a scippare risorse al Sud e alla Sicilia, ora con gli 840 miliardi di euro che hanno scippati al Sud e alla Sicilia dal 2000 al 2017, ora scippando oltre 70 miliardi di Recovery Plan, ora togliendo alle agricoltura delle Regioni del Sud 2 miliardi di euro di fondi agricoli. Inutile dire che, dentro l’attale Unione europea dell’euro, nessuno si salverà: Sud e Sicilia andranno ancora indietro, e andrà indietro anche il Nord. Quello che abbiamo descritto è lo scenario pre-pandemia; con la pandemia – sembra paradossale ma è così – sono state momentaneamente esentate dallo scippo di circa 70 miliardi di euro legato alla cosiddetta Autonomia differenziata. Quasi quasi al Sud e alla Sicilia converrebbe continuare con il Covid, perché almeno il Nord, se continuerà la pandemia, non potrà attuale l’ennesimo imbroglio dell’Autonomia differenziata.
Questo è lo scenario in cui la Sicilia, alle elezioni regionali del prossimo anno, dovrà cercare di liberarsi dal giogo dei partiti politici nazionali, che sono stati e sono la rovina della nostra Isola. Bisognerà capire se gli elettori siciliani continueranno ad andare dietro a partiti nazionali, o se cambieranno registro. Un passaggio fondamentale, per la Sicilia, è pensare a un soggetto politico sul modello catalano: ma per arrivare a questo bisogna, in primo luogo, riunificare i tanti soggetti che fanno parte dei mondi autonomisti, sicilianisti, indipendentisti e meridionalisti. Avendo chiaro che alcuni hanno già preso altri impegni: è il caso di Attiva Sicilia che ha stretto un patto con l’attuale presidente della Regione, Nello Musumeci. Ciò non significa che, in futuro, non si potrà dialogare con Attiva Sicilia. Ricordiamoci, infatti, che in questa legislatura i cinque parlamentari di questo movimento sono stati un riferimento importante per battaglie politiche legate alla tutela dell’ambiente, alla difesa dei reali interessi della Sicilia e alla questione finanziaria alla quale si è dedicato il parlamentare regionale Sergio Tancredi. Questo è il motivo, ad esempio, per il quale non possiamo non manifestare delusione per un comunicato di Italexit Sicilia, che chiude completamente ad Attiva Sicilia e poi, però contraddicendosi, in un comunicato scrive: “…che intenzione ha la galassia dei gruppi ‘sicilianisti’ ? Si vuole continuare l’antica pratica di declamare la propria ‘purezza’ durante il corso della legislatura, denunziando il tradimento dei rappresentanti dei partiti nazionali, per poi cercare il miglior offerente…”. Agli amici di Italexit Sicilia diciamo che, a parte qualche finto sicilianista-poltronista, mai nessuno dei protagonisti del vero mondo sicilianista e indipendentista si è presentato con il cappello in mano dai governanti di turno! Sul fatto che poi si debba andare al di là dei partiti nazionali, creando un terzo polo alternativo al centrodestra ed al centrosinistra non ci sono dubbi. Noi – e non abbiamo problemi ad ammetterlo – siamo anche per uscire dall’Unione europea: ma questo, oggi, è un passaggio ancora troppo ‘divisivo’; questo perché, oggi, solo gli agricoltori siciliani conoscono bene i disastri che l’Unione europea ha provocato con il grano, con l’olio d’oliva, con l’ortofrutta e, adesso anche con il vino prodotto con lo zucchero di bietole e con il vino annacquato. Ma il mondo sicilianista e indipendentista è fatto anche di chi ancora oggi non considera un problema la Ue: e questi vanno rispettati.
Detto questo, per concludere, comunque andranno le cose, Covid o non Covid, in Sicilia, causa una povertà che aumenta di giorno in giorno si stanno creando le condizioni sociali ed economiche simili a quelle del secondo dopoguerra. Vero è che, allora, lo scenario economico era diverso. E che, in una prima fase, la mafia e gli americani, nel 1943, agevolarono la nascita del Movimento separatista. Oggi la mafia è internazionalizzata e i grandi affari non li fa certo in Sicilia. Diverso è il discorso per gli americani che, con la ‘Primavera araba’ hanno già incasinato l’Europa e che potrebbero essere interessati alla ‘scomposizione’ dell’Unione europea dell’euro che è già iniziata con la Brexit. L’egoismo incontrollato del Nord Italia, lo ‘strozzinaggio’ dell’Unione europea sul debito pubblico italiano (momentaneamente interrotto causa Covid, ma sempre presente) e gli interessi militari americani in Sicilia (già radicati tra Sigonella e MUOS di Niscemi) potrebbero creare le condizioni per la nascita di un soggetto politico sicilianista sul modello catalano. Ma bisogna essere credibili, sia perché anche i tedeschi hanno interessi in Sicilia (i tedeschi non sono interessati ai Siciliani: cercano solo ascari – e li hanno già trovati – che gli facciano vendere ai siciliani i prodotti tedeschi e altri ascari che gli consegnino le miniere di zolfo e di kainite della Sicilia e magari aree costiere e edifici storici per organizzare speculazioni), sia perché gli americani sono molto pragmatici e refrattari alle chiacchiere.
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