Stamattina abbiamo dato spazio a una lettera che il sindacato ORSA marittimi ha inviato al Governo di Mario Draghi. Si parla delle condizioni di sfruttamento dei lavoratori che operano sulle navi. Oltre 50 ore di lavoro a settimana e rischi di malattie cardiovascolari e di morte. Siamo allo sfruttamento dei lavoratori. Così vuole il capitalismo liberista, con l’avallo delle finte sinistre presenti nel mondo. Lo sappiamo tutti che, ormai, l’economia detta l’agenda alla politica. In Italia, però, si assiste a un paradosso: mentre i lavoratori delle navi vengono sfruttati, esiste una categorie di soggetti che non sappiamo come definire che, di fatto, vengono pagati per non lavorare. Ci riferiamo ai percettori del Reddito di cittadinanza. Attenzione: qui non stiamo contestando il Reddito di cittadinanza che, se organizzato bene, è uno strumento utile; ci riferiamo a quello che è diventato in Italia il Reddito di cittadinanza, ovvero un assegno di circa 700 euro al mese punto e basta. Il Reddito di cittadinanza, se è applicato bene, è uno strumento dinamico che mette in contatto domanda e offerta di lavoro; ma se il lavoro manca e se nessuno si preoccupa di mettere in contatto i percettori del Reddito di cittadinanza con le imprese che cercano lavoratori, lo stesso Reddito di cittadinanza s trasforma in un sussidio a vita a spese della collettività. con possibili degenerazioni.
In queste ore il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca – personaggio che non le manda mai a dire – ha scatenato un putiferio politico per alcune sue affermazioni: “Mi è stato confermato che alcune attività commerciali non riapriranno, anche quando sarà consentito, perché, per esempio, per i bar e per i ristoranti, non si trovano più camerieri. Già lo scorso anno, per gli stagionali dell’industria conserviera e dell’industria di trasformazione di prodotti agricoli, non si trovavano stagionali. È uno dei risultati paradossali del reddito di cittadinanza. Se tu mi dai 700 euro al mese e io mi vado a fare qualche doppio lavoro, non ho interesse ad alzarmi la mattina alle sei e andare a lavorare. A volte c’è gente che prende il reddito di cittadinanza e va a fare il lavoro in nero per non perderlo (si intende l’assegno, ndr). Si sono create delle anomalie, degli imbrogli, come sempre in Italia. Che finiscono per danneggiare l’economia del nostro Paese”.
Nel gennaio di quest’anno abbiamo ripreso un’inchiesta di INVESTIRE OGGI: “…solo il 2% di chi usufruisce del sussidio ha trovato lavoro. Su una platea di circa 2,3 milioni di beneficiari al termine dello scorso anno, parliamo di circa 40 mila persone”. Per mettere in contatto domanda e offerta di lavoro lo Stato, leggiamo sempre su INVESTIRE OGGI, “ha assunto quasi 3.000 navigator, termine osceno e quanto mai pittoresco. Percepiscono 27.399 euro lordi all’anno e 300 euro in più al mese di spese di trasferta e hanno un contratto fino al prossimo mese di Aprile (di quest’anno ndr), quando probabilmente verrà loro rinnovato. Ebbene, molti di loro hanno fatto richiesta all’INPS e ottenuto il bonus dei 600 euro con la pandemia, nonostante abbiano continuato a percepire il reddito loro erogato dallo Stato, pur non lavorando. La stampa ha parlato di ‘fallimento dei navigator’, eppure questi poveri disgraziati sono stati caricati di un onere a dir poco storico: far trovare lavoro a milioni di cittadini, specie al Sud, dove il lavoro non c’è mai stato abbondante e ancor meno c’è oggi. Ogni navigator ha teoricamente sulle spalle più di 800 percettori del Reddito di cittadinanza, che deve convocare, al fine di capire quali siano le potenziali opportunità professionali che possa cogliere sulla base del loro profilo”. Morale: su 2,3 milioni di beneficiari del Reddito di cittadinanza solo poche migliaia di loro hanno trovato un lavoro (il 2% circa). Un fallimento, se è vero che il Reddito di cittadinanza, per definizione, è un’iniziativa dinamica, non certo statica. Se – di fatto fino ad oggi è stato così – quasi nessuno dei percettori del Reddito di cittadinanza trova lavoro si scivola nell’assistenzialismo.
Ribadiamo: non siamo contrari al reddito di cittadinanza, anzi. Ma va organizzato in modo diverso. Cominciando a distinguere tra il Reddito universale e il Reddito di cittadinanza. Giusto riconoscere un Reddito minimo a chi non ha nulla, sbagliato cristallizzare il Reddito di cittadinanza in un Reddito a vita che va a penalizzare l’economia. Non crediamo che De Luca si sia inventato lo scenario che ha descritto. Così com’è ormai assodato che il Reddito di cittadinanza ha creato problemi in agricoltura. Va trovata una soluzione diversa. Ci rendiamo contro che è una delle poche cose riconoscibili e concrete fatte dal Movimento 5 Stelle che, in termini elettorali, è in caduta libera. Ma non si può andare avanti con un Reddito di cittadinanza organizzato così, soprattutto al Sud e in Sicilia, dove i percettori del Reddito di cittadinanza pensano ormai di essere diventati dei precari per i quali prima o poi arriverà la stabilizzazione, magari nella pubblica amministrazione. Il Sud e la Sicilia hanno bisogno di assistenza per chi non ce la fa, ma anche di vero lavoro. L’assistenzialismo, da solo, non potrà che peggiorare le condizioni economiche generali del Mezzogiorno.