di Roberto Di Maria
Pochi conoscono le potenzialità del porto di Augusta, da sempre individuato come il possibile salto di qualità del sistema portuale siciliano, e non solo. Già da tempo principale porto petrolifero italiano, dopo la crisi del polo petrolchimico su Augusta si sono già consolidate quelle ipotesi pianificatorie che lo proietterebbero in cima alla classifica dei principali porti containers, in Italia e nel Mediterraneo. Il Piano Regolatore Portuale prevede infatti circa 10 km di banchine, e piazzali per oltre un milione di metri quadri. Fra questi si impone la banchina per il traffico containers, da realizzare lato sud, con oltre 6 km di accostamento. Circa il doppio di Gioia Tauro. Con i fondali che già si ritrova, con almeno 18 metri di profondità, Augusta sarebbe pronta a far attraccare alle sue banchine le grandi navi portacontainers da oltre 10.000 TEU (unità di riferimento, pari ad un containers da 6 m di lunghezza) che solcano il Mediterraneo, in direzione dei porti del nord Europa. Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che ha previsto il nuovo collegamento ferroviario per Augusta che, come recita l’articolo sotto riportato di MF, favorirebbe il passaggio delle merci su gomma, sembra porre le basi per l’attestamento del traffico containers sul porto sud orientale siciliano. Ma non è così.
Se si vuole trasferire, infatti, qualche decina di migliaio di containers al giorno dal trasporto marittimo a quello ferroviario, occorre che quest’ultimo sia conveniente per un mercato molto vasto. Nel nostro caso, non sarebbe certo quello della sola Sicilia, ma, almeno, di una parte consistente dell’Europa: difficile infatti pensare a una nave che trasporti 10-15.000 containers destinati esclusivamente all’Isola.
Se ci fosse il Ponte sullo Stretto, e linee ferroviarie in grado di sostenere il trasporto dei containers senza limitazioni di sagoma, il problema non si porrebbe neanche, ed avrebbe un senso il collegamento ferroviario, in quanto esso consentirebbe di portare un containers dalle banchine di Augusta a tutto il continente europeo. Ma oggi, anche se fossero conclusi i lavori appena appaltati sulla direttrice Messina-Catania per il raddoppio ed il conseguente adattamento delle sagome, ciò sarebbe possibile soltanto ricorrendo ad un improbabile traghettamento dei carri porta-containers tra Messina e Villa San Giovanni! Una follia logistica e trasportistica, che richiederebbe, oltre a infrastrutture imponenti, costi insostenibili.
E’ così, quindi, che il breve collegamento ferroviario di Augusta, lungi dal rappresentare quella opportunità di “ripresa e resilienza” pur proclamata dal Piano, si trasforma in un intervento illusorio, oltre che di modesta entità: stiamo parlando di una diramazione dalla linea Catania-Siracusa lunga poco più di 600 metri lineari. Sul PNRR avevamo già manifestato i nostri dubbi, senza remore. Di fronte a vere e proprie beffe come questa, temiamo seriamente di avervi trovato conferma. E prende sempre più campo, purtroppo, la sensazione di un insieme di interventi mal distribuiti sul territorio e figli di una visione che tutto è tranne che pianificatoria. In realtà, la solita distribuzione di risorse a pioggia che magari accontenta il singolo destinatario, ma non riesce nell’intento di creare infrastrutture in grado di dare allo sviluppo economico quell’impulso che l’Europa si aspetterebbe. Il governo italiano, tutto intento ad accontentare gli interessi dell’ampio ventaglio di forze politiche che lo sostengono, dimentica così di pianificare la vera ripresa. Né, in tal senso, aiuta la sconcertante conclusione del Gruppo di Lavoro istituito al MIT che, pochi giorni or sono, ha reso pubbliche le sue conclusioni, partorendo la geniale idea di riesumare una soluzione tecnica per l’attraversamento (il Ponte a più campate) bocciata oltre 30 anni fa. Allontanando drasticamente l’effettiva realizzazione dell’opera di attraversamento, già appaltata e dotata di progetto definitivo con campata unica. Che per Augusta avrebbe avuto tutt’altro effetto che un breve, inutile, assurdo collegamento ferroviario.
Foto tratta da Wikipedia