Sul Titanic

Grande televisione che associa la parola “smaltire” con i vaccini anti-Covid. Che assonanza, che destini immancabili… / SERALE

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  • La televisione e la “necessità di smaltire i vaccini”
  • Lo “smaltimento” escatologico e per certi versi anche onirico

La televisione e la “necessità di smaltire i vaccini”

Nostra maestra televisione, quante cose ci insegni! Oggi a tavola, in attesa di un film, passando da un canale all’altro, abbiamo intercettato un telegiornale. Siamo rimasti colpiti dall’associazione – che abbiamo già ascoltato poco più di una settimana fa – tra la parola “smaltire” e i vaccini anti-Covid. Per la seconda volta in pochi giorni, a proposito della Sicilia, abbiamo colto la seguente espressione: “C’è la necessità di smaltire il vaccino anti-Covid…”. Siccome – soprattutto per una certa marca di vaccino – molte persone, nella nostra Isola, sono perplesse, c’è la “necessità di smaltire” questo vaccino. Smaltire: far defluire, eliminare, scaricare. La frase ci ha colpiti perché, di solito, smaltire si accompagna a qualcosa della quale ci si vuole sbarazzare: smaltire i rifiuti, per esempio! O le pratiche burocratiche che giacciono nei kafkiani uffici pubblici. Abbiamo riflettuto a lungo su questa espressione e, con tutta la buona volontà, non siamo ancora riusciti a capire se questa parola, buttata così in televisione, sia offensiva per il vaccino anti-Covid, trattato alla stregua di qualcosa da ‘smaltire’, o se, invece, sia offensivo per coloro i quali si debbono vaccinare che diventano, come dire?, i ‘luoghi’ dove ‘smaltire’ questi vaccini…

Lo “smaltimento” escatologico e per certi versi anche onirico

Sicuramente senza volerlo, la televisione che rilancia e mescola la parola “smaltire”, legandola ai vaccini anti-Covid, ci dà la misura – reale e metafisica insieme – di qualcosa di ‘escatologico’ e di onirico, qualcosa che pesa ma vola, che ingombra ma si auto-dissolve (avete presente quando finiscono i film? dissolvenza, fine, titoli di coda…), che vorrebbe ma non può, che si arrampica e poi scende, che si disseta ma ha sempre sete, che scia sulla neve che squaglia proprio mentre scia, che sorride e piange, che cerca e non trova, che dorme e si risveglia, che parla con il silenzio, che invece di sognare viene sognato, che aleggia nei cieli e nei pensieri per poi sparire ora in una notte senza stelle, ora nel profondo del mare. E che alla fine si presenta dicendo: “Piacere, sono il vaccino anti-Covid”, per sentirsi rispondere alla siciliana: “E cu sinni futti...”.

 

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