Sì, oggi sono 75 anni. 75 anni fa il popolo siciliano in armi strappava all’Italia l’Autonomia. 75 anni fa veniva promulgato lo Statuto della nostra Isola. 75 anni fa nasceva la Regione siciliana. Uno Stato nello Stato italiano. Preveniamo: sappiamo benissimo che, ancora oggi, una parte importante dello Statuto non è applicata. Si poteva fare di più? Certo. Ma non dimentichiamo che, per disgrazia, siamo finiti in Italia, il Paese che, dopo quanto avvenuto nei primi anni ’90, con la svendita di ‘pezzi’ dell’economia italiana a soggetti esteri, ha ridato il potere a quei soggetti protagonisti dello scempio post Tangentopoli. Siamo finiti nel Paese del primo coro dell’Adelchi, scritto da un milanese che sì, si abbracciava con Garibaldi considerandolo un eroe (Alessandro Manzoni, quando Garibaldi conquistava il Sud Italia e la Sicilia con i soldi degli inglesi e con l’appoggio dei mafiosi siciliani e dei camorristi napoletani aveva 75 anni, mentre quando i generali di casa Savoia scannavano meridionali e siciliani andava per i 90 anni), ma che aveva perfettamente capito cos’era l’Italia. Proprio ieri abbiamo dato notizia che tre deputati del Parlamento siciliano – Alessandro Aricò, Giuseppe Galluzzo e Giuseppe Zitelli – hanno presentato un disegno di legge che, se approvato, impegnerà i Comuni della nostra Isola a togliere dalle vie e dalle piazze i nomi dei generali garibaldini che hanno compito stragi in Sicilia durante quella farsa chiamata impresa dei Mille e negli anni successivi. Siamo davanti a un primo passo importante. Perché se c’è un luogo dove deve venire fuori la verità storica su quegli anni infelici, ebbene, questo è proprio il Parlamento siciliano.
Lo sappiamo benissimo: l’ascarismo, prima che mercimonio di benefici e prebende (i politici siciliani che tradiscono la Sicilia e l’Autonomia siciliana in cambio di benefici personali: quanti miserabili abbiamo visto passare sotto i nostri occhi e quanti ne vediamo ancora in giro!), è manifestazione sottoculturale di quaquaraquà che blaterano a destra e a manca. “Chi cerca nella libertà qualcosa che non sia la libertà medesima è nato per servire”, ci ricorda Alexis de Tocqueville. E la Sicilia, da 75 anni a questa parte, di politici nati per servire ne ha avuti tanti, forse troppi. Però i segnali di speranza ci sono: e sono segnali importanti. Il disegno di legge che, a Dio piacendo, libererà le strade dei Comuni siciliani dei nomi di criminali e assassini – e forse anche di statue e di obelischi dedicati a questi delinquenti degni dei peggiori nazisti – è un fatto molto importante. Lo Statuto siciliano che oggi ricordiamo porta anche i segni di quanto avvenuto in Sicilia dal 1860 in poi. Nelle menti e nei cuori dei padri costituenti dell’Autonomia siciliana era molto chiaro il ricordo di anni terribili contrassegnati da tradimenti e, soprattutto, da stragi compiute dai veri ‘Briganti’: che non erano i siciliani e i meridionali che si difendevano dagli invasori piemontesi: i ‘Briganti’ erano i generali garibaldini e i Savoia che, dal 1860 in poi, tranne qualche eccezione, diventeranno una sola cosa. Nello Statuto Errico la Loggia – grande padre costituente dell’Autonomia siciliana insieme ad altri – riuscì a fare inserire la tesi riparazionista, concentrata nell’articolo 38 del nostro Statuto. Dove lo Stato si impegnava a ‘riparare’ i danni che aveva cagionato alla Sicilia dal 1860 in poi. Al di là della mancata applicazione di questo articolo dello Statuto rimane un messaggio fondamentale: lo Stato italiano ammette di avere provocato danni alla Sicilia, danni che vanno ‘riparati’. Non è un fatto secondario: anzi. Toccherà alla generazioni future dei siciliani far valere, nei fatti, questo principio voluto dal grande Errico la Loggia, giurista insigne e storico della Sicilia di polso.
Dicevamo dei segnali positivi. E’ un fatto positivo che oggi, oltre alla sensibilità mostrata da parlamentari promotori del disegno di legge per fare giustizia sulla toponomastica nei Comuni della nostra Isola, ci sia un gruppo parlamentare di cinque deputati – ci riferiamo ad Attiva Sicilia – che porti avanti i temi legati alla irrisolta questione finanziaria tra Regione siciliana e Stato. Vero, nell’attuale legislatura la Regione ha ottenuto poco o nulla, se è vero che lo Stato continua a taglieggiarla. Ma che otto deputati su settanta pongano questioni culturali, storiche e finanziarie rilevanti è un fatto importantissimo: è il punto di partenza per costruire un futuro diverso. Se in Catalogna sono ormai a un passo dalla libertà,ebbene, ciò non è avvenuto perché una bella mattina si sono svegliati e hanno trovato la via da percorrere. Ci sono voluti anni e, ancora oggi, in Catalogna, c’è chi si sente più spagnolo che catalano. Cosa vogliamo dire? Che i processi sono lenti, ma una volta innescati diventa quanto meno chiara la strada da percorrere. Strada in salita, piena di curve, tutta buche come le strade della Palermo di oggi, o come certe strade provinciali della nostra Isola: ma che la strada sia stata individuata è già una gran cosa, in una terra funestata dagli ascari che vanno ancora dietro a Garibaldi e ai garibaldini!
Un altro segnale positivo – molto positivo – è la presenza crescente di movimenti che si battono per rilanciare l’Autonomia siciliana, per rilanciare le battaglie politiche, sociali e culturali legate al sicilianismo, per riproporre, perché no?, l’indipendentismo siciliano. C’è il Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale che in Sicilia sta prendendo piede; c’è il Movimento Siciliani Liberi, ci sono tutti gli altri Movimenti sicilianisti e indipendentisti. E anche movimenti nati nel mondo dell’agricoltura, come il Movimento Terra è Vita. Si va anche diffondendo l’idea di lasciare l’attuale Unione europea dell’euro di massoni, banditi e strozzini: ci riferiamo ad Italexit di Gianluigi Paragone, altra esperienza importante che potrebbe ‘territorializzarsi’. Lo diciamo subito a scanso di equivoci: oggi, dopo la stagione montiana (da Mario Monti), dopo meno di un decennio di libertà vigilata, l’Italia è finita di nuovo nell’orbita della Troika. Perché ricordiamo questo punto? Perché dentro l’attuale Unione europea non ci potrà essere libertà. Oggi serve uno sforzo maggiore. Abbiamo citato non a caso il Movimento di Agricoltori Terra è Vita: nessuno, in Sicilia, meglio degli agricoltori siciliani sa quanto sia dannosa e pericolosa l’attuale Unione europea. L’Unione europea ci propina, anzi ci costringe a portare sulle nostre tavole i derivati dei grani al glifosato impoverendo la nostra granicoltura; ci impone l’ortofrutta di pessima qualità a prezzi stracciati che arriva da chissà dove; ci impone l’olio d’oliva a meno di 3 euro a bottiglia; ci propina il vino fatto con lo zucchero di bietola e, adesso, anche il vino con l’acqua. Vergogne su vergogne. Dentro questa Europa di speculatori la Sicilia non ha speranza. Non ci resta che combattere. Anche perché, tranquilli: il sistema euro crollerà, è solo questione di tempo.