- Enzo, precario. Un brutto incidente gli fa perdere il lavoro. E la casa
- Gli alloggi confiscati in auto-recupero
- Il “miracolo 1” e il “miracolo 2”
- … e lì gli crolla il mondo addosso!
- La parola alla Giustizia
di Tony Pellicane
Enzo, precario. Un brutto incidente gli fa perdere il lavoro. E la casa
E’ l’ennesima storia di una famiglia che, a causa della crisi, si ritrova a vivere in povertà e tra mille problemi. E’ l’ennesima storia di una famiglia che diventa ostaggio della burocrazia miope, altro cancro di cui soffre la città di Palermo. Enzo ha sempre fatto di tutto per garantire una vita dignitosa alla sua famiglia, una famiglia normale, un Papà, una Mamma e quattro figlie. Qualche anno fa un brutto incidente costringe Enzo a non poter lavorare per un lungo periodo; il suo era un lavoro precario che, a seguito dell’incidente, perde, precipitando in una condizione di grave disagio economico. Di conseguenza è arrivato lo sfratto per morosità, il dover lasciare la casa senza avere la minima possibilità di affittarne un’altra…e senza alcun aiuto. Enzo e la moglie sono disperati. Chiedono aiuto al Comune ma non ottengono alcuna risposta. Il nucleo familiare comincia a vivere la grande paura di finire per strada. Intanto Enzo viene a conoscenza che, all’Addaura, c’è un vecchio immobile di proprietà comunale abbandonato da diversi decenni, praticamente un rudere totalmente invivibile… Enzo è una persona dinamica che non si abbatte. La sua famiglia doveva stare sotto a un tetto, quindi decidono di occupare quel rudere. Enzo si mette subito a lavoro, comincia ad andare alla ricerca di materiale da utilizzare per rendere vivibile il rudere. Così, nel giro di qualche mese, il vecchio rudere può considerarsi una casa dignitosa in cui vivere. Ebbene, solo dopo l’occupazione del nucleo familiare, solo dopo i lavori svolti da Enzo, il Comune salta fuori con un progetto di riqualificazione della costa a mare, quindi intima al nucleo familiare di andare via. La famiglia cade nuovamente nello sconforto ma non si abbatte. Si recano presso gli uffici comunali preposti, incontrano assessori, dirigenti e funzionari ma nulla, non c’è verso…Enzo e la sua famiglia se ne devono andare… Ma questa volta sono “più fortunati”, il Comune offre loro l’inserimento all’interno di un progetto definito “accompagnamento all’autonomia abitativa”: in poche parole si tratta di un badget economico che il nucleo familiare può utilizzare per affittare un alloggio e pagarsi l’affitto per un periodo massimo di 2 anni.
Gli alloggi confiscati in auto-recupero
Enzo e la sua famiglia sono anche in graduatoria d’emergenza abitativa. Accettano di essere inseriti all’interno del progetto, ma chiedono per iscritto di avere rassicurazioni rispetto al fatto che non venisse escluso dalla graduatoria. Inoltre Enzo fa una dichiarazione ufficiale con la quale si rende disponibile ad accettare un eventuale alloggio confiscato in auto-recupero; ciò significa che avrebbe accettato un alloggio anche se lo stesso avrebbe presentato problemi di manutenzione straordinaria. Qui cominciano i balli… Enzo e famiglia non trovano un proprietario privato che fosse disponibile ad affittargli una casa; l’unica soluzione è rivolgersi ai B&B o alle Case vacanze; trovano qualche disponibilità tra quelle a più buon mercato e vanno avanti. Nel frattempo succede che il Comune deve liberare la casa precedentemente occupata dal mobilio e dagli effetti personali del nucleo familiare: ebbene, quando Enzo viene avvisato che stanno tirando fuori i suoi mobili, si reca sul posto e trova tutto distrutto, sì, Enzo e la sua famiglia hanno perso tutto, anche i loro oggetti personali, cosa per la quale Enzo ha presentato regolare denuncia. Intanto il Comune chiama Enzo e la sua famiglia che, voglio ricordare, è composta da 6 persone, 4 adulti e 2 minori, e offre loro un alloggio confiscato sotto i 50 mq: praticamente invivibile per un nucleo familiare di 6 persone! Passano alcuni mesi e la storia si ripete: altro alloggio proposto ma anche questo sotto i 50 mq. Chiaramente la famiglia non accetta.
Il “miracolo 1” e il “miracolo 2”
Finalmente arriva il miracolo: alla famiglia viene proposto dal Comune un alloggio da auto-recuperare. Enzo e la sua famiglia manifestano la propria disponibilità. Viene detto a Enzo che, nel giro di qualche giorno, avrebbe dovuto essere ufficializzata l’assegnazione. Di giorni ne passano tanti, circa 7 mesi; poi il Comune scopre che l’alloggio era occupato! Nel frattempo Enzo e famiglia stanno ancora girovagando tra B&B e case vacanze. Ad un certo punto il nucleo familiare viene alloggiato all’interno di una struttura gestita dalle monache, 6 persone vivono in 2 camere…ma anche in questo caso la famiglia non si abbatte, fanno sacrifici con la speranza di poter avere assegnata una casa adeguata e dignitosa. Enzo viene convocato dai servizi sociali che lo seguono da anni. Danno appuntamento al nucleo familiare e si incontrano davanti l’ingresso di un palazzo in cui c’è un alloggio confiscato alla mafia da auto-recuperare; all’incontro è presente anche un funzionario del settore Risorse immobiliari del Comune di Palermo. Salgono su…EVVAI, l’alloggio è assolutamente adeguato rispetto al nucleo familiare ma necessita di intervento di manutenzione straordinaria nel vano cucina, si deve rifare impianto elettrico e impianto idrico… Enzo e sua moglie hanno le lacrime agli occhi, non si sono nemmeno scambiati le impressioni tra loro, hanno subito pronunciato le fatidiche parole “Sì, lo accettiamo”. Enzo, sua moglie e le 4 figlie sapevano che avrebbero dovuto affrontare enormi sacrifici ma sapevano che, un po’ per volta, avrebbero reso quella casa assolutamente vivibile, del resto lo avevano fatto con il rudere che avevano occupato. L’assistente sociale presente, assieme al funzionario del settore Risorse immobiliari, inviano una relazione all’assessore comunale Giuseppe Mattina, relazione in cui si evince che il nucleo familiare accetta l’alloggio nelle condizioni in cui si trova. Viene chiesto all’assessore Mattina di inoltrare il tutto alla Dirigente del settore “Dignità dell’abitare” Dott.sa Pennisi, cosa che l’assessore fa regolarmente. Vanno tutti via, la famiglia è felice perché gli viene detto che, nel giro di massimo 48 ore, si procederà alla consegna ufficiale dell’alloggio.
… e lì gli crolla il mondo addosso!
Passato qualche giorno e non avendo notizie, Enzo si reca presso il settore “Dignità dell’abitare” e lì gli crolla il mondo addosso: salta fuori che la Dott.sa Pennisi, lo stesso alloggio che aveva visionato Enzo e famiglia, l’alloggio che avevano accettato, l’alloggio per il quale l’assistente sociale e il funzionario del settore Risorse immobiliari avevano stilato una relazione inviata all’assessore Mattina, ha deciso di assegnarlo ad un’altra famiglia con conseguente consegna delle chiavi. Per correttezza va detto che quest’altra famiglia è iscritta alla graduatoria d’emergenza, vive in condizioni precarie ma non tanto quanto quelle che vivono Enzo e famiglia. Parliamo di un nucleo familiare, anch’esso composto da 6 persone, con la differenza che all’interno della famiglia di Enzo ci sono 2 minori, che la famiglia è ospite delle Monache che già più volte gli hanno intimato di dover andare via, il progetto di accompagnamento all’autonomia abitativa è giunto al termine e la moglie di Enzo deve subire in grave e delicato intervento chirurgico.
La parola alla Giustizia
Nei giorni a seguire Enzo non è rimasto con le mani in mano. Ha interloquito con la Dott.sa Pennisi che, a suo dire, è lei a decidere a chi assegnare gli alloggi e la famiglia individuata; sempre a suo dire, la famiglia che vi abita ne aveva più diritto. Enzo ha interloquito con l’assessore Mattina secondo il quale la Dott.sa Pennisi avrebbe commesso un errore ma che lo stesso non è sanabile, quindi invita Enzo a restare in attesa di un altro eventuale alloggio disponibile… Enzo si è visto scippare un alloggio per il quale ha tutte le carte che parlano chiaro, quindi ha deciso di mettere in pratica un atto normale ma che in una città come Palermo diventa un atto di coraggio. Enzo ha presentato regolare denuncia alla Procura della Repubblica perché, ripeto, in possesso di tutte le prove ufficiali che dimostrano che quell’alloggio era stato proposto e, di conseguenza accettato, per poi essere dirottato verso un altro nucleo familiare. Verrebbe da dire che è la classica storia di chi si trova ad essere “cornuto e mazziato” ma Enzo e la sua famiglia non sono né l’uno, né l’altro, la loro dignità non ha prezzo e lo dimostra il fatto che, solo dopo la denuncia, il Comune, attraverso i servizi sociali, avrebbe trovato un altro alloggio tra quelli confiscati da offrire a Enzo che, da persona seria e per bene quale è, non ha voluto nemmeno prendere in considerazione la possibilità di andarlo a visionare. Enzo e sua moglie sono persone che dovrebbero essere portate nelle scuole per spiegare ai ragazzi cosa significa lottare per ciò che spetta di diritto senza mai scendere a compromessi, svendendo la propria dignità. Non so come finirà questa storia… O forse sì… Enzo vincerà la sua battaglia, probabilmente si allungheranno i tempi, il mio auspicio è che giustizia venga fatta e che l’ulteriore sacrificio di Enzo e della sua famiglia possa servire anche a scoperchiare qualche pentola che magari ha coperchi ben saldati.
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