- Le previsioni di qualche giorno fa di Mario Pagliaro si stanno rivelando esatte: prezzi all’insù per i cereali nel mercato internazionale
- In grande crescita il prezzo del grano tenero. Stratosferico l’aumento del prezzo del mais
- Schizza all’insù il prezzo dell’olio di colza considerato valida alternativa all’oli odi palma e all’olio di soia
- Buone le previsioni per il prezzo del grano duro, soprattutto se si ridurrà il flusso delle navi cariche di grano estero in Puglia e in Sicilia
Le previsioni di qualche giorno fa di Mario Pagliaro si stanno rivelando esatte: prezzi all’insù per i cereali nel mercato internazionale
Il 3 Maggio abbiamo ripreso un post di Mario Pagliaro, chimico, ricercatore presso il CNR, appassionato di climatologia. Pagliaro si è cimentato in una previsione: a causa di particolari condizioni climatiche il prezzo del grano – ha detto – schizzerà all’insù. Ebbene, a distanza di cinque giorni le sue previsioni si stanno rivelando esatte. La notizia non riguarda solo il grano, ma anche altri cereali, mais in testa, ma anche altri prodotti agricoli. Tutto – come ha raccontato Pagliaro – nasce dal clima e, per essere precisi, dai mutamenti climatici che ancora oggi in alcuni casi vengono contestati, se non negati. Invece i cambiamenti climatici ci sono e gli effetti sull’agricoltura si fanno sentire. Ovviamente, i problemi che interessano l’agricoltura si riverberano sui mercati, perché se si riduce l’offerta di un prodotto agricolo sul mercato mondiale, ovviamente il prezzo schizza all’insù. Che è proprio quello che qualche giorno fa ha scritto sulla propria pagina Facebook Mario Pagliaro. Se poi alcuni grandi Paesi – per esempio la Cina – cominciano ad acquistare grandi quantitativi di prodotti agricoli che prima non acquistavano, ecco che viene fuori un altro motivo per il quale i prezzi possono crescere, anche a ritmi sostenuti. Vediamo, adesso, per grandi linee, quello che sta succedendo.
In grande crescita il prezzo del grano tenero. Stratosferico l’aumento del prezzo del mais
La notizia arrivata ieri dai mercati internazionali è che la tendenza alla crescita dei prezzi di alcuni prodotti non accenna a diminuire. E’ il caso dei mais, che è il cereale il cui prezzo è cresciuto in modo quasi esponenziale. Pagliaro ha raccontato che l’Egitto ha interrotto un’asta per l’acquisto di 60 mila tonnellate di grano tenero. Motivo: il prezzo che il governo egiziano ha giudicato eccessivo. Ebbene, siamo andati a vedere i listini del grano tenero degli ultimi mesi per appurare che l’analisi di Pagliaro è corretta: nel Luglio dello scorso anno il grano tenero, sul mercato internazionale, si vendeva a 16-17 euro al quintale; oggi il prezzo del grano tenero oscilla tra 24 e 25 euro al quintale. Sempre ieri – grazie a un nostro amico – siamo riusciti a sapere qualcosa in più sui cambiamenti climatici. E abbiamo appurato che i cambiamenti del clima investono il Sudamerica, con effetti imprevedibili sulle colture di questa parte del pianeta. Da quello che si capisce, ci sarebbero problemi di siccità, con fiumi che non sono più navigabili per mancanza di acqua: e se l’acqua manca per i fiumi, beh, è chiaro che manca anche per l’agricoltura. In altre parti del mondo, invece, alcune colture sono state messe in ginocchio dal gelo.
Schizza all’insù il prezzo dell’olio di colza considerato valida alternativa all’olio di palma e all’olio di soia
L’impennata dei prezzi colpisce molti prodotti: abbiamo detto del mais e del grano tenero (che rappresenta l’80% circa del volume degli scambi mondiali di grano). Ma gli effetti si notano anche sui prodotti agricoli utilizzati per produrre oli. Si segnala, in particolare, l’aumento del prezzo dell‘olio di colza, considerato un’alternativa valida all’olio di palma (sempre meno richiesto) e all’olio di soia. Problemi anche per l’olio di canola, molto diffuso in Canada. Questo perché in Canada – o quanto meno in alcune aree del Canada – si registrano problemi climatici. C’è un dato che fa una certa impressione: l’indice dei prezzi alimentari della FAO che, in un anno, è aumentato del 26%! Questo è un numero che dovrebbe preoccupare, e non poco, perché potrebbe significare che l’aumento del prezzo di alcuni prodotti agricoli potrebbe essere dovuto alla carenza degli stessi prodotti agricoli oltre che all’aumento della domanda da parte di alcuni Paesi. Sono due effetti che si sommano: perché i Paesi, in vista della carenza di alcuni prodotti, o non li mettono in vendita (come sta facendo la Russia con il grano), o provano ad acquistarli sul mercato internazionale: in entrambi i casi il prezzo di tali prodotti agricoli schizza all’insù! Il fatto, ad esempio, che il prezzo del mais stia aumentando vertiginosamente, significa che si attende una riduzione della produzione e un aumento della domanda di questo cereale (la Corea del Sud in questo fine settimana ha acquistato grandi quantitativi di mais).
Buone le previsioni per il prezzo del grano duro, soprattutto se si ridurrà il flusso delle navi cariche di grano estero in Puglia e in Sicilia
E il grano duro, che è quello che interessa il Sud Italia e la Sicilia? Vada sé che il prezzo del grano duro non potrà non risentire dell’andamento del mercato internazionale dei cereali. Se il prezzo del grano tenero sta andando su oltre ogni previsione, c’è da aspettarsi che anche il prezzo del grano duro cresca. Soprattutto se si interromperà il flusso di grano duro che arriva in Puglia e in Sicilia con le navi. Insomma, non è da escludere che l’andamento dei mercati internazionali dei cereali, influenzato dai cambiamenti climatici che solo gli stolti oggi possono negare (si può discutere sul perché sono in corso i cambiamenti climatici, non sul fatto che siano in atto, perché sono in atto!), influenzi anche l’andamento del mercato del grano duro. Perché se si ridurrà la presenza del grano tenero, inevitabilmente dovrebbe aumentare la domanda di grano duro. Così, altrettanto inevitabilmente, il prezzo del grano duro dovrebbe schizzare all’insù.
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